RADICALI ROMA

Al Teatro dell’Orologio un’emozionante Cristina Aubry in “Al Pacino” racconto teatrale di Pierpaolo Palladino. Di Lucio De Angelis

di L.D.A.

 

A repliche ultimate scrivo di “Al Pacino” andato in scena alla Sala Artaud del Teatro dell’Orologio di Roma.

 

Questo racconto pieno di poesia di Pier Paolo Palladino è magistralmente interpretato da Cristina Aubry che, emozionando, ha quasi materializzato il testo.

 

La vicenda comincia con Clara, una ragazza romana, che si presenta a Cinecittà a proporsi come comparsa per il set del famoso film “Padrino parte III°” diretto da Coppola e interpretato dal grande attore.

 

Lei è solo un volto nella folla, ma casualmente si imbatte proprio nel divo, a cui fa una tale impressione da essere assunta alle sue dipendenze come segretaria particolare.

 

Si trova quindi per tutto il periodo delle riprese a vivere fianco a fianco con lui e con il suo cane Lucky Boy, a gestirne il camerino e ad essere il filtro tra lui e il resto del mondo.

 

Una responsabilità semplice quanto angosciante per una ragazza non in carriera, che bada al proprio dovere come unica ancora di salvezza in un mondo a lei estraneo.

 

L’orgoglio della ragazza e le ritrosie di Al fanno nascere tra i due di volta in volta slanci di tenerezza e senso di disagio, che aumentano col passare dei giorni, via via che la confidenza tra i due rischia di farsi più intima.

 

Il mito è tale se contemplato a distanza, da vicino resta solo l’uomo, ed é qui che nasce la storia di un rapporto singolare ma possibile.

 

“È un fatto realmente accaduto – spiega Palladino – : Nadia, questo il nome vero della ragazza, è la ex fidanzata di un mio compagno di scuola e, nonostante non fosse per nulla interessata al mondo dello spettacolo, riuscì ad avere quell’incarico. Lavorava per il servizio del catering, che serviva Cinecittà, e risultò simpatica all’attore, anzi prima al suo cane”.

 

Il racconto teatrale si avvale delle musiche tratte dalla trilogia de ‘Il Padrino’ di Nino Rota e altri brani di Dean Martin e della bella interpretazione della Aubry che, sola e a piedi nudi, su una poltrona girevole, attraverso la narrazione della relazione che intrattiene con il divo, parla e smitizza il cinema da un divano di un camerino, dove si accomodano pure Coppola e Andy Garcia.

 

La Aubry dà perfettamente il senso di inadeguatezza che Clara ha nei confronti di un mito visto da vicino. Lui, introverso e nevrotico, ha bisogno di una balia, di una sorta di protezione e lei, assolutamente ligia al dovere, lo appaga servendogli caffè, visto che lui si sta disintossicando e non può bere alcoolici.

 

Per tutto il periodo delle riprese vive fianco a fianco con l’attore e con il suo cane Lucky Boy, ne gestisce il camerino ed é il filtro tra lui e il resto del mondo. Pure Madonna per parlare con Pacino deve passare attraverso la sua mediazione. 

 

Ragazza di una tipica famiglia popolare romana, Clara ad un certo punto desta curiosità e interesse nell’attore, che vorrebbe pure andare a cena a casa dei suoi genitori oppure condurla in giro per Roma by night con tanto di autista. Ma lei rifiuta sempre e ancora oggi, forse, s’interroga se ha fatto bene o male a comportarsi così.

 

Un teatro da camera, quindi, in cui, solo evocati, diventano protagonisti un cagnolino maleducato, una macchinetta da caffè, capi comparse, autisti della produzione, ma soprattutto il Divo, con le sue idiosincrasie, problemi, e, persino, tenerezze, all’interno di un rapporto che si fa anche confronto, sempre corretto, e arriva a muoversi sui confini di un certo coinvolgimento. Un teatro semplice, da camera, un teatro leggero basato sulla parola. 

 

Teatro: Teatro dell’Orologio / Sala Artaud
Città: Roma
Titolo: Al Pacino
Scritto e diretto da Pierpaolo Palladino
Interprete: Cristina Aubry
Musiche tratte dalla trilogia de Il Padrino di Nino Rota
e altri brani di Dean Martin