RADICALI ROMA

Arcigay e arcilesbica contro Unione "Nessun appoggio al programma"

ROMA – “Rabbiosi”. Così si definiscono gay e lesbiche di fronte al programma dell’Unione. Un programma, dicono i rappresentanti di Arcigay e Arcilesbica, che “non è degno di un centrosinistra europeo. I diritti delle coppie di fatto sono dettati da Ruini”. Insomma una bocciatura senza appello da parte dei rappresentanti delle due associazioni, Sergio Lo Giudice e Francesca Polo.

Lo Giudice in particolare accusa l’Unione di aver adottato “la soluzione che era stata indicata dal cardinal Camillo Ruini, presidente dei vescovi italiani che, già nel settembre scorso, aveva suggerito di percorrere ‘la strada del diritto comune, assai ampia e adattabile alle diverse situazioni’ e di procedere a promulgare ‘eventuali norme a loro tutela’”.

Dunque il nodo dolente del documento adottato dalla coalizione di centrosinistra è la mancanza del “riconoscimento giuridico delle unioni civili”, un vulnus che fa ritirare a gay e lesbiche il loro appoggio al programma dell’ Unione.

“Gli impegni precedentemente assunti dai leader del centrosinistra e dal candidato premier – commenta ancora Lo Giudice – sono stati stracciati. Il centrosinistra italiano ha deciso che la benevolenza elettorale delle gerarchie vaticane è un bene superiore ai diritti delle persone. Ci auguriamo che le forze politiche che sappiamo avere realmente a cuore i diritti civili si battano affinchè veda la luce quel nuovo istituto giuridico, diverso e distinto dal matrimonio, che è nella legislazione di tutti i grandi Paesi europei”.

Lo Giudice parla di gay e lesbiche “rabbiosi” di fronte al risultato dell’incontro della scorsa notte in cui i leader dell’Unione hanno licenziato l’ultima versione del programma, “da cui scompare il riferimento alla realizzazione dell’istituto delle Unioni civili concordato nell’incontro di San Martino in Campo del dicembre scorso, che conteneva un impegno preciso” che prevedeva il riconoscimento giuridico delle unioni civili quale prerogative e facoltà e di garantire reciprocità nei diritti e nei doveri”. Quella formulazione rappresentava un punto di sintesi fra le diverse culture politiche che compongono l’Unione – spiega Polo -. Essa, tuttavia, riusciva a tenere conto anche della legittima ed indifferibile richiesta avanzata dall’ampio movimento che nel Paese sostiene la necessità di una legge sui Pacs: un riconoscimento giuridico pubblico delle coppie che vogliano accedere al nuovo istituto. Il testo licenziato ieri tradisce quelle istanze”.

“Puntare a tutelare singoli diritti al di fuori del riconoscimento giuridico pubblico della coppia unita civilmente – aggiunge ancora Lo Giudice – significa non farsi carico della dignità sociale di milioni di coppie di fatto e ignorare le esigenze costituzionali di tutela giuridica delle formazioni sociali, come affermato dall’articolo 2 della nostra Costituzione”. “Prodi – conclude il segretario dell’Arcigay – aveva detto di non volersi ispirare a Zapatero ma ad Aznar, ma questa proposta è più arretrata di quella del Partito Popolare spagnolo. Così si disattende la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. L’Unione è ancora in tempo: non tradisca le attese di milioni di italiane e di italiani”.

“E’ la soluzione – denuncia Lo Giudice – che era stata indicata dal cardinal Camillo Ruini, presidente dei vescovi italiani che, già nel settembre scorso, aveva suggerito di percorrere ‘la strada del diritto comune, assai ampia e adattabile alle diverse situazioni’ e di procedere a promulgare ‘eventuali norme a loro tutela’. Puntare a tutelare singoli diritti al di fuori del riconoscimento giuridico pubblico della coppia unita civilmente – aggiunge Lo Giudice – significa non farsi carico della dignità sociale di milioni di coppie di fatto e ignorare le esigenze costituzionali di tutela giuridica delle formazioni sociali, come affermato dall’art. 2 della nostra Costituzione. <!– do nothing –>Prodi aveva detto di non volersi ispirare a Zapatero ma ad Aznar, ma questa proposta è più arretrata di quella del Partito Popolare spagnolo. Così si disattende la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. L’Unione – conclude – è ancora in tempo: non tradisca le attese di milioni di italiane e di italiani”.