RADICALI ROMA

L’INCHIESTA SU GLOBAL SERVICE SI ALLARGA ALLA CAPITALE

BROGLIACCI. Nelle intercettazioni che hanno portato ai domiciliari quattro assessori della Iervolino è ricostruita la rete di favori all’imprenditore Romeo. Coinvolti Bocchino (Pdl) e Lusetti (Pd)

Napoli. Alcuni, come Giorgio Nugnes, in cam­bio dell’approvazione della delibera «Global servi­ce» avevano chiesto all’imprenditore Romeo as­sunzioni di persone amiche e una spinta per ottene­re incarichi parlamentari. Altri, come Giuseppe Gambale, non si accontentavano di futuri incarichi politici più prestigiosi: l’assessore alla Legalità e al­la Trasparenza aveva chiesto anche agevolazioni nell’acquisto di immobili gestiti dalla Romeo e per­sino una somma di denaro per l’associazione «’a vo­ce d’ ‘e criature» (la voce dei bambini, ndr) di pa­dre Luigi Merola, il sacerdote suo amico diventato un simbolo della lotta alla camorra. Qualcuno poi, come il titolare del Patrimonio, Ferdinando Di Mez­za, si fece offrire il viaggio e il soggiorno a Milano in occasione della Fiera, nel maggio 2007. Le ma­novre per far approvare la delibera gradita a Romeo, le richieste, le contropartite che stanno facendo crol­lare la giunta Iervolino sono tutte nelle intercetta­zioni telefoniche contenute nell’ordinanza di custo­dia cautelare eseguita ieri mattina all’alba. Sono agli arresti domiciliari dodici persone, tra cui due asses­sori della giunta comunale e due loro ex colleghi. Coinvolti anche due parlamentari, uno del Pd e uno del Pdl.

«Guaglio’: si’ ‘nu grand’»

Così, alle 23.49 del 3 aprile 2007, Giorgio Nu­gnes (suicida il 29 novembre scorso) comunica a Romeo che il consiglio comunale ha approvato le li­nee guida del Global service nel senso auspicato dal­l’imprenditore: «Comm è bell’, chi dorme e chi fa­tica… Eh, guaglio’: si’ ‘nu grand’… tien’ ‘nu grande amico assessore». «Ma soprattutto capace», com­menta Romeo. E subito, per sdebitarsi, lo aggiorna sugli incontri avuti in altro loco per spianargli la stra­da politica.

Qualcuno spiffera

All’improvviso, però, nel gennaio di quest’an­no, le intercettazioni si interrompono: qualcuno ha avvertito gli indagati che c’era un’inchiesta della Dda. I tre pm che coordinano l’indagine (Vincenzo D’Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippel­li) intuiscono che c’è del torbido. Vanno avanti, ma il lavoro di tanti mesi è compromesso. L’amarezza e il disappunto per la fuga di notizie sono stati riba­diti ieri dal procuratore, Giovandomenico Lepore, e dal coordinatore della Dda, Franco Roberti, in un in­contro informale con i giornalisti: «I primi danneg­giati dalla fuga di notizie siamo noi; c’è una consi­stente difformità tra le richieste iniziali rivolte al Gip e gli esiti odierni». Lepore e il suo aggiunto non han­no dubbi: «Se la gara per il global service non è sta­ta fatta, la causa non è la mancanza di fondi. È la fu­ga di notizie, che ha indotto gli indagati a cercare di limitare i danni». Depistaggi in cui avrebbe avuto un molo anche Paolo Cirino Pomicino, all’epoca com­ponente della commissione Antimafia, «già coin­volto, in passato, proprio con Romeo, in vicende processuali del tutto analoghe a quelle odierne».

Romeo a Roma

Nell’inchiesta sono indagati due parlamentari, uno per schieramento: Italo Bocchino e Renzo Lu­setti. Quest’ultimo, in particolare, secondo l’accu­sa è intervenuto per dare una mano a Romeo quan­do il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di una ditta concorrente per l’analogo appalto nella capitale (l’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli è persona infor­mata dei fatti, ma non è ancora stato sentito dai pm). Il sistema Romeo (applicato anche per l’appalto di Città del Vaticano, in via di definizione) era lo stes­so per Roma e Napoli: la cooptazione di un professionista al quale il Comune aveva assegnato l’inca­rico di compiere uno studio di fattibilità. In questo modo, le indicazioni dei tecnici venivano pilotate. Sui risvolti romani della vicenda, che si preannun­ciano altrettanto gravi, indaga la Procura della ca­pitale. È di Bocchino una delle intercettazioni più importanti dell’inchiesta: «Quindi poi ormai siamo una cosa quindi… consolidata, un sodalizio… una cosa … solida una fusione dei due gruppi quindi».

Il grande Capo mi aiuterà?»

In una telefonata Romeo chiede a Lusetti un ap­poggio per una procedura pubblica in svolgimento a Bari: «Volevo ricordarti che là, a Bari, stanno in corso di valutazione». Lusetti: «Ah, perfetto, sì sì, sta lavorandoci». Romeo: «Ci sta lavorando? Va be­ne». Ma l’intercettazione più imbarazzante è quel­la in cui Lusetti rassicura Romeo che sbloccherà, at­traverso il Consiglio di Stato, l’appalto bloccato dal Tar. E fa riferimento a un grande capo (Rutelli?). Lu­setti: «C’ho un incontro operativo alle otto. Diret­tamente con il grande capo e parliamo di tutto, capito?». Romeo: «Ah, con il grande capo? Perché se chiama il grande capo mi risolve il problema». Lu­setti: «Sì, lo so, lo so. Stai tranquillo». Romeo: «Me lo farebbe?». Lusetti: «Sì sì. Alle otto domani mat­tina, capito?». Romeo: «Ma lui lo farebbe per me questa cosa?». Lusetti: «Certo che lo farebbe». Ro­meo: «Uh, perché … perché quella è una questione di vita o di morte, là».