«Perché avrei dovuto polemizzare? Dopo un anno e mezzo in cui i laici sono stati descritti come distrutti, finiti abbiamo assistito per tre giorni, grazie a Radio radicale che ha seguito il congresso Sdi, all’esaltazione del laicismo più laico-laico-laico, direi quasi più laico del nostro… Quella è la nostra bussola. Quindi benissimo, evviva». Dopo nemmeno un anno e mezzo di Rosa nel pugno (il debutto risale al 6 dicembre 2005) Enrico Boselli imbocca la strada delI’unttà socialista e punta alla rifondazione del nuovo Psi. C’era chi si aspettava reazioni irritate del vecchio leader radicale. E invece Marco Pannella per l’ennesima volta prende tutti in contropiede e si congratula: «Viva i compagni che si preparano ad organizzare in modo autonomo, l’alternativa laica e democratica al Partito Democratico».
Togliendosi però il piccolo stizio di sottolineare che «grazie a Radio radicale» il congresso Sdi ha avuto una diffusione mediatica marcata Rosa nel pugno. Perché Pannella è anche questo, una carezza e poi magari uno schiaffo: «Siamo contenti che dopo 13 anni Boselli sia riuscito a far apprezzare lo Sdi anche sulla base delle lotte laiche della Rosa nel pugno. E che in questo periodo negli approfondimenti televisivi sia stato invitato quasi sempre lui a parlare per la sigla…». Pensa che senza Radio radicale e senza gli spazi televisivi destinati alla Rosa nel pugno lo Sdi sarebbe stato meno visibile? «Non sta a me dirlo, la risposta è nella domanda».
Ma la rotta dello Sdi verso il nuovo Psi non è la fine di una sigla, di un’esperienza? «Macché. Al contrario». In che senso? «Mi spiego. Ora i socialisti parlano di un cantiere allargato, hanno aperto un dialogo con Angius e Mussi che hanno testimoniato la loro autonomia e indipendenza alla linea Ds proprio nel nome di un’apologia laica. Perfetto. Noi invece lavoriamo per questo cantiere, cioè per la Rosa nel pugno. E il 12 e il 13 maggio, quando Roma verrà invasa da migliaia, magari milioni, di persone che manifesteranno per la famiglia, noi ci ritroveremo a piazza Navona per celebrare l’anniversario della vittoria sul divorzio, sull’aborto. L’idea è stata di Emma Bonino, che l’ha lanciata proprio lì a Fiuggi, al congresso Sdi. Sarà una giornata Radical-laico pryde. Quindi noi continuiamo, andiamo avanti. Magari in attesa del loro ritorno, un giorno o l’altro…». Pensa davvero che i socialisti potrebbero tornare presto o tardi nella Rosa nel pugno? «Noi lottiamo da 51 anni… se riusciremo ad andare avanti, nessuno potrà dimenticare che qui sta la radice laica e radicale del rinnovamento socialista». Cosa le piace di più del congresso Sdi? «Che si punti a una unità socialista diversa da quella craxiana, nel senso del Concordato e del proibizionismo. Che sia un’unità socialista anche nel nome di Loris Fortuna».
Lei dice che i laici, nell’ultimo anno e mezzo, sono stati per morti e sepolti. Ma gli stessi socialisti sono rimasti molto delusi dalle elezioni amministrative… «Rifacciamo un po’ di storia. Dopo il 13 giugno 2005 e il trionfo, al referendum sulla procreazione assistita, di chi era stato sgominato dal divorzio e dall’aborto noi radicali ci risvegliammo. Annunciammo la formazione della Rosa nel pugno con i socialisti. Da allora non abbiamo mai finito con le lotte: il superamento del Concordato, l’eutanasia, la marcia di Natale sulla giustizia e l’amnistia, l’indulto che abbiamo portato a casa noi… noi! Lo sciopero della sete perché la legge elettorale ci costringeva a raccogliere le firme. E poi Saddam. Ora continueremo con lo sciopero della fame ad oltranza per portare finalmente a casa anche la moratoria della pena di morte. Insomma, la Rosa nel pugno non solo non è agonizzante. Ma resta l’unico evento nuovo del quadro politico italiano. Lo dissero in pochi. Ma non erano imbecilli».