C’è qualcuno in Italia che vuole il riconoscimento del matrimonio civile per gli omosessuali? La risposta è affermativa. Con buona pace di chi crede, o vuole credere il contrario. Documento questa affermazione con più dati. Proposte di legge depositate in questa legislatura: una a firma di Daniele Capezzone e altri cinque deputati della Rosa nel Pugno dal titolo «Modifiche al codice civile e altre disposizioni in materia di diritto a contrarre matrimonio e di uguaglianza giuridica tra i coniugi». Altra iniziativa parlamentare è quella di Franco Grillini: «Modifiche al codice civile per l’attuazione del principio costituzionale di uguaglianza in materia matrimoniale». Poi, e vado a memoria, altra proposta di legge è dell’onorevole Russo Spena, sempre rivolta al riconoscimento del matrimonio gay. Denominatore comune di tutte queste proposte (se ne dimentico qualcuna avrei piacere me lo si facesse notare) la rimozione di qualsiasi discriminazione attualmente esistente in Italia che impedisce alle persone omosessuali di contrarre matrimonio e, di conseguenza, di godere degli stessi diritti, nonché doveri, delle persone eterosessuali. I Radicali hanno all’attivo, negli ultimi congressi, mozioni generali che ribadiscono l’impegno degli stessi a sostenere l’istituto del matrimonio omosessuale. Sempre su di un piano politico, ma non strettamente parlamentare, c’è un «Manifesto per l’eguaglianza dei diritti» (al quale si può aderire dal sito www.matrimoniodirittogay.it) firmato al momento da quasi 5 mila persone, tra cui associazioni Glbt, deputati e altri politici, personalità di spicco nel panorama culturale italiano, professionisti (come avvocati, professori universitari e medici) e “comuni mortali”. Anche la piattaforma dell’ultimo Gay Pride svoltosi a Roma nell’estate scorsa ha previsto il diritto al matrimonio, all’adozione e all’omogenitorialità. Da ultimo, last but not least, un ricorso alla Corte d’Appello di Firenze voluto da una coppia gay (Matteo Pegoraro e Francesco Piomboni) la quale si è vista rifiutare dal Comune fiorentino la domanda di pubblicazione del loro matrimonio. Sempre nell’ambito strettamente giuridico, altri casi sono all’attenzione dei giudici che dovranno stabilire, per esempio, la conformità ai principi costituzionali e alle altre norme vigenti, di richieste come quella di una coppia di lesbiche che, dopo la rottura della loro unione, chiedono ora provvedimenti per regolare il diritto di visita ai figli nati durante la convivenza. Ed è proprio da questo approccio, squisitamente tecnico, che prende spunto anche l’Associazione di cui sono Segretario, che si propone di sostenere quelle coppie, formate da persone dello stesso sesso, che vogliono vedersi riconosciuto da un Tribunale il diritto ad unirsi in matrimonio. Ci sarebbe ora da fare delle considerazioni riguardo ai cosiddetti movimenti di liberazione che, mi sembra, tra strategie gradualistiche e fascinazioni partitiche, non vogliono prendere seriamente in considerazione altri livelli di battaglia, come quello appunto del ricorso alla legge. Ma questioni di brevità e nessuna voglia di polemica mi impongono di tacerle. Mi premeva solo garantire l’obiettività dell’informazione e dimostrare che, in Italia, c’è chi vuole il matrimonio tra omosessuali.
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