Marco Pannella risponde al telefono cellulare dalla Cambogia, da una camera d’albergo di Phnom Penh, seconda tappa del viaggio che ha intrapreso per spiegare le ragioni del primo Satyagraha mondiale per la pace. «Sto compiendo un viaggio da pacifista radicale…». Poi, racconta, si è messo a leggere i giornali italiani su Internet e «così sono stato rincorso dalle terribili gesta di altri pacifisti, quelli… come dire? Più tradizionali».
Che sarebbero?
«Quelli che, ad Assisi, sabato mattina, hanno sfilato tenendo alto il ritratto di Nasrallah, gran capo di Hezbollah, e mostrando anche certe odiose foto che avevano già fatto il giro del mondo…».
Le foto dei bambini israeliani che appongono una piccola firma sulle testate di alcuni missili…
«Quei manifestanti hanno fatto della misera, stupida, sciocca propaganda. Come d’altra parte disastroso è quel pacifismo che, da sempre, cerca di mantenere un equilibrio impossibile tra aggredito e aggressore… spesso non capendo nè chi è l’aggressore, nè le ragioni dell’aggredito».
Ad Assisi, tra i manifestanti, c’era pure Mohamed Nour Dachan, il presidente dell’Ucoii, l’Unione delle Comunità e delle organizzazioni islamiche italiane…
«Quel signore che, con un annuncio a pagamento pubblicato da alcuni giornali, ha equiparato le stragi provocate dall’esercito israeliano a quelle volute dai nazisti… sì, lo so, lo so, c’era anche lui… ma a lui spero provveda il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, nell’ambito della consulta per l’Islam italiano. Tuttavia mi sembra piuttosto evidente che talune presenze, e taluni tragici cartelloni, abbiano segnato ad Assisi un momento di crisi del cosiddetto movimento pacifista italiano».
Che genere di crisi è, Pannella?
«Intanto lo è di argomenti. Vogliono essere equidistanti, poi però alcuni di loro sfilano dietro alla faccia barbuta del leader di Hezbollah… Ma non solo: la crisi è leggibile anche nei numeri. All’iniziativa organizzata dalla Tavola per la Pace c’erano poche centinaia di persone e non vuol dire niente che siamo ad agosto, non è una spiegazione. Intanto perché ai tempi delle prime marce, e io c’ero, si sfilava anche d’estate, e poi perché su un tema come questo, con il detonatore mediorientale innescato, ci sarebbe dovuta essere una mobilitazione naturale e ben maggiore».
Invece le defezioni sono state numerose e autorevoli.
«Sono rimasto sorpreso anch’io… l’assenza di Gino Strada e di padre Alex Zanotelli… poi quella certa sinistra rifondarola vicina al mondo no global… e non solo loro, anche le altre organizzazioni, sigle come l’Arci, ad esempio, se vogliono possono portare in piazza pullman e pullman. Invece, niente».
Pannella, soluzioni? Percorsi?
«Occorrono iniziative politiche. È tempo perso, e perso pericolosamente, continuare a stare dietro a quella tipologia di pacifisti. Il pacifista, storicamente, proprio per questa sua esigenza di voler essere neutrale, non si accorge, non vede… Poi si fa presto a dire che la Prima guerra mondiale scoppia perché a Sarajevo viene ucciso in un attentato un arciduca… O che la Seconda è colpa di Hitler, quando lo stesso Hitler, per anni, era stato lì a minacciare, a dar sfoggio di potenza militare…».
Quindi?
«Iniziative concrete. Come quella, la sto ripetendo in giro per il mondo, di avviare subito le procedure d’ingresso di Israele nell’Unione europea. Si tratta, com’è chiaro, d’un obiettivo strumentale…».