RADICALI ROMA

Al Vittoria di Roma “Sunshine” di William Mastrosimone. di Lucio De Angelis

William Mastrosimone, pluripremiato autore americano che sa fotografare in modo ironico e incisivo la realtà, ha in scena al Vittoria di Roma fino al 1^ marzo un suo testo, “Sunshine”, per la regia di Giorgio Albertazzi con ad interpreti Sebastiano Somma e Benedicta Boccoli.
Il primo con particolare sensibilità e bravura interpreta Armando, rigoroso e tenero, un “principe azzurro in agrodolce” come lo definisce lo stesso regista, mentre la seconda  è Sunshine, giovane donna da salvare e redimere.
Un “pas-de-deux” che é una cronaca amara dell’impotenza e della solitudine. Una fine del prossimo, divenuto invincibile ed anzi propriamente intoccabile, se esso è la donna che, di là da un invalicabile schermo di vetro, fa mosse e dice cose per eccitare i sensi di un giovane separato da ogni finalità naturale, e figurarsi poi se c’è spazio per il sentimento, per l’amore. Almeno, sembra.
Tali luoghi ce ne sono in America e si chiamino Peep-show: tetri box, dove Sunshine, e donne come lei, inscatolata nel suo bugigattolo, è una dea della morte, perché lo squallido rito erotico cui essa induce celebra la morte della persona. Chi si rivolge a lei ha perso ogni coscienza della propria identità, è giunto al limite di ogni speranza in se stesso e nella vita, accetta la meccanicità degli atti più segreti e delicati, ha raggelato il proprio cuore e, insomma, ha degradato, mercificato l’esistenza.
Il contenuto di “Sunshine” non è, però,  la pornografia. Al contrario, perché, in effetti, la commedia si svolge fuori, nelle stanze di un paramedico sposato, ma praticamente separato dalla moglie. Dunque, solo.
In questa casetta di “single” piomba Sunshine, per sottrarsi alle busse del suo compagno. E siccome è assai migliore della professione che esercita, anzi è donna sensibile e spiritosa, e di rapida intelligenza, riesce ad estrarre magneticamente la verità della condizione umana nel suo provvisorio salvatore, il quale infine, cede al fascino indubbio della donna, che però gli sfugge non senza qualche buona ragione e riserbo interiori. Il “lieto fine” spreca un poco quanto era stato prima costruito sulla difficoltà di essere e di comunicare, pur nei termini approssimativi ed ovvi di una drammaturgia che non passa dalla psicologia ai valori dello spirito se non indirettamente.
Nel rincorrere i personaggi di questa favola post-moderna tra provocazioni e insulti, promesse e paure sbirciamo nelle pieghe del rapporto nato per caso tra Armando e Sunshine. Le storie  di vita di entrambi si definiscono davanti ai nostri occhi in una Genova dei nostri giorni, città portuale di arrivi e partenze, con la sua anima malinconica e schiva, ma ricca e vivace, luogo scelto per l’incontro in questa nuova traduzione, perché di Genova si vuole l’aria, i colori, gli umori.
Lui si aggrappa al senso che ha voluto dare alla sua vita, nel tentativo di non scivolare nel mondo di lei: Armando è uomo fragile dallo sguardo di lupo, che come Ulisse sembra non voler altro che riconquistare il suo nido, mentre lo sguardo spaurito ma sapiente di Sunshine lo scruta con un candore sempre più irresistibile.

 

I due si colpiscono a vicenda senza pietà. Crudeltà e tenerezza convivono in una messa in scena in cui gli spunti comici fanno da contrappunto melodico ad una partitura amara e spigolosa, per i gemiti ed i sussulti di anime sbandate.
L’arte sottile della seduzione ispira la regia, perché questo testo vive nel gioco delle parti e nell’osservare un uomo e una donna guardarsi, amarsi forse, temersi, rincorrersi, ferirsi, cercarsi.
E’ un’importante prova per Somma e la Boccoli, da cui ne escono assolutamente vincenti, perché sono loro lo spettacolo. Due anime in un recinto che giocano all’eros.
Le scene sono di Alessandro Chiti, con cui si é trovato un modo nuovo per illustrare il  luogo (sue sono state infatti anche le scene della bella versione del 1992 con la D’Abbraccio e De Rossi a Spoleto – regia di Mattolini).
Teatro: Vittoria
Città: Roma
Titolo: Sunshine
Autore: William Mastrosimone
Traduzione e adattamento Giorgio Albertazzi
Regia Giorgio  Albertazzi
Interpreti: Sebastiano Somma, Benedicta Boccoli, Francesco Montanari
Scene: Alessandro Chiti
Costumi: Mariolina Bono
Periodo: fino al 1^ marzo