RADICALI ROMA

FECONDAZIONE. IL LAICO DEL PENNINO SI STA PREPARANDO A COSTITUIRE IL COMITATO

La battaglia sulla fecondazione assistita ricomincia oggi al senato e potrebbe essere chiusa già domani. Il fronte laico – quello dei laici-non credenti e dei laici-credenti come ama specificare qualcuno – può ancora sperare in una ventina di voti segreti. E poi? Quali opzioni politiche restano sul tavolo se la legge dovesse essere approvata così com’è? Il passaggio di qualche emendamento rappresenterebbe senza dubbio una vittoria simbolica, ma risolverebbe davvero il problema di un testo che è sbagliato di sana pianta? La parola referendum nel centrosinistra viene pronunciata con qualche ritrosia, ma la questione è difficile da eludere. Antonio Del Pennino, uomo di punta dei laici del centrodestra e regista dell’alleanza trasversale contro la legge-monstre, si sta già preparando a costituire il comitato promotore insieme ai radicali. I Ds insomma non potranno restare a guardare. Dopo un lungo periodo di letargo il partito è finalmente entrato in temperatura sul tema della fecondazione assistita e anche nelle fila della Margherita i prodiani iniziano a farsi sentire. Sarà colpa del fatto che la politica italiana non conosce gli abbaglianti ma procede sempre con i fari di posizione, come sostiene il cristiano-sociale Giorgio Tonini. O della disinformazione dilagante in gran parte dell’Ulivo che è arrivato al voto del senato senza rendersi pienamente conto delle mostruosità contenute nel disegno di legge, come rileva Vittoria Franco. Oppure sarà perché la quercia ha ereditato dal vecchio Pci l’idea di dover agire da mediatore tra le masse popolari e la chiesa, senza prendere coscienza del fatto che ciò che poteva essere utile negli anni ’50 oggi non ha senso alcuno, come sostiene Cesare Salvi. Fatto sta che un vero coinvolgimento è arrivato solo adesso che siamo alle battute finali e la cautela dimostrata in precedenza non ha avuto nemmeno l’effetto sperato di attutire lo scontro con i popolari della Margherita.
L’amara lezione è servita a qualcosa? Natale D’Amico, che si è subito distinto come una voce fuori dal coro nel partito di Rutelli, prende posizione senza indugi: «Questa legge fa danni perciò sono favorevole all’ipotesi del referendum, del resto è noto che gli italiani sono assai più liberali della classe politica che li rappresenta». Mentre Tonini non esclude di entrare nel comitato referendario, ma preferisce la via della revisione parlamentare che l’Ulivo dovrebbe impegnarsi a intraprendere una volta al governo. Certo ci vuole una bella dose di ottimismo per immaginare che da giovedì
mattina le forze del centrosinistra possano mettersi a lavorare fianco a
fianco dopo uno scontro tanto violento, ma Tonini è fiducioso: «Stiamo arrivando
al punto di non ritorno: la foglia di fico della libertà di coscienza ormai
è caduta e sta diventando impensabile andare alle elezioni senza una linea
su questi temi». E se al senato dovesse accadere il miracolo e la blindatura
del testo dovesse saltare? «Se con l’aiuto di parte della Margherita passasse
qualche emendamento su questioni concrete come l’accesso alla fecondazione
assistita per le coppie a rischio di malattie genetiche oppure il numero
di embrioni da trasferire, questo potrebbe sbloccare il confronto anche
sugli aspetti di natura bioetica» ragiona Vittoria Franco.
La partita insomma non si chiuderebbe qui: la legge, anche con qualche correzione,
resterebbe pessima, distante in modo abissale rispetto al sentire comune.
Mentre dovrebbe essere chiaro ormai che il legislatore non può nascondersi
dietro ai principi ma è chiamato a farsi carico delle conseguenze. La legge
perciò andrà cambiata in ogni caso. L’ipotesi del referendum resta più che
attuale, ma la strada della mediazione continua a conservare un forte appeal
in casa Ds. La speranza è che questa volta gli sforzi non siano a senso
unico e i prodiani mettano in campo tutto il proprio peso politico. E magari
che i Ds, per fare sfoggio di moderazione, non continuino a battere su tasti
stonati attribuendosi una posizione di comodo tra il proibizionismo di matrice
cattolica (questo sì ben presente) e la ricerca selvaggia (che è soltanto
uno spauracchio di fantasia). Davvero c’è bisogno di inventarsi Scilla in
contrapposizione a Cariddi, per di più in un paese dove la scienza è continuamente
sotto attacco?