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Fecondazione assistita, meno richieste in Italia (Corriere della Sera)

Alcuni centri si erano già adeguati ai nuovi limiti di legge

Fecondazione assistita, meno richieste in Italia

Un calo del 30% a un mese dal varo della legge. In aumento i viaggi all’estero. Per qualche operatore c’è troppo allarmismo

ROMA – Legge sulla fecondazione artificiale, primo giro di boa. È appena scaduto il termine di tempo (un mese dal 10 marzo, data di avvio del nuovo corso) concesso ai centri per comunicare al ministero della Salute il numero di embrioni congelati e il nome, in codice, dei rispettivi genitori. La conta è appena cominciata, il totale non dovrebbe discostarsi molto, secondo i tecnici, dal censimento di tre anni fa. All’Istituto superiore di Sanità risultarono poco più di 24 mila abbozzi di vita. Ne ha «denunciati» 309 l’ Andros di Palermo, circa 3.000 tra ovociti fecondati e embrioni, il Sismer di Bologna, altri 150 il Futura di Firenze, diverse centinaia anche il Technobios . Le strutture che congelano sono 80, sulle 390 esistenti.

LINEE GUIDA – L’Iss e la commissione consultiva nominata dal ministero stanno lavorando, inoltre, sulle linee guida che dovranno essere pronte a giugno. Gli specialisti della riproduzione assistita sperano che vengano introdotti i correttivi ritenuti indispensabili per rendere applicabile la legge. In particolare, viene contestato il limite sugli ovuli da fecondare: tre. «Ho fiducia, sono sicuro che si cercherà di non penalizzare la donna», è ottimista Giulio Ragni, direttore unità operativa per la sterilità di coppia della clinica Mangiagalli, Milano, maggiore centro pubblico italiano: «Se mantenessimo i limiti – aggiunge – le possibilità di fertilizzare una paziente sopra i 38 anni si ridurrebbe del 50%».
Alcuni centri sono già in grado di anticipare risultati preliminari sul primo mese di attività. Secondo Adolfo Allegra, direttore di Andros , l’afflusso delle pazienti, spaventate dalle nuove barriere, è calato del 30%. Mentre sono aumentate del 10% le donne che si sono rivolte a ginecologi stranieri per trovare ciò che da noi è vietato, come la fecondazione eterologa, con seme di donatore. La stima è riportata su «Volando con le cicogne», manuale per coppie infertili pubblicato da Mammeonline . Per Allegra le percentuali di successo si sono abbassate del 10% e «in 7 casi su 10 non riusciamo a trasferire embrioni» perché nessun ovocita viene fecondato.

CONTROCORRENTE – Tutt’altro che disfattista, da Bologna, Eleonora Porcu, responsabile centro sterilità del Sant’Orsola: «Già da diversi mesi per prepararci alla legge rispettavamo questo limite. Non abbiamo notato differenze significative rispetto a prima. Non capisco perché si tenda a drammatizzare. Le donne arrivano da noi sicure che in Italia sia diventato ormai impossibile avere figli in provetta. Non è vero». Non è d’accordo Luca Gianaroli, del Sismer : «Gli stessi risultati possono essere ottenuti solamente utilizzando tecniche molto sofisticate, ad esempio con la microiniezione e la selezione degli ovociti. I costi aumentano. Le nostre previsioni sono confermate. Questa legge crea grandi difficoltà. Bisogna cambiarla».

Margherita De Bac