RADICALI ROMA

Amnistia. Marco Pannella: “Sarà una lunga marcia di Natale”

  Questa volta Pannella ha la sensazione che qualcosa si è messo veramente in moto. Questa volta la Marcia di Natale, organizzata dai radicali con Marco Pannella in testa, la marcia per l’amnistia sembra andare nella direzione giusta. Ieri, Furio Colombo ha spiegato ai lettori perché questa è una buona iniziativa, e perché questo paese ha bisogno di “simboli”. Oggi Marco Pannella racconta che ci saranno i senatori a vita. Da Cossiga ad Andreotti a Napolitano, e che ci saranno i senegalesi, e gli agenti di custodia.
 
E che la partenza da Castel Sant’Angelo ha un valore simbolico, è come raccogliere il testimone di Giovanni Paolo II e portarlo fino a Regina Coeli, e poi nei palazzi del potere. Ma il suo ottimismo va di pari passo con le difficoltà a tenere aperto un dialogo con le forze politiche e con quelle che lui chiama le oligarchie del potere. In un paese cambiato in tutto, tranne che in queste cose.
 
Marco Pannella, partiamo da qui: che paese è diventato questo?
“Al livello fattuale è diventato un paese fuori dalla propria legalità. Condannato a più riprese e solennemente dalla giustizia europea: 108 richiami e condanne. Il peggioramento di questo stato di cose comincia nel 1980. Tu capisci che è un eufemismo dire che sia in pericolo lo stato di diritto”.
 
E invece qual è il termine più giusto?
“Che il nostro “non è” uno stato di diritto. E’ uno stato classista. Non vuole l’amnistia ma accetta la prescrizione. Che è un’amnistia, ma un’amnistia di classe”.
 
Perché dici che è di classe?
“Perché senza pagare dei buoni avvocati non si arriva alla prescrizione. A questo aggiungi che l’Italia è diventata la prima – con grande stacco delle altre – delle nazioni europee che non dà attuazione nemmeno alle pene e alle condanne che infligge. Dunque immagina il paradosso”.
 
Nelle carceri condizioni intollerabili, la lentezza dei processi, la volontà di ignorare il problema come qualcosa che non ci riguarda…
“Questo produce una situazione intollerabile. La detenzione è criminogena, e non di recupero. E qui c’è un immenso problema sociale. Ce lo dicono le cifre. Sono nove milioni i processi in corso. Quante persone riguarda? E quante persone hanno riguardato negli ultimi dieci anni? !ui c’è un problema sociale inedito perché riguarda il vissuto di una generazione. E non è un caso che in 60 anni non ci sia stato né un girotondo, né la grande manifestazione di cantanti, sindaci e via dicendo…”.
 
E cosa vuol dire?
“Che quella delle carceri è gente che non ha voce. E che la politica è indifferente a questo”.
 
Tu accusi anche il centro-sinistra di questa indifferenza.
“Tu hai visto da parte degli esponenti politici del centro sinistra una risposta convinta e entusiasta questa marcia? Io l’ho detto: una volta di più noi radicali siamo colpevoli di essere sulle stesse posizioni del centro sinistra per le prossime elezioni. Posizioni, non programma”.
 
Non programma perché?
“Perché non siamo stati invitati nemmeno a leggerne una fotocopia. Noi non siamo in condizione nemmeno di parlare, al telefono, con la classe dirigente, lo stato maggiore DS. A me accade la stessa cosa, tranne i rapporti personali che ho avuto con Enrico Berlinguer, tra il 1971 e il marzo 1974. Eppure noi radicali siamo i naturali portavoce del popolo DS”.
 
Vuoi dire che non parlate con i vertici dei DS?
“Neanche al telefono, non ce li passano. Ma se c’è un popolo DS noi ne facciamo parte. E questo loro lo temono, temono l’aria aperta e temono il conflitto”.
 
La manifestazione di Natale è stata aperta.
“Ma scusami tanto. Oggi, le statistiche ci dicono che saranno riconosciuti innocenti il 40 per cento di quelli che stanno a vivere sequestrati dentro le carceri italiane, e vendono considerati delinquenti. Eppure questo scandalo è come soffocato dall’oligarchia partitocratrica”.
 
Ti senti solo?
“Beh, sento una fatica notevole. Ma sai, l’industria, chiamiamola così, che produce eventi politici, non ha mai fatto una manifestazione sulla giustizia. Allora la Marcia di Natale sarà un altro bell’esperimento. Se a Natale ci sarà una quantità sufficiente di gente, allora qualcosa potrà accadere”.
 
Non pensi che la gente dica: ecco l’ennesima manifestazione di Pannella?
“Non credo, anche perché di quello che faccio io passa solo l’1 per mille. Questa volta ho la sensazione che ci sia un’accelerazione. Hai mai visto Giorgio Napolitano a una manifestazione non ufficiale? Anche lui ci sarà”.
 
E i giornali?
“A parte voi de “l’Unità”, che ci siete al fianco, solo il “Corriere della Sera” ha impedito che tutto questo passasse sotto completo silenzio”.
 
Televisione?
“Bah, sai, se avessimo un paio di “Porta a porta” o un “Ballarò”, tutto potrebbe essere diverso”.
 
Neanche a “Ballarò” ti hanno invitato?
“Non siamo mai andati a “Ballarò” né io né Emma Bonino. Ma ne faremo a meno”.
 
In questi giorni hai affrontato anche il caso Sofri, un altro tema importante sulla giustizia.
“Andrò a trovare Adriano Sofri il 24 dicembre. Purtroppo il presidente della Repubblica è stato beffato e ingannato dai suoi consiglieri: è stato creato un conflitto di poteri che non è mai esistito. Perché il presidente non ha mai firmato la grazia a Sofri, e dunque il ministro della Giustizia non ha potuto esercitare quel potere di veto che ritiene di avere. Il conflitto di poteri non si è ancora palesato. E poi, hanno tentato di tutto per evitare che Sofri fosse graziato in tempo per candidarsi alle elezioni”.
 
A proposito di elezioni. Siete pronti per la campagna elettorale?
“Noi vogliamo Prodi al governo. Lo abbiamo detto. E ci siamo presi soltanto degli insulti dal centro-sinistra. Da Mastella innanzitutto. Neanche alla Fabbrica di Bologna ci hanno mai invitato. Neanche a un tavolo come osservatori, anche solo seduti in fondo…”.
 
Generale diffidenza.
“Chiamala ripulsa, non diffidenza. I DS non ci trattano da compagni, ma ci guardano come fossimo una tempesta che si avvicina. Ma stai tranquillo, la base dei DS sorride quando ci incrocia”.
 
Ti auguri che ci sia, questa base, il giorno di Natale?
“E’ più di una speranza”.