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All’India di Roma il pluripremiato “Angels in America – Si avvicina il millennio” di Lucio De ANgelis

All’India di Roma il pluripremiato “Angels in America – Si avvicina il millennio”

 

di Lucio De Angelis
 
“Angels in America – Si avvicina il millennio” il tanto atteso spettacolo di Ferdinado Bruni ed Elio De Capitani, tratto dal dramma dello statunitense Tony Kushner, é in scena al Teatro India fino al 29 marzo. Questo bestseller del teatro statunitense, che ha fatto incetta di premi sia al suo debutto newyorkese che nella versione televisiva guidata da Al Pacino, ha portato fortuna anche ai registi e alla compagnia dell’Elfo.

 

Con questa prima parte di “Angels in America”, coprodotta con ERT/Emilia Romagna Teatro Fondazione, Elio De Capitani e Ferdinando Bruni hanno da subito ottenuto il Premio ANCT (Associazione Critici di Teatro) “per la regia che segue uno sviluppo scenico più vicino all’allegoria che alla semplice metafora: dilata l’ampia scena oltre se stessa con virtuali proiezioni cinematografiche di grande effetto, con livelli sonori a volte alterati, che riescono a restituirci tanti piani di realtà, da quelli più chiaramente onirici a quelli di un realismo più tragico e concreto, in un insieme di grande intensità emotiva”.

 

A questo riconoscimento sono seguiti due Premi Ubu 2007, il Premio Hystrio 2008 alla regia e due Premi ETI-Gli Olimpici del Teatro 2008, come miglior regia e miglior spettacolo di prosa. La seconda parte, “Perestroika”, debutterà nell’ottobre 2009 al Festival Vie, Scena contemporanea di Modena.

 

Il sottotitolo esplicito dello spettacolo, “fantasia gay su temi nazionali”, non sintetizza tutta la ricchezza di questa saga provocatoria: l’autore affronta di petto il tema dell’identità, ma non per esaurirlo sotto il profilo sessuale, bensì per sondarne in profondità tutte le componenti, razziali, religiose e culturali, e per dipingere un mondo – il nostro – nel quale gli esseri umani faticano disperatamente a riconoscersi e accettarsi con consapevolezza e dignità.

 

La pièce, diventata un autentico “cult” della scena gay internazionale, risale al 1990 ed è ambientata nella New York del 1985, in piena era reaganiana. E dunque, risulta abbondantemente datata. I principali problemi che affronta – quelli relativi alla politica, alle confessioni religiose minoritarie e, in specie, all’Aids e all’omosessualità – si pongono oggi in maniera molto (e in qualche caso radicalmente) diversa da come si ponevano a Kushner ventidue anni fa.

 

In particolare, non è pensabile che, dopo la faccenda delle Torri Gemelle, negli Stati Uniti siano in parecchi a considerarsi depositari della verità. Né, fortunatamente, si prova più vergogna o timore a pronunciare la parola “gay”, come accade a Louis e a Joe nel primo atto.

 

I due testi raccontano le vicende sentimentali e i conflitti di due coppie: la relazione gay tra Prior Walter, che scopre di essere malato di AIDS, e Louis Ironson e il matrimonio fra l’avvocato mormone Joe Pitt e Harper, giovane moglie depressa; le loro storie s’intrecciano a quelle dell’avvocato Roy Cohn, perverso faccendiere, e di Belize, infermiere professionale ed ex travestito. Sono tutti rappresentanti del melting pot della Grande Mela, emblemi attuali e universali di un’umanità dolente.

 

Il registro della quotidianità, la concretezza del dolore e della malattia descrivono solo in parte questo testo immaginifico e barocco, nel quale gli angeli non sono quelli consolatori che volano sopra il cielo di Berlino, ma esseri grandiosi, narcisisti e un po’ hollywoodiani, che hanno il compito di trovare colui che più di ogni altro sappia aprire gli occhi su quest’epoca confusa e infelice, orfana di ideologie e di ideali.

 

La regia di Bruni e De Capitani neutralizza la datazione delle parole e delle analisi di Kushner, puntando sull’aura mitico-simbolica e sull’impianto rituale che costituiscono i pregi maggiori del testo, come nella sequenza iniziale: a illuminare il discorso funebre del rabbino Chemelwitz sono chiamate, secondo la tradizione ebraica, le fiammelle della menorah, ma il candelabro a sette bracci compare solo nel video proiettato sulle pareti. È un’immagine e, quindi, per l’appunto un simbolo.

 

Al contrario arrivano gli eccessi fastidiosi, quando si raccontano le crisi parallele (e speculari) della coppia omosessuale e di quella etero: da un lato Louis e Prior, divisi dall’Aids che infetta il secondo, e dall’altro Joe e Harper, divisi dalla depressione di lei. E tanto le sofferenze e le paure di Prior quanto le sortite isteriche di Harper prendono, talvolta, la strada di un urlare scomposto che non è esattamente il mezzo più adatto per suscitare l’emozione.

 

Lo scenografo Carlo Sala si è ispirato all’ambiente essenziale del Teatro delle Passioni di Modena, fatto di nude mura di mattoni chiari: si crea così uno spazio ampio e semivuoto, dove vengono introdotti pochi elementi essenziali, luogo ideale per le immagini video di Francesco Frongia, capaci di trasformare la scena ora nello skyline che domina Central Park, ora  nel panorama di Salt Lake City, nei cumuli di ghiaccio dell’Antartico, in bilico tra realtà e allucinazioni mentali.

 

Il cast è guidato da Elio De Capitani, che ha vinto il Premio Ubu 2007 come attore non protagonista per il ruolo di Roy Cohn, personaggio realmente esistito, pupillo di MacCarthy, il senatore che scatenò la caccia alle streghe che infangò la storia degli Stati Uniti nel dopoguerra. Insieme a lui un gruppo affiatato di attori tra i trenta e i quarant’anni: Edoardo Ribatto nel ruolo centrale di Prior, Umberto Petranca in quello di Louis per il quale ha vinto l’Ubu come attore under 30, Elena Russo Arman e Cristian Maria Giammarini, già interpreti di molti spettacoli dell’Elfo, Fabrizio Mattini, oltre a loro due volti  storici della compagnia, Ida Marinelli e Cristina Crippa.

 

Le 3 ore abbondanti di “Angels in America” non affaticano, però, lo spettatore, preso dalla notevole presenza scenica degli attori (nessuno che veramente non convinca rispetto agli altri) e dal buon ritmo che registi del calibro di Bruni e De Capitani hanno saputo infondere nello spettacolo.

 

“Si avvicina il millennio” è incentrata sul dramma del crollo del vecchio mondo; in essa si insiste sul tema della disgregazione della coppia, della malattia incurabile, della solitudine e della violazione delle leggi.

 

La seconda parte, “Perestroika”, presenterà la nascita del nuovo mondo e le speranze legate ad essa: i personaggi si incroceranno secondo dinamiche impreviste, si creeranno nuove comunità, anche la morte di un personaggio negativo come Roy non sarà segnata dal marchio della solitudine (la preghiera del correligionario Louis al suo capezzale su richiesta di Belize),  Prior continuerà  a vivere e guarderà avanti nonostante tutto.
 
 
Teatro: Teatro India
Città: Roma
Titolo: “Angels in America, si avvicina il millennio”
Autore: Tony Kushner
Traduzione: Mario Cervio Gualersi (edita da Ubulibri)
Regia: Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani
Interpreti: Elio De Capitani, Ida Marinelli, Elena Russo Arman, Cristina Crippa, Cristian Maria Giammarini, Edoardo Ribatto, Fabrizio Matteini, Umberto Petranca
Scene Carlo Sala
Video: Francesco Frongia
Costumi: Ferdinando Bruni
Luci: Nando Frigerio
Produzione: Teatro dell’Elfo/Teatridithalia – ERT/Emilia Romagna Teatro Fondazione
Periodo: fino al 29 marzo
Premio ANCT (Associazione Critici di Teatro) 2007,
Premio Ubu 2007 per l’Attore non protagonista e per il Nuovo attore under 30, Premio Hystrio alla regia 2008
Premio ETI – Gli Olimpici del Teatro 2008 per la Miglior regia e il miglior spettacolo di prosa