RADICALI ROMA

Al Teatro dell’Orologio, “l’allegra catacomba”, è in scena “Il fantasma di Canterville”. di Lucio De Angelis

“Il mondo ha sempre riso delle proprie tragedie, dato che questo è il solo modo di sopportarle. E, di conseguenza, tutto quello che il mondo prende sul serio, appartiene al lato comico della vita.”     O. Wilde

 

Annalisa Biancofiore, ‘colonna portante’ dell’ ‘allegra catacomba’, come definisce Mario Moretti il suo Teatro dell’Orologio di Roma, fino al 22 marzo nella Sala Gassmann adatta e dirige i più che bravi Giulia Adami, Alessandra Ingami, Silvia Morganti, Elisa Pavolini, Alberto Querini e Gabriele Sisci ne “Il fantasma di Canterville” del grande Oscar Wilde.
 
In una cornice fiabesca, resa ancor più ricca da una musica accattivante con le canzoni interpretate dal vivo dai cantanti-attori, la regista mette in scena lo scontro tra l’America pratica, ottusamente moderna, fiduciosa e il pathos romantico della vecchia Inghilterra, con le sue tradizioni e i suoi castelli, popolati da polvere, ragnatele e logori fantasmi.

 

Pubblicato per la prima volta sulla rivista ‘Court and Society Review’, il celebre racconto umoristico ebbe un enorme successo e alcuni elementi della storia sono entrati nell’immaginario popolare. Ne sono stati realizzati numerosissimi adattamenti per il cinema, la televisione e il teatro ed é una parodia delle storie di fantasmi.

 

Un uomo d’affari americano, Hiram B. Otis, si trasferisce in Inghilterra insieme alla famiglia, andando ad abitare nel castello di Canterville, ben sapendo che tale castello è infestato da fantasmi. In particolare, la famiglia viene a conoscenza del fantasma dell’antico proprietario, Sir Simon di Canterville, che uccise la moglie Lady Eleonore di Canterville e poi scomparve nel nulla.

 

Deciso a far scappare i nuovi proprietari dal suo castello, il fantasma tenta di spaventarli in tutti i modi, ma invano. Gli Otis, infatti, non sono per nulla spaventati e rispondono ironicamente a ogni tentativo fallito del fantasma (il quale fa apparire macchie di sangue, rumoreggia con le sua catene, ulula la notte). Infine, la famiglia Otis instaura un certo rapporto con lo spettro il quale, proprio grazie alle loro preghiere, ottiene il perdono divino.
 
Nel racconto la dicotomia tra attualità e tradizione, tra razionalità e fantasia, tra materialismo progressista e pathos romantico sono incarnati da un eroe, il fantasma, ormai logoro e vecchio, e un anti-eroe, Hiram Otis, acquirente del vecchio castello inglese smodatamente fiducioso nel progresso e nella ricchezza.

 

La sua famiglia ha acquistato il castello per vanità e riduce il gotico baluardo del romanticismo nordico ad un rudere contemporaneo in stile kitsch, sostituisce vecchie polveri e ragnatele con tende e pareti color confetto, libri da museo con enciclopedie moderne raccolte per corrispondenza. In mezzo a tale sfoggio di superficialità si distingue Virginia Otis la figlia maggiore, che riesce ad elevare la propria protesta manifestando una sensibilità sconosciuta al mondo nel quale è stata allevata.

 

Il testo è interessante perché affronta temi quali gli eccessi del consumismo che portano a ragionare in termini esclusivamente pubblicitari, l’importanza attribuita principalmente a ciò che si ha piuttosto che all’essenza delle cose, l’immaginario reso sempre più angusto a causa del culto che il secolo di Wilde (e anche il nostro) ha dedicato al progresso materiale.

 

Sono questi alcuni fra i temi che lo spettacolo affronta in una chiave divertente e giocosa che ben si adatta anche ai ragazzi, i quali hanno occasione in tal modo di assistere ad un classico della letteratura in forma teatrale e pertanto più diretta, in forma talvolta comica tanto da accrescerne l’interesse.

 

Lo spettacolo, infatti, gioca con i personaggi, si prende gioco di loro esaltandone le caratteristiche più essenziali, ironizza senza banalizzare, mantenendo vivo l’alto intento di sottolineare la mostruosità degli Otis, il candore e la determinazione di Virginia, il dramma del fantasma che diventa la vittima sacrificale dei dispetti dei due gemellini.

 

È facile che i ragazzi si identifichino in chi si prende gioco di ciò che è antico, in chi chiama “rudere” tutto ciò che non è tecnologico, ma nella chiave dello spettacolo ci si ritrova a simpatizzare per la signora Umney, vecchia governante ed unico baluardo delle tradizioni rimaste nel castello, per il fantasma, costretto ad escogitare ogni genere di trucco per riuscire a spaventare gli Otis, per Virginia che riesce a distinguersi e a svelare il segreto della profezia di Canterville.

 

Il romanticismo antico delle tradizioni inglesi e il pragmatismo caratteristico della popolazione americana si incontrano, si confrontano e si scontrano creando esilaranti momenti sospesi nel tempo sulle note delle musiche di Stefano De Meo.
 
Teatro: Teatro dell’Orologio  Sala Gassmann
Città: Roma
Titolo: “Il Fantasma di Canterville”
Autore: Oscar Wilde
commedia musicale in un atto adattata e diretta da Annalisa Biancofiore
Interpreti: Giulia Adami, Alessandra Ingami, Silvia Morganti, Elisa Pavolini, Alberto Querini, Gabriele Sisci.
Musiche: Stefano De Meo
Periodo: fino al 22 Marzo