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Al Teatro Valle Luigi Lo Cascio in ‘La Caccia’, ispirato a ‘Le baccanti’ di Euripide. di Lucio de Angelis

Al Teatro Valle Luigi Lo Cascio in ‘La Caccia’, ispirato a ‘Le baccanti’ di Euripide. di Lucio De Angelis
‘La caccia’ è attualmente alla ribalta del Teatro Valle. L’autore Luigi Lo Cascio in questo testo si è liberamente ispirato a ‘Le baccanti’ di Euripide, coadiuvato nell’ideazione da Nicola Console, Alice Mangano, Desideria Rayner.

 

Oltre ad esserne protagonista, avendo accanto Pietro De Rosa, Lo Cascio è anche regista di una messa in scena che  si avvale dell’art direction di Alice Mangano, delle scene e disegni di Nicola Console; dei suoni e montaggio video di Desideria Rayner; delle musiche originali di Andrea Rocca; del disegno luci Stefano Mazzanti; dell’ideazione sonora di Mauro Forte.

 

La pièce è il risultato di una coniugazione fra teatro di parola a cui da corpo in scena Luigi Lo Cascio, e un tessuto di contributi per immagini proveniente dal cinema di animazione, dall’utilizzo del suono elettronico e della video arte.
La sua forma è quella di un ‘monologo multimediale’, che esplora con un tratto e una poetica originale e densa di sensi il dialogo fra linguaggi artistici, mettendo in gioco il corpo e la voce, le visioni e i suoni, per raccontare l’ultima terribile notte di Penteo, ma anche per testare ancora una volta il valore comunicativo del teatro con forme di interazione artistica che ci rimandano ad un “artigianato-tecnologico” dal segno sorprendentemente innovativo.
Un lavoro di gruppo dunque, per quest’originale testo, che rappresenta un tentativo di variazione su uno degli innumerevoli motivi che compongono le ‘Baccanti’ di Euripide. Si è scelto questo argomento, non soltanto perché l’attività e la metafora della caccia sono molto presenti, ma anche quale metafora del meccanismo dello scontro tra persecutore e preda.
Si evidenzia quindi sostanzialmente  il tragico capovolgimento, nei rapporti di forza tra le due figure, là dove  lo stesso Dioniso, tra gli infiniti appellativi, è anche chiamato Zagreus, nel senso di Bacco cacciatore. Ma anche perché la caccia è qualcosa che rimanda immediatamente alle pratiche che si mettono in campo per circoscrivere l’enigma di questa tragedia.
‘La caccia’ rappresenta cioè il desiderio di accerchiare, stanare, catturare, proprio quell’entità che per eccellenza è inafferrabile: Dioniso appunto, coi suoi tratti ambigui di gioiosità e di annientamento. Le difficoltà e le contraddizioni a cui si perviene volendo centrare una volta e per tutte il bersaglio non verranno per di più mai occultate. Dioniso, che non si lascerà mai prendere, di fatto non compare sulla scena.
La caccia a Dioniso verrà data anche, su un altro versante, da un personaggio che apparirà più volte nel corso dello spettacolo: uno studioso del mondo greco. Il suo modo di agguantare l’essenza del testo in esame vorrebbe fondarsi sulle promesse di chiarimento che derivano da stratagemmi di natura critica e dal trattamento della materia mitica con espedienti legati alla scienza dell’erudizione.

Ma non è detto che la questione venga effettivamente esaurita soltanto tra le trame, per quanto suggestive, dei concetti che infittiscono le pagine dei commentari. Dioniso non appare, non si dà alla vista né degli adepti, né degli oppositori. E anche il suo corredo di emblemi ed attributi rischia di sopravvivere solo nel registro degradato dell’immagine seduttiva che solo per qualche istante fa balenare l’illusione di un compiuto appagamento.
In tal modo gli antichi cori cedono il passo ai ‘caroselli’. Al posto della voce della comunità che si compatta per risolvere un problema, per richiamare a una norma o per proporre un’etica condivisa, prende corpo un monito impersonale e mortifero che s’inoltra e frammenta la narrazione per imporre un oggetto di consumo.

Tormentato da una fortissima inquietudine, Penteo vorrà vedere a tutti i costi le donne che danzano sul monte Citerone. Una sua personale valutazione, dunque, che ci permette di seguire l’annebbiamento e la distorsione dello sguardo a cui va incontro in seguito alla febbre che lo spinge ad osservare da vicino le baccanti.
Le immagini proiettate sopra una lavagna attribuiscono così una certa evidenza alla realtà di quelle disfunzioni della visione (vertigini, allucinazioni, sdoppiamenti, sfocature) che altrimenti potremmo giudicare come semplici suggestioni senza oggetto. Le facoltà percettive di Penteo saranno infine compiutamente compromesse nell’istante in cui avverrà il ribaltamento, da cacciatore che guarda con la massima attenzione, a preda che viene guardata.
Un testo senz’altro di grande cultura, ma non sapremmo dire fino a qual punto recepibile per il fruitore di un teatro commerciale. Insomma chi si trova a fronte di questo spettacolo, se prima di sedersi in poltrona non s’è istruito con le note di regia, resta a dir poco sconcertato!

 

Teatro: Valle
Città: Roma
Titolo: La Caccia
Autore: Luigi Lo Cascio liberamente ispirato a ‘Baccanti’ di Euripide
Regia: Luigi Lo Cascio
uno spettacolo ideato da Nicola Console, Luigi Lo Cascio, Alice Mangano e Desideria Rayner
Interpreti: Luigi Lo Cascio e Pietro Rosa
Scene e art direction: Alice Mangano
Scene e disegni: Nicola Console
Suoni e montaggio video: Desideria Rayner
Musiche originali: Andrea Rocca
Disegno luci: Stefano Mazzanti
Ideazione sonora: Mauro Forte
Spettacolo vincitore del Biglietto d’oro per il teatro 2008
Durata: 100 minuti
Periodo: fino al 22 febbraio
Produzione: CSS Teatro Stabile di Innovazione del FVG