ROMA – Da Torino a Palermo, da Venezia a Napoli fare lezione all’università da oggi e per tutta la settimana sarà molto difficile. Docenti, ricercatori, studenti e – nella maggior parte dei casi – anche i rettori si asterranno dal lavoro per protestare contro il disegno di legge, fortemente voluto dal ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, che andrà a riordinare lo stato giuridico dell’università e sul quale si attende il voto della Camera. Le proteste si estenderanno a macchia d’olio praticamente in tutte le regioni d’Italia, con blocchi della didattica, lezioni in piazza, atenei aperti al pubblico.
La riforma. Sono almeno quattro i punti più controversi della riforma che, nelle intenzioni del Ministro Moratti, andrà a modificare l’ordinamento giuridico del mondo universitario. Il primo punto riguarda la prospettiva dei contratti a termine per i 25mila ricercatori di ruolo e per i professori associati. Poi c’è una questione salariale: ai docenti che scelgono l’impegno a tempo pieno sarà dato lo stesso stipendio di quelli che optano anche per la libera professione. Terzo punto: nasce una nuova figura professionale, il “prof a sovvenzione”, pagato da un’azienda e assunto a tempo determinato dall’ateneo. Infine, molto probabilmente svanirà la figura del professore aggregato (il titolo verrebbe concesso come sanatoria a ricercatori e personale tecnico, senza inquadramento contrattuale e, soprattutto, senza un euro in più).
Le riforme dovrebbero toccare anche il concorso nazionale per l’assegnazione di nuove cattedre (che sarà comunque più controllato, per evitare favoritismi). I rettori. La quasi totalità dei rettori è in accordo con quanto affermato più volte in questi mesi dalla Crui, la conferenza dei rettori italiani. Per il presidente, Piero Tosi, si tratta di “un disegno di legge confuso e frettoloso, che non risolve i problemi del personale universitario, e che soprattutto non offre ai giovani reali prospettive di adire a ruoli stabili e di essere valutati in modo continuativo per il loro effettivo valore”.
Le proteste, da oggi e per una settimana, si svolgeranno in maniera simile in quasi tutti gli atenei d’Italia, così come sono simili le posizioni ufficiali degli organismi ufficiali degli atenei.
Torino. Il rettore Ezio Pelliccetti, che già in passato aveva protestato vivacamente contro il Ministro, insiste molto sul fatto che il problema della riforma riguarda sì docenti, ma soprattutto la ricerca. Per oggi sono state organizzate una sospensione dell’attività didattica e un’assemblea generale.
Venezia. Il Rettore della Cà Foscari Francesco Ghetti ha programmato per stamattina alle 10 un incontro a cui è invitato sia il personale docente, ma anche studenti e ricercatori, per discutere sui temi della riforma: “Attueremo dei blocchi a scacchiera – dicono i ricercatori – con la speranza che tutte le altre università del Veneto ci seguano. Ci saranno altre assemblee anche a Verona e Padova, e oltre al blocco della didattica vorremmo organizzare anche lezioni in piazza”.
Firenze. Il Consiglio di Amministrazione dell’Università ha giudicato inaccettabile che sia stata adottata “una procedura che ha troncato il necessario dibattito parlamentare”, e senza prevedere “alcun finanziamento dei costi derivanti dall’applicazione del decreto”. Massimo Grandi di Architettura, rappresentante dei ricercatori: “Un blocco a inizio lezioni è molto grave, e ci dispiace. Ma può darsi anche che alcuni docenti spostino le lezioni invece di annullarle del tutto”. Lezioni sospese anche ad Agraria e Psicologia.
Siena. La posizione dell’ateneo è quella ufficiale della Crui, perché il rettore, Piero Tosi, è anche il presidente della Conferenza dei Rettori. Francesco Mugnaini, docente di Storia delle Tradizioni Popolari, è a capo di un coordinamento di ateneo: “Il blocco della didattica – ha spiegato – non è facile da attuare: ma informeremo gli studenti e abbiamo organizzato per mercoledì un’iniziativa di università aperta: ci sarà una specie di “maratona didattica”, che prevede una staffetta di 48 ore consecutive di insegnamento aperto al pubblico. L’intera iniziativa, che forse vedrà anche Piazza del Campo trasformarsi in una grande aula a cielo aperto, sarà trasmessa in diretta sul sito web dell’ateneo.
Napoli. Il Rettore della “Federico II” Guido Trombetti, vicepresidente della Crui, ha protestato, con toni molto accesi contro la riforma. La settimana di agitazione prevede l’organizzazione da oggi e fino al 13 ottobre di riunioni nelle diverse facoltà, con la partecipazione di docenti, ricercatori, precari e studenti e con la sospensione delle attività didattiche nelle facoltà sedi delle riunioni. Franco Vintriglia, docente di Fisica alla facoltà di Farmacia, crede che non ci sia bisogno di bloccare completamente la didattica, per venire incontro alle esigenze degli studenti: “Siamo comunque tutti sconcertati per il modo arrogante e superficiale con cui è stata gestita questa vicenda”. Iniziative analoghe saranno messe in atto anche a “Napoli 2”, un’università che è diffusa sul territorio, tra Caserta, Capua, Aversa, e a Salerno.
Bologna. Il Rettore Pier Ugo Calzolari ha una posizione contraria alla riforma, “ma – dice – non è lo stato giuridico il cuore del problema”, reclamando maggiori risorse e più servizi per gli studenti. Nel capoluogo emiliano i ricercatori faranno una manifestazione in Piazza Maggiore il 12 ottobre, insieme agli studenti. L’idea dei ricercatori, inoltre, è quella di ritirare le domande d’insegnamento: ci sono già state oltre cinquanta adesioni, e se la situazione rimanesse così sarebbe bloccato l’inizio di almeno 72 corsi. C’è poi anche l’idea di chiedere a presidi, docenti e presidenti di corso di laurea di dimettersi. Anche qui aule aperte, anche di sera.
Palermo. Il Senato accademico ha approvato una mozione che contesta non solo i contenuti della riforma, ma anche la mancata risposta alle istanze dei ricercatori. L’unico punto su cui l’ateneo siciliano è a favore è la riforma della politica dei concorsi, che torna su base nazionale. Per oggi è stata programmata un’assemblea, mentre da domani al 15 presso la facoltà di Scienze si terrà ogni giorno un dibattito.
Roma. Alla “Sapienza” il Senato accademico ha bocciato il Ddl Moratti. A Scienze della Comunicazione e Lettere è stata annunciata la sospensione dell’attività didattica, ma si prevede che anche in molte altre facoltà sarà difficile fare lezione.
A “Roma Tre” a muoversi è soprattutto il Consiglio di Lettere e Filosofia, che ieri ha approvato una mozione, in accordo anche con il rettore Guido Fabiani, che condivide le ragioni dello stato di agitazione dei docenti.
Provvedimenti analoghi sono stati presi anche a Perugia (facoltà di Lettere e Farmacia), alla facoltà di Lingue a Catania, a L’Aquila, a Modena, Genova. La “mobilitazione di tutto il personale” è stata indetta all’Università di Salerno.
“Si vuole dare un segnale forte – dice la Cgil – affinché la società civile capisca che queste riforme vanno a ricadere su tutti, non solo sull’università”.
Trieste. L’ateneo triestino sembra essere uno dei pochi con una posizione favorevole alla riforma: “Ritengo che questo maxiemendamento – ci ha detto il rettore Domenico Romeo – rifletta almeno in parte le aspettative che c’erano nel mondo dell’università. Certo è un lavoro di taglia e cuci perché è stato rielaborato diverse volte, ma ci sono dei punti importanti, come il fatto di riportare i concorsi per le carriere al livello nazionale”. Il rettore ammette comunq
ue che ci sono degli aspetti preoccupanti: “La preoccupazione è per i ricercatori, che dal 30 settembre 2013 diventeranno a tempo determinato”.