Da vent’anni è sulla cresta dell’onda. Non era ancora caduto il Muro di Berlino quando il ras della Democrazia cristiana romana Vittorio Sbardella lo candidò al Campidoglio. Talmente sconosciuto, Enrico Garaci, che lo chiamarono subito «II Signor Nessuno», ma grazie alla poderosa macchina sbardelliana e al sostegno di Comunione e Liberazione incassò ugualmente 137 mila preferenze: 18 mila più del socialista Franco Carrara che però diventò ugualmente sindaco per gli accordi fra De e Psi. Altri tempi. Il microbiologo Garaci aveva 47 anni e non gli andò poi tanto male. Qualche anno più tardi, eccolo alla presidenza del Consiglio nazionale delle ricerche, che nel Manuale Cencelli storicamente spettava alla De. Finché nel 2001 il governo di Giuliano Amato lo nominò presidente dell’Istituto superiore di sanità. Mancavano poche settimane alle elezioni che avrebbero consegnato per cinque anni il governo a Silvio Berlusconi, e lo spoils System fece tremare molte poltrone: ma non la sua. Garaci venne confermato nell’incarico anche dal governo di centrodestra. E una settimana fa, oplà: il ministro della Salute Livia Turco lo ha riconfermato alla guida dell’Istituto. Stavolta dal centrosinistra.
A 65 anni suonati e una sfilza di incarichi pubblici alle spalle Garaci non può essere certamente considerato come il Nuovo che avanza. Del resto, come si fa a dire che il governo Prodi, dall’alto di un’età media assai prossima ai 60 anni, per le nomine pubbliche ha puntato sui giovani? O almeno sulle facce nuove? Per esempio, la competenza e l’abilità di Fabiano Fabiani sono fuori discussione: ma quando è stato nominato nel consiglio di amministrazione della Rai l’opposizione ha subito sottolineato la sua non più tenera età (77 anni). Il nuovo presidente dell’Alitalia Maurizio Prato ha compiuto 66 anni, e anagraficamente questo è già un bel passo avanti rispetto al suo predecessore: Berardino Libonati, classe 1934. Alla presidenza dell’Unire, l’ente pubblico che gestisce il gigantesco capitolo delle corse e delle scommesse ippiche, andrà l’ex prefetto Goffredo Sottile, che sta per tagliare il traguardo dei 67 anni.
Ma non è un ragazzino neanche Vito Riggio, siciliano, classe 1947. Ex parlamentare De, ex sottosegretario, era stato nominato prima commissario e poi presidente dell’Enac, l’ente che sovrintende all’aviazione civile, dal governo Berlusconi, dove ricopriva in precedenza l’incarico di consigliere politico del ministro delle In-rastrutture Pietro Lunardi. Ma chi a causa di questo precedente lo dava già per spacciato non aveva fatto i conti con le sue eccellenti capacità di galleggiamento. Circa l’influenza che sulla conferma di Riggio alla presidenza dell’Enac avrebbero avuto i suoi fraterni rapporti con il viceministro siciliano Sergio D’Antoni, ex segretario generale della Cisl, si possono soltanto fare congetture. Però è un fatto che quella conferma sia avvenuta mentre infuriava la bufera sul caos bagagli all’aeroporto di Fiumicino.
Ancora meno ragazzino è il presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini, nominato anch’egli al tempo del governo Berlusconi. Di anni ne ha 68, ma questo non ha impedito a Prodi di confermarlo nell’incarico. Esattamente identica la vicenda del presidente dell’Isae Alberto Majocchi, che è pure coscritto di Giannini. Più giovane di un anno è Luigi Paganetto, nominato nel 2005 da Berlusconi commissario dell’Enea e confermato due anni dopo da Prodi, ma come presidente.
All’ex presidente del Cnr Fabio Pistella, al contrario, il ministro dell’Università Fabio Mussi l’aveva proprio giurata. E dopo un lungo tira e molla è riuscito a farlo sloggiare. Così Pistella, 63 anni, si è ritrovato presidente del Cnipa, il centro per l’informatica pubblica: dove è arrivato come componente, a 72 anni, pure l’ex sottosegretario Sergio Zoppi, storico presidente del For-mez. Ha 63 anni come Pistella anche il nuovo presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Giovanni Fabrizio Bignami. E sta per compierli Umberto Paolucci, che Francesco Rutelli ha voluto al timone dell’Agenzia nazionale del turismo. Ne ha invece 64 Carlo Cannella, da pochi mesi alla guida dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione. Tanti quanti Fabio Ciani, ex deputato della Margherita designato dal governo alla presidenza dell’autorità portuale di Civitavecchia. Stessa età di Nicolò Pollari, già capo dei servizi segreti finito nella tempesta per la vicenda del sequestro di Abu Ornar. Ma non rimasto senza una poltrona. L’hanno spedito nel dorato esilio del Consiglio di Stato su proposta dello stesso Prodi. Ma perché non sarebbe dovuto toccare anche a lui il piacevole destino di altri capi dell’intelligence o generali rimossi dall’incarico?
Dire che tutte, ma proprio tutte le nomine governative abbiano premiato ultrasessantenni non sarebbe però giusto. Alla Consob, per esempio, prima è arrivato Michele Pezzinga, 47 anni. Poi Luca Enriques, che di anni ne ha addirittura dieci di meno. Una magra consolazione, forse. Ma anche la dimostrazione che puntare sui giovani si poteva. Bastava volerlo.