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“Gli amanti perduti” : un bella pellicola commentata da Pier Paolo Segneri

Recentemente c’è chi ha scritto che “cinema è teatro”. Forse non è proprio così, ma è bello pensare che sia vero. Soprattutto quando ci sono dei film che sembrano avvalorare questa tesi fino a renderla credibile, palpabile, vera.
Una di queste pellicole è sicuramente un lontano film del 1945, ormai pressoché dimenticato dalle nuove generazioni, che la televisione non trasmette più. Forse tranne nel “Fuori Orario” delle profonde notti di rai tre.
Mi riferisco al meraviglioso “Les enfants du paradis” di Marcel Carné. Stupendo!
In Italia uscì con il titolo “Gli amanti perduti” ed il tema centrale di tutta la storia è l’amore, visto e svelato sia nel suo apparire più platonico e poetico, teso all’infinito, sia nei suoi aspetti più romantici, espressionisti, bui, reconditi, nascosti. Quindi indicibili e inconfessabili. Neppure a se stessi.
Il film è un grandioso affresco ottocentesco, omaggio alla grande letteratura romantica francese di Hugo e Balzac, sceneggiato da Jacques Prevert.
L’opera alla sua uscita conobbe un controverso successo in Francia e, considerata l’eccessiva lunghezza, uscì suddiviso in due episodi “Il boulevard del delitto” e “L’uomo in bianco”. In Italia il film uscì mutilato di ben 79 minuti.
Gli attori principali sono Arletty, Jean-Louis Barrault, Marcel Herrand e Pierre Brasseur, ma al centro c’è sempre il teatro, la scena, la maschera. Lì dove similitudini e metafore, finzioni e convenzioni, costumi e gesti trovano il senso più alto e nobile nella forma e nella bellezza del teatro e, dunque, del cinema.
La trama è complessa, ma bastano pochi elementi per capirne la forza e l’essenza: siamo nella Parigi del 1840, il mimo Baptiste Debureau (Barrault), romantico e malinconico, incanta le folle del teatro dei Funambules, commuovendo i ragazzi del loggione (Les enfants du paradis). Si innamora perdutamente di Garance, donna dal fascino inarrivabile (Arletty: “Je m’appelle Garance”), che per lui lascia Lacenaire (Herrand), bandito dandy. Ma Garance, dopo un po’, lascia anche il mimo. E i due innamorati si perdono… Si ritroveranno a distanza di molto tempo e fra loro si riaccende la scintilla. La notte d’amore con Garance porta all’estasi Baptiste, ma a carnevale gli amanti si perdono un’altra volta. Garance fugge per le strade tumultuose di Parigi, nel boulevard. Baptiste, disperato, la insegue. Senza speranza. Il film è vibrante di emozioni. Di una poesia inarrivabile.
L’amore viene indagato dal regista e dagli autori mostrando il conflitto tra il tema principale e il controtema che gli si oppone nelle sue varianti immutabili ed eterne: l’odio, il tempo, la gelosia, la passione, l’abbandono. Eppure la storia non si ferma a questa lotta tra opposti e scende fin nelle viscere del conflitto smascherando le sfumature dei vari intrecci possibili: l’indifferenza, la paura d’amare, il mutamento dei sentimenti, la fragilità dei legami, la volubilità delle passioni. Resta nell’ombra il dolore che si lascia quando il sipario di una storia d’amore si chiude sull’inganno di una messa in scena che ha avuto la forza di diventare realtà. Quando il teatro diviene vita stessa e il palcoscenico si è trasformato in verità. Una forza che solo l’amore possiede, anche quando la storia finisce, anche quando l’amore è nel suo momento più accecante. E rimane ancora aperto. Come una ferita. Viva. Dentro chi ha saputo amare. Malgrado la fuga di chi lo ha rubato e portato via.
Pier Paolo Segneri