«Se non riusciremo a discutere quest’ordine del giorno in aula, allora vuoi dire che ci sarà stato impedito di esercitare il nostro mandato di consiglieri comunali». È il tardo pomeriggio di ieri. La visita degli amministratori pubblici del Lazio in Vaticano (quella in cui papa Benedetto XVI ha lanciato l’ultimo appello anti-Pacs) si è ormai conclusa da poche ore quando in Campidoglio va in scena una riunione informale della maggioranza di centrosinistra su cui si regge la giunta Veltroni. A prendere la parola è Roberto Giulioli, consigliere comunale dei Ds, da poco approdato alla sinistra mussiana. L’oggetto della discussione è un ordine del giorno – sottoscritto da consiglieri di Ds, Rifondazione, Rosa nel pugno, Italia dei valori, Verdi, Comunisti italiani e persino Lista civica per Veltroni – per l’estensione dei diritti individuali alla coppie di fatto.
Ma la partita sui Pacs, su cui si è tornato a discutere ieri, è da mesi aperta in Campidoglio ed è sempre rimasta sottotraccia. La linea (ancorché ufficiosa del sindaco) suona più o meno così: «La questione è di rilevanza nazionale e non locale». Una linea su cui, al di là dell’attivismo di Giulioli, la delegazione diessina in Campidoglio sarebbe tutt’altro che d’accordo.
Ripartiamo dall’ordine del giorno. Che – a leggere la bozza che circola in queste ore nei corridoi del Campidoglio – «invita il sindaco e gli assessori competenti, nelle more della proposta di delibera consiliare sulle unioni di fatto, a segnalare al governo nazionale l’attenzione della città sulla necessità di una legge che estenda i diritti civili delle coppie che vivono insieme, siano esse etero o orno, istituendo un registro nei comuni italiani». Le tutele da estendere alle unioni di fatto, previste dalla bozza, riguardano «le successioni», «l’assistenza sanitaria», «le decisioni in materia di salute e donazione degli organi fino a giungere «a questioni inerenti il sostegno economico reciproco, la reversibilità e il coefficiente per le pensioni».
Dato l’impatto che un testo del genere potrebbe avere sulla maggioranza unionista in consiglio – e, all’interno di essa, nell’Ulivo – il documento in queste ore è oggetto di una trattativa. Tra gli iniziali sottoscrittori, anche i più accesi sostenitori del documento (il diessino Gulioli e Gianluca Quadrana della Rosa nel pugno) sarebbero d’accordo a intavolare una mediazione che potrebbe concretizzarsi – tanto per fare un esempio – in una versione più soft che non preveda il richiamo alle coppie «etero e orno». La questione investe soprattutto i Ds. Alcuni dei quali si sarebbero decisi a imboccare la strada dell’apertura alle unioni civili dopo il caso Welby. Il nesso tra le due vicende è presto spiegato. Nelle stanze (diessine) del gruppo consiliare dell’Ulivo in Campidoglio, a distanza di quasi un mese, c’è ancora molta irritazione per il «no» opposto dal Comune alla celebrazione dei funerali di Piergiorgio Welby in Campidoglio. Dietro il disco rosso c’erano anche motivazioni tecniche, certo. Ma più d’un diessino ha mal digerito il combinato disposto tra l’assenza del sindaco ai funerali di Welby (24 dicembre) e la sua quasi contemporanea presenza (il giorno prima) alla solenne cerimonia di intitolazione della stazione Termini alla memoria di Karol Wojtyla.
Lo spettro delle unioni civili continua ad aleggiare sulla maggioranza in Campidoglio. Fonti vicine al sindaco, fanno sapere che «per il Comune non esiste alcuna bozza». Segno di come sia assai probabile che il pressing trasversale per scongiurare l’ordine del giorno abbia successo.
D’altronde, un precedente c’è e risale a parecchi mesi fa quando gran parte del fronte laico che oggi sostiene l’ordine del giorno aveva presentato la richiesta di istituire «presso il Comune di Roma» i registri delle unioni civili sotto forma di una «proposta di iniziativa consiliare» che portava le firme di Quadrana (Rosa nel pugno), Gilioli (Ulivo), Bonessio (Verdi), Fayer (Roma per Veltroni), De Bosi (Italia dei valori), Nobile (Comunisti italiani), Spera (Rifondazione comunista). Quella proposta, però, non è stata mai messa all’ordine del giorno in aula e molti dei firmatari avevano promosso una mozione per chiedere chiarezza al presidente del Consiglio comunale.
Oggi, il braccio di ferro è arrivato alla stretta finale. Può finire nel divampare della questione laica in Campidoglio o in un nulla di fatto? Nel frattempo, caso ha voluto che Benedetto XVI cogliesse proprio l’occasione della visita degli amministratori del Lazio ribadire che «i progetti per riconoscere unioni diverse dal matrimonio finiscono inevitabilmente per destabilizzare la famiglia legittima». Il Prc, per bocca di Russo Spena e della Gagliardi, hanno invitato il Papa «a rassegnarsi perché tanto la legge si farà». Gavino Angius ha parlato di «invadenza costante e ossessiva» della Chiesa nella sfera pubblica. E Veltroni, invece, ha manifestato il desiderio di una città «che sappia ascoltare il grido di dolore e il desiderio di futuro dei suoi bambini e di quelli del mondo».