ROMA – Sette vesciche biotech sono state trapiantate con successo in altrettanti giovanissimi, tutti tra i 4 e i 19 anni. L’operazione è stata eseguita negli Stati Uniti dall’equipe medica dell’Istituto di medicina rigenerativa della Wake Forest University School of Medicine. Gli organi, creati in laboratorio a partire da cellule dei pazienti, sono i primi a essere stati impiantati su un essere umano. La ricerca, avviata nel 1999 da Anthony Atala presso il Boston Children’s Hospital, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista The Lancet.
Il trapianto si era reso necessario per i piccoli pazienti affetti da bassa funzionalità della vescica, a causa di un difetto congenito. Sono state impiantate nuove vesciche, costruite coltivando cellule prelevate dagli stessi pazienti in modo da farle aderire su un’impalcatura tridimensionale del tutto simile alla forma di una vescica umana. Per Atala, “questo è solo un primo, piccolo passo lungo la strada della sostituzione dei tessuti e degli organi danneggiati”: il suo team sta già lavorando alla coltivazione in laboratorio di altri 20 tipi di tessuto.
L’annuncio di oggi lascia sperare quanti sono in attesa di un trapianto. La produzione di organi a partire dalle cellule degli stessi pazienti non è più solo un’utopia, e in un futuro non lontano potrebbe essere decisiva per risolvere il problema delle liste d’attesa (i donatori sono ancora troppo pochi) e soprattutto quello del rigetto dell’organo, eliminando il rischio di reazioni immunitarie. Secondo il ricercatore americano, inoltre, un impulso decisivo alla costruzione degli organi di laboratorio potrebbe arrivare dall’associazione di cellule staminali e tecniche di ingegneria dei tessuti. Nello studio appena pubblicato viene presentata la prima consistente casistica, raccolta dallo stesso Atala, che ha avviato il programma di sperimentazione presso l’ospedale pediatrico di Boston quando era direttore dell’unità di Ingegneria dei tessuti dell’università di Harvard. Fu lo stesso gruppo di ricerca, nel 1999, a creare il primo organo bioartificiale, una vescica di cane; esperimenti e trapianti effettuati in seguito sugli animali portarono sempre buoni risultati. Nel 2004 Atala e l’intero programma si sono trasferiti nella Wake Forest University, dove proseguono le ricerche su altri tipi di tessuto.