Incontrando i giornalisti, Italia Nostra, l’associazione che da anni si occupa di diffondere la “cultura della conservazione”, torna ad esprimere le sue perplessità sul progetto del parcheggio del Pincio.
Come spiega Oreste Rutigliano, vice presidente della sezione romana, è inconcepibile compromettere un complesso monumentale di tale valore. Questa operazione, tra l’altro, contravviene alle regolamentazioni europee che prescrivono di valutare tutte le alternative possibili e estendono la tutela dei beni architettonici non solo agli edifici ma anche alle parti volutamente non edificate come le piazze.
Per non essere quelli che dicono solo di no e non capiscono le reali esigenze dei cittadini, Rutigliano ha spiegato che Italia Nostra condivide il diritto di chi abita in centro ad avere un’automobile e un posto dove parcheggiarla e, per questo, sono state studiate alternative.
La proposta principale è volta soprattutto a preservare piazza del Popolo dal “rientro” delle macchine. Viene indicata la possibilità di prevedere parcheggi più lontani, ampliare quello già esistente al Galoppatoio anche per i residenti o costruirne uno a Valle Giulia, e di collegarli al Tridente con mezzi ettometrici (quelli utilizzati per brevi tragitti) che percorrerebbero la distanza in circa 2 minuti, compreso il tempo di attesa, poco più di quanto serve per una salita in ascensore.
Al di là dei piani operativi viene chiesto di valutare attentamente le proposte alternative, coinvolgendo associazioni e privati, cosa che, lamentano, per ora non è stata fatta.
Dello stesso avviso anche l’Aiit, associazione italiana ingegneri del traffico, che sottolinea come il comune non abbia presentato un progetto su cui confrontarsi e non abbia richiesto l’aiuto degli esperti.
L’urbanista Antonio Tamburrino, ha rilevato come la situazione della Capitale sia “antistorica”. Mentre tutte le città europee si organizzano per la pedonalizzazione e potenziano i mezzi pubblici, a Roma il trasporto pubblico copre solo il 20 per cento della mobilità e a fare la parte del leone sono, invece, i motorini con un “patologico” 22 per cento che contribuiscono a innalzare il tasso di incidenti a 10 volte quello di Londra e 100 quello di Oslo.
L’associazione chiede l’interruzione del progetto per poter valutare adeguatamente le alternative Italia Nostra sostiene, infatti, che, anche se il Pincio rimanesse apparentemente lo stesso, perderebbe irrimediabilmente il suo “genius loci”. Auspica un dialogo sull’argomento ma avverte che, di fronte alla “chiusura” dei responsabili, se saranno ravvisabili i termini di una violazione dei regolamenti europei, procederà anche per via penale.