Avanti con calma. Molta. Evitando le sabbie mobili che stanno lì pronte a ingoiarsi il futuro dei Dico o di qualunque altra legge che cerchi di dare riconoscimento alle coppie di fatto. «Né insabbiare, né accelerare», recita il leit motiv del presidente della commissione Giustizia Cesare Salvi. I lavori procedono, «ma senza urgenza», bisogna avere il tempo di creare maggioranze consistenti. Salvi non d sta a vedere affondare la legge. Per questo non ha sposato il ddl del governo: non gli è mai piaciuto, «soluzione tecnicamente pasticciata» l’ha sempre definita e in commissione ha margini seri per apertura da Fi e pezzi di Cdl. «Stiamo cercando di fare una legge importante nei tempi parlamentari», ha spiegato il senatore ds ieri al termine della riunone dedicata alla discussione generale. Ride, invece, il senatore di Forza Italia Roberto Centaro: «C’è molto di meglio da fare che seguire la commissione giustizia». Non preme sull’acceleratore neanche Marina Magistrelli dell’Ulivo: «II tema va affrontato con calma e nei tempo necessari». Perché l’errore, afferma Simonetta Rubinato, Gruppo Autonomie, è stato quello di approvare «l’ordine del giorno sulla finanziaria che ha determinato un’accelerazione da parte del governo». Si lavora con calma, soprattutto intorno alla proposta di Alfredo Biondi di Fi, che prevede di regolare la convivenza di fatto davanti ad un notaio. Superare Pasqua, probabilmente il Family Day di maggio. Evitare gli ostacoli insidiosi. Anche Marco Follini, senatore dell’Italia di mezzo, da poco schieratosi con il centrosinistra, chiede una moratoria della discussione. Per pensare con calma. Come suggerisce Giulio Andreotti. Invito colto al volo dallo stesso Salvi: «Mi sono già applicato alla moratoria che chiede Andreotti e che va nella mia stessa direzione. È ora di stemperare il clima di scontro alimentato anche dal polverone di dichiarazioni e contro-dichiarazioni». «I Dico – afferma Salvi intervistato da La Stampa – sono un provvedimento delicato, quindi da affrontare con calma e serenità: i laici riconoscano che la chiesa è portatrice di valori e la chiesa riconosca chi non parte da un punto di vista religioso». Di tutt’altra opinione la ministra Emma Bonino che non vede motivo per frenare. La capogruppo al Senato Anna Finocchiaro punta al risultato: portare l’Italia un passo avanti con una legge che riconosca diritti e doveri. Ma guarda ai numeri: sa bene che le maggioranze a Palazzo Madama sono ogni volta un piccolo miracolo che proprio lei, laica fino al midollo, deve fare in modo che avvengono. Per questo mentre la Cei alza la posta, il centrosinistra cerca di abbassare i toni. Ma il rischio che la legge venga inghiottita dalla sabbia c’è.