C’è un altro medico, forse già oggi l’incontro preliminare per organizzare il trasferimento di Giovanni Nuvoli dalla rianimazione dell’ospedale alla sua casa di Alghero, subito dopo i contatti con gli altri dell’equipe sanitaria. Non è sardo, verrà da Roma come quello che è già stato a Sassari lo scorso venerdì. Verso metà settimana Nuvoli potrebbe lasciare il reparto: «Siamo pronti ad assumerci ogni responsabilità, a questo punto non credo vogliano trattenerlo», ha confermato la moglie Maddalena Soro.
«In terapia intensiva è come un detenuto — contesta l’eurodeputato radicale Marco Cappato — la sua condizione fisica è simile a quella di una persona in coma, ma è perfettamente capace di intendere e volere, lucidissimo: avrebbe un bisogno vitale di sollecitazioni e stimoli psicologici e relazionali; invece è come un recluso».
Nuvoli, da anni immobilizzato dalla Sla (sclerosi laterale amiotrofica), è deciso. Alla moglie, come ogni sera, ha chiesto di leggergli i titoli dei giornali; poi ha implorato ancora: «Presto, per favore».
Dalla tv ha appreso che è in arrivo un sintetizzatore vocale simile a quello che usava Welby e ha avuto un cenno di fastidio con gli occhi, come per dire: «Che bisogno c’è?». Da gennaio c’è il testamento biologico, nel quale l’ex arbitro e allenatore di calcio ha manifestato la volontà di rifiutare le terapie che lo tengono in vita. Il documento è nelle mani del pm Paolo Piras. Maddalena Soro è amareggiata: «Perché ora si vuol sentire direttamente da Giovanni quello che ha già detto? Si vuol insinuare che stravolgo i suoi pensieri? Io non mi invento nulla, mi limito a fare il suo portavoce».
Il sintetizzatore vocale dovrebbe arrivare nei primi giorni di marzo: «Lo abbiamo chiesto più di due anni fa, ci hanno detto che costava troppo (20 mila euro); a lui piacerebbe che fosse utile ad altri ricoverati».
Una domenica intensa. Nuvoli ha voluto vedere in tv i risultati di calcio e la Sartiglia, festa equestre del Carnevale di Oristano. Aveva un forte mal di denti, gli hanno dato un antidolorifico. A una dottoressa ha fatto sapere attraverso la lavagna trasparente: «Grazie, ora sto meglio». Dalla tv ha appreso una notizia che lo ha turbato: troppo rischioso trasportarlo a casa. «E’ vero?», ha chiesto. La dottoressa lo ha rassicurato: «Può tornare a casa quando vuole».