La legge sulle unioni di fatto non spaccherà il Paese, non ci saranno due fronti contrapposti e inconciliabili tra laici e cattolici, non ci saranno due mondi incomunicabili dentro la maggioranza, dentro il Parlamento e nei rapporti tra lo Stato e la Chiesa. Insomma, si troverà un accordo. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ieri in visita a Madrid, è apparso rinfrancato dall’incontro con il premier Josè Louis Zapatero, portabandiera della battaglia per il riconoscimento delle unioni civili anche tra gay su cui solo un anno fa ha intavolato un braccio di ferro vittorioso con le gerarchie cattoliche. Ma secondo il capo dello Stato italiano non si arriverà a tanto da noi. Napolitano è certo che la maggioranza troverà una proposta di legge – annunciata per la fine di questa settimana a Palazzo Chigi ma secondo Emma Bonino destinata a slittare al 9 febbraio – sulle unioni civili senza provocare rotture o choc nel mondo cattolico.
«Ci sono sensibilità diverse – ha spiegato il presidente incontrando i giornalisti italiani alla Moncloa a Madrid – e c’è sicuramente anche una componente di storica ispirazione cattolica, sul piano politico, all’interno della maggioranza di centrosinistra: io non ho dubbi che si possa trovare una sintesi». Parole che non potranno non pesare nella dialettica tra le varie componenti della maggioranza e del governo che è impegnato a scrivere la sua proposta sulle unioni civili. Ad ogni modo, l’auspicio della sintesi non si esaurisce solo sul piano politico, ma guarda anche oltre, ai rapporti con il Vaticano e con il magistero della Chiesa. Per questo Napolitano sottolinea che si troverà una soluzione «nel dialogo anche con la Chiesa cattolica, tenendo conto delle preoccupazioni espresse dal pontefice e dalle alte gerarchie ecclesiastiche». Un aspetto, questo, che rimarca la volontà dell’inquilino del Colle di tenere aperto, pur nell’autonomia dello Stato e delle sue leggi, il dialogo con Oltretevere, a cominciare proprio dai temi etici. La bussola resta, non a caso, la Costituzione: lì si trovò il modo «di arrivare a questa combinazione di diverse sensibilità». Basti pensare «a quando si scrisse l’articolo 7», osserva Napolitano, quello che regola i rapporti tra Stato e Chiesa. «E noi – ha concluso il presidente – ci ispiriamo ai principi della Costituzione anche per dare risposta ai problemi di oggi».
Quanto a rispettare le sensibilità della Chiesa, Romano Prodi – da Addis Abeba – non ha titubanze: «Ma figuriamoci, io mi sono sempre posto questo problema e non cesserò di farlo per il futuro».
Del resto anche il vicepremier Massimo D’Alema conferma in una intervista a Repubblica che sui cosiddetti Pacs non ci sarà una forzatura e verrà rispettato quanto scritto nel programma dell’Unione, che per altro – dice D’Alema – «forniva un’indicazione di fondo. «Noi siamo per disciplinare quelle unioni, in modo equo ed equilibrato», afferma il ministro degli Esteri in partenza per il Giappone. Ma mette in guardia gli alleati – tanto Mastella dell’Udeur che non vuole votare il ddl sui Pacs quanto Verdi, Pdci e Rifondazione in aperto contrasto sull’Afghanistan e sulla base di Vicenza – dal continuare a litigare. D’Alema parla di uno «stillicidio di polemiche» che rischiano di «sfasciare tutto». «Chi ostacola Prodi fa un danno enorme», avverte e invita tutti a non innalzare bandiere di partito, ma a fare bene il loro lavoro. «Invece di insistere sul ritiro da Kabul – spiega il ministro degli Esteri – Pecoraro lavori ad una vera svolta ambientale. E Mastella invece che con contro i Pacs si batta sulla giustizia».«La gente non ne può più e noi rischiamo di pagare le conseguenze di tanto logoramento», mette in guardia.
L’ex ministro delle Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo di Forza Italia che molto si era impegnata nella scorsa legislatura sul riconoscimento delle Unioni civili adesso in una intervista a l’Unità fa sapere che il Polo non soccorrerà la maggioranza su questa questione. «Non esiteremo a far cadere il governo sui Pacs», afferma. Ma il governo non cadrà sui Pacs, ne è sicuro il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, interrogato su questo oggi a Palermo dove è andato per incontrare i lavoratori dei call center. Secondo Damiano «il governo è saldo e ha sempre trovato le soluzioni giuste al momento opportuno».
E la Chiesa cattolica italiana, chiamata in causa, non rinuncia a rifarsi sentire. Parla direttamente monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, a conclusione del Consiglio permanente della Cei.
«I vescovi hanno ribadito il diritto della Chiesa ad affermare e difendere i grandi valori – è tornato a ripetere il vescovo – e hanno riaffermato che alla famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso non possono essere equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali riconoscimento legale».