RADICALI ROMA

Diritti alle coppie di fatto. Divide il sì della Bindi

  Piace molto Rosy Bindi ministro alla sinistra radicale e laica. Le sue prime parole da responsabile della Famiglia al Corriere della Sera conquistano gli animi di quanti nella maggioranza vedono con grande favore il riconoscimento giuridico delle unioni di fatto e un cambiamento della legge sulla fecondazione assistita. Così arrivano l’abbraccio di Emma Bonino («brava e coraggiosa»), i complimenti di Daniele Capezzone («positivo passo in avanti»), l’entusiasmo di Barbara Pollastrini, ministro diessino per le Pari Opportunità, che dice di voler proporre entro sei mesi «oltre alle quote rosa, un progetto di legge sulle unioni di fatto», l’incoraggiamento di Franco Grillini, («bene quel riferimento ai diritti pubblicistici»), la difesa di Marco Rizzo («da destra solo attacchi strumentali»), la soddisfazione di Vladimir Luxuria e Titti De Simone («per la prima volta il riconoscimento pubblico delle unioni civili non sembra più uno scoglio insormontabile»).

 

 

 

Soprattutto sono piaciute le parole «riconoscimento pubblico» delle coppie di fatto, mandate forse a dire anche al suo leader Rutelli, che invece preferirebbe regolarne solo i rapporti privati. «Ne discuteremo — dice Bindi —. Dovremo evitare uno scontro ideologico». Bene, brava, bis, applaudono nel centrosinistra che sta più a sinistra ma non s’irrigidiscono neppure dentro l’area cattolica. Nel centrodestra invece la levata di scudi è unanime e fa dividere i cattolici, pronti al dialogo quelli al governo, decisi al rifiuto gli altri nell’opposizione. Così i primi ribadiscono la priorità assoluta della famiglia nel governo Prodi, «quella prevista dalla Costituzione» ma riconoscono anche la necessità, come le parole del presidente del Senato Franco Marini, dell’«estensione dei diritti civili alle forme diverse della convivenza». Il diessino cattolico Giorgio Tonini trova «equilibrata» Rosy Bindi, «in linea con il programma dell’Unione, che non prevede i Pacs ma un riconoscimento giuridico anche verso terzi».

 

 

 

Il vicepresidente della Camera Pierluigi Castagnetti, Margherita, fa persino un appello: «Spero che non passeremo anche questa legislatura a litigare tra cattolici dei due poli sul tema della famiglia», e chiede di discutere pacatamente evitando gli slogan. Ma l’appello resta inascoltato. Dal centrodestra, più che critiche, bordate. Il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa replica che «nel programma confuso e contraddittorio della Bindi non c’è nulla di cattolico, ma emerge il profilo di una famiglia che si avvia alla disgregazione». Per Carlo Giovanardi (Udc) «ha trasformato il suo ministero in quello delle Famiglie, termine caro a chi vuol contestare la famiglia fondata sul matrimonio». Francesco Giro, responsabile di Forza Italia per i rapporti con il mondo cattolico, promette: «Sui Pacs saremo cattivissimi». Maurizio Gasparri (An) è caustico: «Il ministro non poteva partire in modo peggiore». Solo l’Udeur, nella maggioranza, sembra non condividere le posizioni del ministro. Mauro Fabris ieri ha detto: «Nel programma da noi sottoscritto non ci sono le modifiche legislative proposte dal ministro Bindi».