RADICALI ROMA

Se in largo Toniolo è ferragosto

Succede, di solito, a ferragosto. O nelle ore prima delle elezioni, quando meno te l’aspetti. Oppure, meglio ancora, quando la stanza dei bottoni sembra vuota. Tipicamente italiana, la regola ha funzionato anche in questa occasione, mentre il sindaco vecchio non c’è più e quello nuovo non è ancora arrivato, Che Walter Veltroni non avesse avuto alcuna voglia di trovarsi invischiato nella vicenda del palazzetto di proprietà del Senato a largo Toniolo, era noto: non per nulla la questione del cambio di destinazione d’uso da abitazione a uffici era stata finora lasciata a bagnomaria. Ma che questa sarebbe stata una patata bollente per chiunque avesse preso al Campidoglio il posto del segretario del partito democratico era altrettanto evidente.

 

 

 

Così ci ha pensato il commissario straordinario del Comune, Mario Morcone, un prefetto (e per questo al di sopra di ogni sospetto politico) a togliere a tutti le castagne dal fuoco, accettando a sorpresa, il 9 aprile, la richiesta del Senato. E palazzetto di largo Toniolo, acquistato nel 2003, potrà ora essere tranquillamente sventrato per far posto a una settantina di uffici, e forse anche a un parcheggio interno per motorini (!). Completando così l’accerchiamento dei palazzi del potere al rione di Sant’Eustachio, con i pochi residenti superstiti ridotti a cornice di un enorme arrogante parcheggio di auto blu e vetture dei dipendenti del Senato.

 

 

 

In questa storia l’unico politico che non ha forse nulla da rimproverarsi è il giovane capogruppo dei radicali al Campidoglio, Mario Staderini, che testardamente si è sempre messo di traverso in consiglio comunale facendone una battaglia contro l’invasione del centro storico da parte della politica. Ottenendo all’inizio anche qualche risultato. Un anno fa il primo Municipio aveva infatti bocciato la richiesta di cambiare la destinazione d’uso. Nell’occasione, su questo giornale, ricordammo le parole pronunciate da Veltroni appena qualche giorno prima, mentre già infuriavano le polemiche sui costi della politica: «Quando i partiti si fanno casta di professionisti, la principale campagna antipartiti viene dai partiti stessi». Ma evidentemente qualcuno le ha dimenticate molto in fretta.