RADICALI ROMA

Al Teatro Belli di Roma “I Parenti Terribili” di Jean Cocteau

Al Teatro Belli di Roma “I Parenti Terribili” di Jean Cocteau

 

di Lucio De Angelis

 

Fino al 1^ marzo Adriana Martino cura al Teatro Belli di Roma la regia de “I parenti terribili” di Jean Cocteau, interpretati da Gloria Sapio, Valentina Martino Ghiglia, Felice Leveratto, Giuseppe Morteliti e Claudia Manini.

 

Lo spettacolo, che molti critici considerano la migliore opera teatrale dell’autore, mostra la farsa, il dramma, il tragico, il melodrammatico e il grottesco di vite governate da sentimenti di rivalsa, soffocate da un perbenismo di facciata: donne solo all’apparenza fragili, regine di cattiverie e di egoismi e uomini deboli, indifferenti ed altrettanto egoisti.

 

Cocteau scrisse questo testo per l’attore francese Jean Marais, che fu il primo interprete di Michel.

 

Lo scandalo del contenuto della pièce oggi é in gran parte svanito: chi può più impressionarsi di un padre e di un figlio che s’innamorano della stessa ragazza, di una madre un po’ troppo posseduta dall’amore per il figlio, di un’anziana signorina che spinge indirettamente la sorella al suicidio per potersi impossessare del cognato?

 

A resistere, a suscitare ancora sorprese e ammirazione é la gelida e ghignante sfrontatezza con cui la “mostruosità” della trama viene esibita.  “I Parenti Terribili” è un complicatissimo, morboso, drammatico intreccio di affetti e di relazioni incrociate tra i componenti di una bizzarra famiglia, che viene definita dai suoi stessi membri “il carrozzone”.
 
Yvonne è una madre possessiva, nevrotica che ha riversato il suo affetto dai tratti morbosi sul figlio, arrivando all’estremo gesto del suicidio per avvelenare la vita del giovane, per far coincidere la sua felicità con un dolore inestirpabile. Michel é il figlio, innamorato di una ragazza, anticonformista e leale, ma amante di suo padre. Completa “il carrozzone” il padre fallito e apatico ed, infine, la zia tessitrice attenta di trame di sentimenti, calcolatrice, vendicativa e pungente.

 

Sotto differenze borghesi si ritrova qui il dramma familiare dell’amore assoluto, folgorante e tragicamente impossibile. L’ordine anarchico della “madre-bambina” è quello di Antigone, l’ordine sociale della zia Leò e della ragazza Madeleine quello di Creonte. Tra i due ordini oscilla Michel, candido come il giovane Edipo, assassino involontario, questa volta, di Giocasta.

 

I personaggi sono spinti all’estremo con una sorta di esasperazione e di crudeltà, un inferno familiare, soffuso ora di pietà ora di ironia, che rende allucinato il vero, dilatandolo attraverso un intrigo di apparente vaudeville (troppo accentuata dalla Martino), a dimensioni quasi di tragedia.

 

Gloria Sapio dà tutta se stessa a una Yvonne davvero penosa, Valentina Martino Ghiglia, in parrucca per l’occasione, è una vibrante Lèo, Felice Leveratto è quell’inetto buono di George, infantile fino all’osso, eccessivo quando occorre, ma mai sopra le righe.

 

Un giovane Giuseppe Morteliti (Michel), infine, ha il compito di interpretare il personaggio più difficile da rendere credibile. Lui ci riesce bene, intrecciando con Yvonne (che Michel chiama morbosamente Sophie) un groviglio di sudiciume affettivo che stupisce per la sua bassezza (la grottesca scena dei baci sul collo e sulle orecchie è davvero inquietante).

 

Claudia Manini interpreta la giovane Madelaine, causa scatenante di quella tragedia che aspetta di compiersi fin dalle prime battute e regala più di un brivido di gelo al pubblico in sala, che ne esce ferito e appagato. 

 

La pièce nelle precise geometrie dei movimenti, nel ruotare dei personaggi al vertice di triangoli che continuamente si compongono e si scompongono, rivela la geometria nascosta di una società in disfacimento.

 

Scrivendola, Cocteau ha voluto – e ce ne ha lasciato egli stesso testimonianza – sfidare quel pubblico di élite per il quale aveva sempre lavorato, e stabilire un contatto, mediante un linguaggio meno esoterico, con le grandi folle. Il tentativo si rivelò felice, giacché “I Parenti Terribili” ha costituito uno dei più grossi successi ottenuti da Cocteau, autore drammatico.
 
Storico e memorabile l’allestimento di Luchino Visconti: in un’Italia sfigurata dalla guerra e ancora tagliata in due dalla Linea gotica, nel gennaio del 1945, il regista mette in scena l’opera all’Eliseo di Roma, che si rivela immediatamente con i caratteri del grande evento.

 

L’aura leggendaria che circonda lo spettacolo si giustifica a posteriori rivalutando l’impatto che ha avuto nel teatro italiano del dopoguerra. Tutti i contemporanei ebbero chiara coscienza del cambiamento epocale che si era verificato (indimenticabile la scena invasa dalle grida della fragile Yvonne, legata da passione incestuosa per il figlio).

 

Fra i tanti Gerardo Guerrieri e lo stesso Vittorio Gassman – di cui pure si narrano clamorosi scontri con il regista – riconobbero che quella messinscena rappresentava un avvenimento storico, segnando di fatto uno spartiacque tra due modi assolutamente diversi di concepire lo spettacolo e il lavoro dell’attore.

 

 
Teatro: Teatro Belli
Città: Roma
Titolo: I Parenti Terribili
Autore: Jean Cocteau
Regia: Adriana Martino
Interpreti: Gloria Sapio, Valentina Martino Ghiglia, Felice Leveratto, Giuseppe Morteliti, Claudia Manini
Scene e costumi: Anna Aglietto
Musiche:  Benedetto Ghiglia