RADICALI ROMA

Addio al Concordato, l'alt di Prodi

Il Professore boccia la proposta sulla laicità dello Stato avanzata da Sdi e radicali: «Non è nel programma dell’Unione».
ROMA – Giù le mani dal Concordato. E’ questo il senso dell’intervento di Romano Prodi che rispondendo a Sdi e radicali che avevano rilanciato la questione della laicità dello Stato pianta i paletti nel recinto del centrosinistra sul tema dei rapporti Stato-Chiesa.
L’ALT DEL PROFESSORE – «Quello del Concordato – mette in chiaro il Professore – è un tema che non è e non sarà all’ordine del giorno del programma dell’Unione». Parole che sgombrano il campo dagli equivoci rimbalzati dopo l’uscita del segretario socialista Boselli. Intervenendo alla trasmissione «Otto e mezzo» Boselli si era detto convinto che il «Concordato vada superato».

Il leader Sdi, vicino a stringere un accordo elettorale con i radicali di Pannella, spiegava così il senso della sua proposta: «Il Concordato ha fallito il suo obiettivo fondamentale, cioè risolvere la questione vaticana. Oggi ci ritroviamo – prosegue Boselli – con una religione di Stato, finanziata come tale, e con le gerarchie d’Oltretevere che svolgono un ruolo politico, intervenendo sulle leggi che il Parlamento sta approvando».

RADICALI: COME IN AMERICA – Posizione sottoscritta dal radicale Daniele Capezzone che dal Congresso nazionale del partito che si è aperto a Riccione interviene per ribadire il superamento del regime concordatario. «A questo problema do una risposta tutta americana. Là non mi risulta – afferma Capezzone – che esistano ordinamenti funzionanti in cui le gerarchie di una confessione religiosa, da una parte godano di privilegi particolari, 8 per mille, esenzioni Ici, insegnanti scelti da loro stesse e pagati dallo Stato, straordinaria presenza sugli organi informativi sul servizio pubblico, e dall’altra pretendano di entrare a gamba tesa nell’agone politico di quel paese».

29 ottobre 2005