RADICALI ROMA

Così i cattolici hanno fermato i Dico

Prima era una minaccia: «Se ci sarà un Prodi-bis, i Dico dovranno essere cancellati dalle priorità dell’agenda». Poi in serata la parola di Clemente Mastella è diventata ufficiale, al termine del vertice dell’Unione: «Da oggi i Dico diventano una materia parlamentare, che non ipotecano e non mettono in discussione il governo come tale. Il clima stasera è migliore, vedremo al Senato di allargare un po’ il campo». Prodi conferma: «i dodici punti riguardano l’attività futura del Governo, mentre i Dico sono stati già approvati dal Consiglio dei Ministri». Ora è materia del Parlamento.

Antonio Di Pietro mette le mani avanti sulla Tav («Si faccia subito, o non ci sto»); Pecoraro Scanio garantisce l’appoggio, ma vuole poter discutere su «come» portare avanti il progetto. Sergio De Gregorio, il senatore ex collega di partito di Di Pietro, oggi esponente del suo Movimento per gli italiani nel mondo, è quello che aveva assicurato il suo voto a favore della politica estera del governo, salvo poi votare contro: adesso si dice disponibile a dare il suo sostegno a Prodi «in presenza di una variazione di rotta su famiglia e coppie di fatto». Ma, dati i precedenti, nell’Unione nessuno mette la mano sul fuoco su di lui in un’eventuale votazione di fiducia. E infatti non lo si conteggia.

Più complessi e variegati i ragionamenti che aveva fatto in precedenza il ministro della Giustizia; intanto, criticando di brutto la scelta di andare al dibattito a Palazzo Madama, dove la situazione dei numeri è quella che è. «Sono tutti geni della politica… Hanno voluto andare a votare sull’intera politica estera, così siamo andati sotto sul complesso della linea del governo. Non potevamo limitare il dissenso all’Afghanistan? E’ chiaro che così si apre la crisi…». Mastella non disapprova la corsa a cercare nuovi voti al Senato. Ieri, prima del vertice si è incontrato con Enrico Letta e marco Follini. Follini che nel pomeriggio aveva avuto un lungo faccia a faccia anche con Rutelli. Ma anche Raffaele Lombardo andrebbe bene, anche se ha anche lui una condizione, e pesantissima: il ponte sullo Stretto. E in serata, intervistato dal Tg1, Mastella era già tornato sull’idea di un allargamento della maggioranza. «È difficile, ma se si sposta minimamente più al centro l’asse determinando alcune condizioni politiche, anche simboliche, forse qualche recupero potrà venire». Non nomina i Dico, ma è chiaro che pensa a quell’ostacolo.

Del resto Pier Ferdinando Casini, nell’escludere da parte sua un allargamento della maggioranza al centro, osservava: «Come si può conciliare l’Udc coi Dico?». Insomma, nelle discussioni a tutto campo di queste ore quello delle unioni di fatto è stato un tema ricorrente. Al quale non si erano sottratti i teodem delle Margherita, che attraverso Enzo Carra facevano sapere che i Dico erano «ormai affossati». «Da Dico a Dicevo», per dirla col sarcastico Francesco Storace, che dall’opposizione se ne compiace, come fanno altri della Cdl. Ma per il ministro Rosi Bindi, autrice della proposta di legge, quello che pongono gli iper-cattolici è un falso problema. Una «questione superata» perché i Dico «ormai sono un problema del Parlamento, che è sovrano. Punto. Il governo ha già onorato gli impegni del programma presentando la legge». Non stupisce tuttavia che dall’altra parte della barricata i laici non si rassegnino. E il radicale Marco Cappato e la rifondazionista Wladimir Luxuria non solo insistono perché il tema, già arrivato al minimo compromesso «resti nel programma» ma, parlando di allargamento della maggioranza, preferirebbero trovare i voti dei cattolici liberali di Gianfranco Rotondi, che sui Dico hanno posizioni ben più aperte degli altri. Ma si guarda anche a Follini. «Mi pareva che fosse disponibile a parlare dei diritti delle persone», dice Franco Grillini. Il deputato Ds e presidente onorario dell’Arcigay appare il più realista: «Se Prodi verrà reincaricato e non rimetterà il tema in agenda, si riparta dalla Camera e dai provvedimenti già depositati, per non lasciare alibi al centrodestra. O si usi la strategia della Nutella: spalmare i Dico, attraverso emendamenti su ogni provvedimento che sarà discusso».