RADICALI ROMA

PILLOLA DEL GIORNO DOPO: SULLA MANCATA PRESCRIZIONE LA MAGISTRATURA VUOLE VEDERCI CHIARO

Dichiarazione dell’avv. Alessandro Gerardi e di Massimiliano Iervolino, Segretario dell’associazione Radicali Roma

Roma 11 giugno 2008
In data odierna il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, dott.ssa Luisanna Figliolia – accogliendo la nostra opposizione – ha rigettato la richiesta di archiviazione avanzata dal Pubblico Ministero ed ha ordinato a quest’ultimo di proseguire le indagini nei confronti dei medici obiettori di coscienza sulla c.d. “pillola del giorno dopo”.
In particolare il GIP ha ordinato al Pubblico Ministero di interrogare sia il ginecologo che prestava servizio nel momento in cui la ragazza si è recata presso l’ospedale pubblico chiedendo che le venisse prescritto il contraccettivo d’emergenza, sia il direttore sanitario dell’azienda ospedaliera in questione, al fine di apprendere le disposizioni regolamentari impartite da quest’ultimo al personale sanitario e paramedico relativamente alle modalità di prescrizione del Norlevo  (soprattutto nelle ore in cui l’ufficio della pianificazione familiare è chiuso al pubblico). Lo stesso direttore sanitario sarà chiamato a riferire anche sulle procedure vigenti all’interno del Pronto Soccorso con riferimento alla registrazione obbligatoria delle pazienti in entrata.
I fatti risalgono al dicembre 2006 allorquando la Sig.ra S.P., avendo urgente bisogno di poter usufruire della contraccezione d’emergenza, si recò presso un ospedale romano chiedendo ai medici di turno la ricetta medica necessaria all’acquisto della pillola del giorno dopo. Nella circostanza la ragazza, il cui passaggio non venne nemmeno registrato all’ingresso,  non riuscì a parlare con il ginecologo e venne allontanata da alcune infermiere sulla base del fatto che il medico di turno, essendo obiettore di coscienza, non avrebbe in alcun caso potuto effettuare quel tipo di prestazione.
All’esito delle indagini la Procura di Roma aveva chiesto l’archiviazione del procedimento in quanto, a suo giudizio, i medici obiettori di coscienza avrebbero comunque esercitato un loro legittimo diritto, perlomeno sotto il profilo putativo. Il GIP ha respinto le conclusioni alle quali è giunto l’organo inquirente ed ha invece accolto la nostra tesi disponendo la prosecuzione delle indagini per altri due mesi al fine di accertare e verificare se ed in che misura l’azienda sanitaria in questione abbia fatto corretta applicazione del proprio protocollo interno nonché delle disposizioni regolamentari dirette a garantire la fruizione del servizio pubblico (nel caso di specie, prescrizione di un contraccettivo d’emergenza) alle pazienti che ne facciano legittima richiesta.
Dopo quella della scorsa settimana, questa è la seconda volta che un Giudice del Tribunale di Roma ci dà ragione: ora non ci resta che vigilare affinché la procura di Roma svolga fino in fondo il proprio dovere approfondendo le indagini; restiamo infatti convinti che il richiamo all’obiezione di coscienza da parte del medico non possa in alcun caso celare pratiche omissive e dannose a danno di chi voglia semplicemente usufruire di un farmaco classificato tra i contraccettivi d’emergenza e legalmente in commercio da otto anni.