La nuova Europa? Deve essere laica, suggerisce Giuliano Amato. Che attacca chi usa (ed ha usato) la scusa delle «ragioni cristiane» per escludere clii non è gradito. ”Occorre includere, non escludere”, sostiene, e guardare non ai nostri confini ma a quello che avviene fuori, attorno a noi. Lo stop alla Costituzione europea e lo smarrimento che ne è seguito è certamente un colpo pesante: Emma Bonino lo descrive come un «sentiero smarrito» che oggi ci obbliga ad «uscire dagli stereotipi di un europeismo usurato e logoro».
A Ventotene si ricordano i vent’anni della morte di Altiero Spinelli, il padre del federalismo europeo, e il tema-Europa è d’obbligo. Il neo-ministro dell’Interno è convinto che «con il governo Prodi si riprenda il cammino per il rafforzamento delle istituzioni europee». A suo parere «l’Unione europea uscirà dalla crisi non se rinuncerà alle sue missioni ma se le porterà avanti». A cominciare dal «bisogno enorme di pace».
Il suo è un discorso molto appassionato, e la platea gli tributa applausi tra i più calorosi. «Occorre includere, non escludere – insiste -. Come del resto il messaggio cristiano nelle sua universalità dovrebbe essere inteso da chiunque non ne faccia un uso personale e lo prenda per quello che dice da oltre duemila anni». Ed è anche per questo che dal nuovo governo italiano dice di aspettarsi «che cancelli al più presto il richiamo alla capacità di assorbimento come pre-requisito per l’ingresso di Paesi che stanno aspettando di entrare in Europa e che vorrebbero entrare e riprenda il cammino per il rafforzamento delle istituzioni europee».
Si è perso tempo, ma non è il caso di «abbandonarsi a facili scetticismi o allarmismi». La lentezza della costruzione europea non lo spaventa. «Mi spaventa – dice – chi rivendica le radici cristiane dell’Europa, per escludere e non per includere chi chiede di farne parte; quando proprio l’inclusione è il messaggio universale del Cristianesimo», così come lo spaventano «quanti leggono il no franco-olandese alla Costituzione europea come giustificazione per la propria liberazione dalle responsabilità europee».
Ma «molti di quei no – sottolinea l’ex vicepresidente della Convenzione europea – chiedono più Europa e non meno e la leadership dell’Ue deve consentire che i no si convertano in sì dando risposte efficaci».
Quella sull’isola pontina non è la prima uscita pubblica del solo Presidente della Repubblica. Anche per Amato, Emma Bonino e per i1 nuovo responsabile dell’Economia, Tommaso PadoaSchioppa, è un debutto, una prima. Ognuno porta la sua testimonianza, ognuno offre un contributo, uno spunto per rileggere a oltre 60 anni di distanza il «manifesto» scritto qui da Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni ai tempi del confino. Documento attualissimo, una «guida valida ancora oggi», ripetono in tanti alternandosi dal palco allestito in piazza Castello. Secondo Emma Bonino, da poco nominata ministro per il Commercio internazionale e gli Affari europei «il Governo Prodi è calibrato per persone e per programmi per affrontare l’agenda degli appuntamenti europei che non sono appuntamenti di politica estera ma di politica internazionale». A suo parere «è necessario che l’Unione cammini uscendo da vecchi schemi superati e logori e non penso certo dicendo questo al Manifesto di Spinelli e Rossi – ha spiegato Bonino – che mi sembra il testo più attuale perché parla più che di auropeismo di federalismo europeo. Noi viviamo in tempi difficili ma non così drammatici come i loro, non vedo perché dovremmo fermarci, io cercherò di mettercela tut ta». Poi ispirandosi a quel «grado di follia» che anche Spinelli consigliava sempre di portare con sé il ministro radicale lancia una proposta: «Vorrei che il Manifesto di Ventotene fosse tradotto in arabo e corredato di note critiche – azzarda – perché l’idea che la pace si fa tra gli Stati e non solo negli Stati è un grande insegnamento da portare».
Padoa-Schioppa, a Ventotene non parla da ministro dell’Economia ma da presidente di «Notre Europe», la fondazione creata da Jacques Delors che ora lascerà. Per questo si tiene alla larga dalle questioni economiche di stretta attualità, cita solo l’ex presidente francese della commissione, il suo coraggio, la sua grande visione ed il suo grande realismo che al pari di Spmelli contraddistinguono chi è al tempo stesso «capo» (che sa decidere ed accettare anche ciò che si può ottenere in quel momento), e «consigliere», capace cioè di guardare lontano. Così è stato per l’Atto unico europeo dell’86 come per la liberalizzazione dei mercati finanziari di due anni dopo che gettò l« basi per la creazione dell’euro e fece compiere un balzo impensabile alla costruzione della casa comune europea. Legge un passo dell’autobiografia di Spinelli e si commuove: troppo forte ancora oggi è l’intreccio di storie personali. «L’Europa – afferma convinto Padoa-Schioppa – può superare l’attuale momento di difficoltà». La via da seguire è già scritta: è la lezione di Spinelli.