RADICALI ROMA

Andreotti: «Mi inchino a Ruini e non voterò»

Il senatore aveva annunciato il «no» nei referendum sulla fecondazione

da www.corriere.it

Andreotti: «Mi inchino a Ruini e non voterò» «La Chiesa chiede compattezza per spiegare che embrione è vita. Prodi decide secondo coscienza? Bisognerebbe farlo sempre»

Presidente Andreotti, nel mondo cattolico c’è un ripensamento. Vescovi e intellettuali decisi a votare no al referendum considerano ora di astenersi. E lei?

«Ho cambiato idea. Non parteciperò al referendum per abrogare la legge sulla fecondazione assistita. Resterò a casa, seguendo l’indicazione del presidente dei vescovi italiani».

L’appello di Ruini era già stato formulato quando lei, due mesi fa, disse che sarebbe andato a votare.

«E’ vero. In un primo tempo ho ritenuto di restare fedele al principio, sempre enunciato dai cattolici in politica, secondo cui partecipare al voto è un dovere».

Il principio non è più valido?

«No, su questo non ho cambiato idea. Ma nel frattempo c’è stato uno schieramento molto ufficiale da parte della Conferenza episcopale. E in questi casi fare il libero battitore a me non piace. Non sono un protestante. E mi inchino. Sono convinto che una certa compattezza del mondo cattolico sia utile anche al Paese, in questa fase in cui il concetto di modernità pare in libera uscita».

Che cosa intende?

«Pare che la modernità coincida con l’assenza di regole. Sembra che diventi norma ciò che è anormale; e una persona normale è considerata un eccentrico. Di fronte a una situazione del genere occorre unità. Occorre difendere il concetto della vita. E’ un tema molto complesso ma anche molto profondo: il concepito è vita, l’embrione è vita».

Al Senato lei votò la legge sulla fecondazione assistita, facendo presente che applicando gli stessi principi si dovrebbe cambiare la legge sull’aborto.

«E’ così. Le norme in vigore prevedono che si possa abortire legalmente sino al quarto mese. Ma un feto di tre mesi e mezzo ha diritto di vivere tanto quanto me, che ho ottantasei anni. Si deve rimettere in discussione il tema della vita nel suo complesso».

Lei dice: l’embrione è vita.

«Certo. L’embrione non è un pezzetto della madre, non è un brandello di una persona, non è come un dito. Questi sono pregiudizi da correggere. Sono andato a rivedermi in questi giorni una pubblicazione in inglese che trovai anni fa all’Università di Teheran. Si intitola La vita prima della nascita . La copertina è molto impressionante, si vede un piccolo essere. E all’interno se ne descrivono la sofferenza, la sensibilità, insomma la vita. Ne presi alcune copie e ne feci omaggio a colleghi che si occupavano dell’argomento. C’è una tendenza complessiva, nella legislazione e nella ricerca, a considerare con maggior attenzione questo tema, anche in settori progressisti del mondo cattolico. Penso ad esempio al lavoro di Adriano Ossicini».

Ma come si spiega questo richiamo all’ordine tra i cattolici?

«La Chiesa ha chiesto compattezza su un principio essenziale. Io sono disciplinato e rispondo. Non vivo questo come una contraddizione, ma come un valore civile. Di fronte a un appello della Cei così solenne, e ripetuto, avverto il dovere di fare la mia parte: in questo caso l’astensione non è assenza ma presenza. Non sto violando la Costituzione, che condiziona la validità del referendum alla partecipazione della maggioranza dei cittadini. Segno che è contemplata la possibilità di astenersi. Invitare all’astensione è lecito».

Monsignor Ruini gliene ha parlato di persona?

«No. Ci siamo visti due volte e abbiamo parlato d’altro. Devo dire che ho apprezzato la sua sensibilità e il suo rispetto. E’ anche vero che non si trattava di occasioni propizie alla conversazione». Quali occasioni erano? «Una volta la commemorazione di Salvo D’Acquisto, l’altra la celebrazione dei quarant’anni dalla morte del cardinale Nigra, vicario di Roma».

Prodi invece andrà a votare.

«Prodi ha usato un’espressione ricorrente, che però a me non piace. Ha detto che voterà secondo coscienza. Ma ogni volta si deve votare secondo coscienza».

Lei ha deciso per chi voterà alle Regionali?

«Il voto è segreto».

Nel suo ripensamento ha contato l’insegnamento del Papa?

«Questo Papa ha contato molto per me. E non capisco perché lo si ritenga un conservatore. Sotto la sua guida la Chiesa ha fatto grandi passi avanti: nel rapporto tra fede e scienza; nelle revisioni storiche, come quella su Galileo; nelle relazioni internazionali, ad esempio con le chiese cinesi. Wojtyla è un Papa molto avanzato».

E’ ancora in grado di governare la Chiesa?

«Innanzitutto, per certi versi la sua salute mi pare migliorata: vedo ad esempio che il tremito si è fermato. In ogni caso, il suo magistero può ancora essere ricco di insegnamenti, in particolare per i giovani. Vede, l’elezione di Giovanni Paolo II mi colpì moltissimo. Ma non perché fosse straniero; questo anzi mi apparve normale, vista la dimensione universale della cristianità. E’ che era di un anno più giovane di me. Ero abituato a pensare il Papa come una persona anziana. Ecco, il Papa ha diritto di campare un anno in più di quanto camperò io».

Aldo Cazzullo

da www.corriere.it 20 marzo 2005