Francesco Giavazzi torna, sempre più sfiduciato, a dettare argomenti per l’agenda di governo, che somiglia sempre meno a quella che aveva indicato prima delle elezioni. “La vera priorità della ‘fase due’ di questo governo – scrive – è l’eliminazione dell’inefficienza e delle situazioni di vero e proprio parassitismo che si annidano nelle amministrazioni pubbliche”. Poi però riconosce che un governo che ha già stanziato aumenti per il pubblico impiego superiori alla dinamica salariale di quelli privati, che si appresta ad assumere precari nella pubblica amministrazione senza concorso e senza seiezione, sta andando nella direzione esattamente opposta.
Naturalmente non spetta a un giornalista imporre a un esecutivo di non decampare dai suoi impegni. Giavazzi poteva solo misurare le distanze tra promesse e realizzazioni, e quando l’ha fatto ha subito da parte di Tommaso Padoa-Schioppa una specie di processo alle intenzioni. Nel governo, però, sono presenti rappresentanze politiche che proprio su quegli impegni alla liberalizzazione dell’economia e alla riduzione della spesa avevano giustificato il loro ruolo. Emma Bonino per esempio, che ora oltre a una Finanziaria tutta tasse e niente tagli si trova di fronte alla disfatta dell’accordo tra Autostrade e Abertis, che aveva difeso, oltre che all’abbandono di tutti gli impegni internazionali per i diritti umani, dalla Cina all’Iran. Forse anche lei aspetta, sconsolata, la chimerica fase due, che sindacati ed estrema sinistra impediranno.