Sulle liberalizzazioni si va avanti. Il presidente del Consiglio Romano Prodi ne è assolutamente convinto: lo spiega ai cronisti che lo incontrano in piazza Santo Stefano a Bologna e lo ripete davanti alle telecamere del Tg3: «Bisogna ritoccare tutto quello che favorisce i cittadini, l’Italia è un paese in cui ci sono costi troppo alti». Liberalizzare le tariffe, aumentare le licenze, aprire al mercato interi pezzi dell’economia e promuovere in ogni modo la competitività, del resto è un suo vecchio pallino e più di un appuntamento della sua «Fabbrica del programma» è stato dedicato proprio a questi temi. «Mi è stato imputato di aver fatto un programma lungo e pieno di impegni – dichiara il premier -. Finalmente posso dire che adesso lo attuo come avevo promesso ed è raro per un politico poter dire “io sto semplicemente attuando il programma”». E in questo modo respinge al mittente anche le critiche sulla mancata concertazione: «Le liberalizzazioni erano parte del programma – spiega -. E tutti sapevano che io avevo come priorità assoluta l’interesse dei cittadini».
Le proteste e le minacce di blocchi da parte dei tassisti non turbano più di tanto Prodi. Che invita tutti a leggere il testo del decreto varato venerdì: «abbiamo scritto che i comuni provvederanno sapendo le necessità locali. In secondo luogo i tassisti sono dei consumatori e anche a loro piace pagare meno per il conto in banca o per le assicurazioni».
Anche il ministro per lo Sviluppo economico Pierluigi Bersani conferma che l’Unione andrà avanti. «Il pacchetto antideficit? Può essere migliorato, ma non ci fermiamo. Faremo la riforma delle professioni e poi toccherà all’energia». Il ministro ha poi annunciato che oggi riunirà il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti e proporrà che sia messo a disposizione come supporto al Parlamento. Quanto alle proteste per la mancata consultazione delle categorie interessate Bersani spiega che «c’è massima disponibilità ad uno scambio di opinioni, ma le regole non si concertano». «Se si è arrivati a questa formula – aggiunge – è perché siamo ammaestrati da una lunga esperienza, c’è una caterva di proposte di legge che giacciono in Parlamento: è meglio prendere prima delle decisioni e poi discutere gli affinamenti».
Anche il vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli si dice pronto al confronto in Parlamento e con le parti sociali. «Ma solo se questo significa rafforzare la portata riformista» del decreto, precisa. A prevalere deve essere comunque l’interesse generale, «gli interessi particolari sono importanti ma vengono dopo». Quindi il leader della Margherita conferma che la priorità del governo è il ritorno alla crescita economica. E per questo è essenziale tagliare le tasse sul lavoro (il cuneo fiscale e contributivo), cosa che avverrà dal primo gennaio del 2007 «con sicuro beneficio per tutto il sistema delle imprese».
Dall’opposizione continuano ad arrivare reazioni piuttosto scomposte. E soprattutto si conferma la spaccatura di questi giorni, con Udc e parte di An pronte ad accettare la sfida delle liberalizzazioni e Forza Italia ancora all’attacco: «L’Unione concerta solo con gli amici e punisce le categorie nemiche». Sandro Bondi parla di «misure giuste ma parziali». Stessa posizione di Maurizio Gasparri (An) che invita la Cdl a non dividersi e ad incontrare subito le categorie colpite dal decreto. Gianni Alemanno e Adolfo Urso invece sostengono che la destra ha perso un’occasione ed ora è giusto confrontrarsi. Sintetizza l’eurodeputato Marco Rizzo del Pdci: «Non entro nel merito e mi attengo ai fatti: è proprio vero che la Casa delle libertà è ridotta ad un colabrodo». Ironico Romano Prodi: «la riforma uno specchietto per le allodole? No, è lo specchio di Archimede… che alla fine ti brucia».