Alla fine il mercato sbarcherà davvero nei servizi pubblici locali? Proprio nel giorno in cui la “lenzuolata” di liberalizzazioni proposta da Bersani arriva in Consiglio dei ministri accompagnata dal “pacchetto” Rutelli, il ministro degli Affari regionali Linda Lanzillotta incontra gli amministratori locali sotto il vessillo dell’Anci per chiarire i contenuti del Ddl che porta il suo nome e che dovrebbe aprire ai privati le “public utilities”.
La legge delega 772 è in discussione al Senato e i Comuni ne danno un giudizio positivo. Ma con qualche distinguo e aspettando di capire meglio quali modifiche sono state accolte nel vertice di maggioranza della settimana scorsa. All’incontro dell’Associazione dei sindaci, la Capitale è rappresentata dall’assessore al Bilancio Marco Causi, che ha fatto parte della delegazione Anci ascoltata a dicembre in commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama.
“Roma ha l’immagine di un comune che non favorisce la concorrenza nei servizi locali? Per la verità – ribatte Causi – abbiamo fatto la più grande gara di Trasporto pubblico locale e siamo l’unica città che ha due gestori di Tpl, di cui uno scelto con gara e operante su un territorio grande quasi come Bologna”. Il riferimento è alla Tevere Tpl, che gestisce il 20% delle linee di superficie e che ultimamente ha fatto molto discutere per la scarsa manutenzione delle vetture e per il “trattamento” riservato ai lavoratori. “Quella gara del 2000-01 è stata una delle prime esperienze in Italia – aggiunge Causi rispondendo a RomaOne.it – La sfida della nuova normativa è che i Comuni devono potenziare la capacità di regolazione e le imprese devono aggregarsi per raggiungere dimensioni competitive”. Insomma, il Campidoglio deve imparare a sorvegliare meglio sulla qualità delle erogazioni. E nel caso della Tevere Tpl in molti pensano che ce ne sia bisogno.
Causi difende Roma dall’accusa di eccessivo ricorso all’in house (affidamento diretto di un servizio a un gestore, senza regolare gara d’appalto, ndr) e spiega che per il trasporto pubblico locale “c’è uno storico sottofinanziamento della Regione, che ci dà 1,7 euro per vettura/km contro, per esempio, i 2,2 euro della Lombardia a Milano”. Poi aggiunge: “Anche il nostro contratto di servizio ‘in house’ è molto performante, viso che ha assorbito l’aumento dei costi con la crescita della produttività”. Secondo l’assessore al Bilancio capitolino “il ddl ci spinge a metterci in gioco ma noto una profonda differenza di approccio tra amministratori e politici. E poi dobbiamo distinguere i diversi tipi di rendite: una cosa sono quelle dei tassisti e dei farmacisti, un’altra sono i rendimenti che provengono dall’incremento di tecnologia dei servizi pubblici locali. Questi ultimi portano innovazione e i Comuni fanno di certo più innovazione dei ministeri”. Causi quindi puntualizza come la voglia di privato non debba portare alla demonizzazione delle vecchie municipalizzate, “perché i servizi migliori sono in quelle città che le hanno mantenute”.
Ultimo tema sul tavolo è quello dell’acqua. Scottante tanto che la maggioranza ha rischiato di bollirci dentro. Alla fine è arrivato l’accordo e l’ala radicale dell’Unione ha ottenuto che le risorse idriche restassero appannaggio della sfera pubblica; quindi il settore è rimasto fuori dal Ddl Lanzillotta-Bersani. “La proprietà delle reti deve rimanere demaniale – chiude Causi in linea con quanto detto dallo stesso ministro agli Enti locali e poi ribadito dal sindaco di Genova Giuseppe Pericu – ma la sa gestione ha aspetti industriali rilevanti, connessi alla domanda e alla distribuzione”. Ergo: è su questo fronte che può entrare la concorrenza. Ma in Campidoglio come potrebbe reagire l’ala massimalista della maggioranza di fronte a un possibile tentativo di liberalizzazione del servizio? “Aspetto di leggere l’emendamento – chiosa Causi rispondendo a RomaOne.it – E comunque non si tratta di forzare la mano ma soltanto di aprire una discussione politica”.