Egregio Presidente,
sento l’urgenza di scriverle questa breve lettera per invitarla a riflettere su quanto accade nei nosocomi romani. Sicuramente non le sarà sfuggita la nostra video inchiesta inerente agli ospedali e alla prescrizione della “pillola del giorno dopo” pubblicata su repubblica.it mercoledì 10 settembre.
Nella conferenza stampa di giovedì 11 settembre, mi sono personalmente augurato di ricevere da Lei una telefonata per acquisire il nostro video che, voglio ricordarglielo, testimonia la situazione di disagio che parecchie donne romane sono costrette a vivere durante i week- end. Abbiamo visitato tutte le strutture sanitarie che hanno un pronto soccorso ed il 50% di esse non hanno garantito alla paziente la prescrizione della “pillola del giorno dopo”. Le rammento che tale farmaco è un contraccettivo di emergenza quindi nessun medico può richiamarsi alla 194 (legge sull’aborto), ma anche qualora costoro lo facessero sarebbero obbligati dalle legge italiana a scriverlo sul documento di prestazione, cosa che non avviene mai! Date le sue caratteristiche, dunque, il personale sanitario è tenuto a considerare il predetto farmaco una prescrizione d’urgenza, il cui rilascio è dovuto in assenza di qualsivoglia possibilità di diagnosi (non sono previste, tanto per dire, né visita vaginale né ecografia per via vaginale); la pillola del giorno dopo rientra infatti nella “Classe 1” dell’Oms, cioè senza restrizioni d’uso. Perciò dovere del personale medico è proprio quello di ottemperare con sollecitudine – in base alla dizione “d’emergenza” – alle richieste delle pazienti. Proprio per i motivi esposti sopra, mi chiedo come mai in queste ore non è intervenuto magari anche solamente con una dichiarazione alla stampa, mi chiedo come mai non le interessa acquisire questo video, mi chiedo come mai non si fa garante del buon funzionamento degli ospedali romani soprattutto quelli religiosi che, a pari degli altri, ricevono finanziamenti di milioni di euro da parte dello Stato Italiano e che, quindi, dovrebbero essere rispettosi delle leggi del nostro paese. Come ho annunciato nell’incontro con i giornalisti la prossima settimana consegneremo il nostro filmato inchiesta alla Procura della Repubblica, inoltre continueremo a monitorare ospedali e consultori romani per capire come evolverà la situazione e se continuerà a non essere garantito un diritto sacrosanto delle giovani donne. Come ho più volte ripetuto in queste ore spero vivamente che Lei voglia contattarci per recepire questo filmato, altrimenti sarò io stesso, facendole visita alla Pisana, a consegnarglielo pubblicamente. Lo devo, anzi lo dobbiamo, alle tante donne che durante i fine settimana girano disperatamente per le strade di Roma alla ricerca di un ospedale che abbia un medico“coraggioso” di svolgere il suo dovere senza pressioni religiose o di qualsiasi altro tipo.
In attesa di una Sua risposta le auguro buon lavoro.
Massimiliano Iervolino
Segretario dell’Associazione Radicali Roma
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