RADICALI ROMA

Appello al presidente della Repubblica dei centri di fecondazione assistita

L’art. 32 della Costituzione, cui Lei sempre fa riferimento quale caposaldo della nostra convivenza civile, garantisce la salute dei cittadini. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la sterilità coniugale come una malattia di cui quindi, secondo il dettato costituzionale, la collettività deve farsi carico.
Noi, in coerenza con la Costituzione e la definizione dell’OMS, abbiamo dedicato tutta la nostra vita di lavoro e la nostra attività scientifica e di ricerca ad aiutare le coppie infertili a tentare di avere un figlio.
Oggi sentiamo che il nostro lavoro è divenuto pressoché impossibile da svolgere se non pagando un prezzo inaccettabile: tradire il giuramento di Ippocrate e principalmente il buon senso del padre di famiglia, traccia comportamentale che deve sempre guidare il medico nel suo operato.

Dall’entrata in vigore della legge 40/2004 sulla procreazione assistita, abbiamo tentato di applicare la legge, come abbiamo tentato di applicare le ancor più contorte Linee Guida esplicative. Abbiamo tentato, Signor Presidente, perché dobbiamo confessarLe che spesso questa legge ci ha obbligato ad esercitare il nostro lavoro senza rispettare i 3 principi cardine che lo devono guidare: la perizia, la prudenza e la diligenza.

Ci permetta di esemplificarLe alcuni casi in cui ci siamo trovati, e più spesso ci troveremo in futuro, lacerati tra il rispetto della 40/2004 ed il desiderio di non incorrere nella violazione dell’art. 43 del Codice Penale inerente il reato colposo violentando altresì la nostra deontologia professionale.
La legge 40 non ci permette di evitare il contagio dell’AIDS dal marito alla moglie! Infatti la legge vieta di eseguire una tecnica di fecondazione assistita in una coppia non infertile anche se il partner di questa coppia è sieropositivo ed un banale lavaggio del suo seme, con conseguente inseminazione nella partner, comporterebbe di minimizzare il rischio di trasmissione del virus dell’HIV.
Cosa dobbiamo allora fare in questo caso? Dire alla coppia che non può avere un figlio sano (se non all’estero)? Dire loro di avere rapporti non protetti rischiando il contagio della madre e del prodotto del concepimento? Violare la legge 40/2004 ed eseguire l’inseminazione, garantendo alla coppia, con una certezza pressoché assoluta, la nascita di un figlio sano?
Ancora, la legge e le linee guida impongono di trasferire sempre tutti gli embrioni prodotti e di trasferirli in un unico e contemporaneo impianto. Quindi se si ottengono 3 embrioni, ed in rapporto all’età della donna ed alle sue condizioni di salute si ritiene deontologicamente giusto, prudente e perito trasferirne soltanto 2 per minimizzare il rischio di una pericolosissima gravidanza trigemina, dovremo invece, nel rispetto di questa legge, comportarci in modo imprudente ed imperito e trasferirne comunque 3.
Ancora, come potersi considerare medici e dovere dire ad una coppia di giovani portatori di talassemia che loro potrebbero sapere, dopo qualche ora dalla fecondazione, se l’embrione è sano o malato e che invece, nel nostro Paese, bisogna restare incinta, aspettare il risultato della villocentesi, quando la gravidanza è giunta a 4 mesi, e soltanto allora, se il feto è malato, potere abortire.

Le abbiamo rappresentato soltanto tre delle tante, stridenti, insopportabili contraddizioni tra la legge 40 e la buona pratica medica ma, ci creda, grande è il nostro disagio. Tanto più che non ci è nemmeno consentito poter indicare direttamente ai nostri pazienti dei contatti per realizzare all’estero ciò che è vietato in Italia.

Ed allora?
Noi siamo – e non possiamo che essere – rispettosi del fatto che l’appuntamento referendario sia stato invalidato dall’astensione, ma crediamo, Signor Presidente, di essere ad un bivio della nostra vita e della nostra storia di medici e biologi.
O troveremo il modo per indurre il Parlamento a modificare in alcuni passaggi la normativa, oppure saremo costretti, con il cuore gonfio di rabbia, a lasciare il nostro meraviglioso Paese ed andare a vivere ed a lavorare in un altro Paese, dove i medici possono ancora chiamarsi medici ed i biologi chiamarsi biologi quindi assumersi l’onere della responsabilità professionale delle scelte.

Ma c’è una terza possibilità, ed è questa che Le sottoponiamo direttamente: la strada della disobbedienza civile (ovviamente limitatamente a quei casi che in modo inequivocabile ci pongono nella dicotomia di scegliere tra il bene del paziente e la legge 40)! Su quest’ultima scelta abbiamo avviato un lavoro comune e saremo presto in grado di definire le azioni che insieme intraprenderemo. Non vogliamo certo eludere la legge o ingannarla. Piuttosto sentiamo l’urgenza di affermare, assumendocene in toto la responsabilità, il rispetto di una legge superiore, che riguarda la lettera della Costituzione, i nostri princìpi deontologici e la nostra coscienza.
Ci auguriamo, Signor Presidente che Ella voglia prestarci ascolto.

Questa è la richiesta e l’appello di tante persone che, certe di avere lavorato una vita con impegno e dedizione e di amare tanto quello che fanno, non sono disposte, neanche di fronte ad una Legge, a rinnegare la propria storia di uomini e di medici e biologi seri. Confidando nella possibilità di esporLe direttamente Le nostre ragioni, Le porgiamo con grande rispetto il nostro deferente saluto.

Elenco dei medici e biologi della riproduzione che hanno aderito all’appello

1. Allegra Adolfo
2. Amodeo Gaspare
3. Andrisani Alessandra
4. Anserini Paola
5. Artini Paolo
6. Bafaro Maria Gabriella
7. Baglioni Andrea
8. Baldini Domenico
9. Barone Stefano
10. Benedetto Vincenzo
11. Biagiotti Giulio
12. Bianchi Liana
13. Borghi Eleonora
14. Borini Andrea
15. Boudjema Erbeha
16. Bulletti Carlo
17. Calò Aurelio
18. Caracciolo Domenico
19. Cattoli Monica
20. Causio Franco
21. Cavallini Giorgio
22. Chiappetta Luigi
23. Ciaponi Massimo
24. Cignetti Maurizio
25. Coccia M. Elisabetta
26. Coffaro Francesco
27. Coppola Lamberto
28. Crippa Andor David
29. Cuesta Maria Josè
30. Curcio Patrizia
31. D’Amato Giuseppe
32. D’Ambrogio Gerardo
33. De Placido Giuseppe
34. Di Gregorio Alessandro
35. Dondero Franco
36. Drago Elide
37. Falcidia Ernesto
38. Falcone Patrizia
39. Fasolino Antonio
40. Fasolino Maria Carmen
41. Favero Renato
42. Feliciani Elisabetta
43. Ferracini Romano
44. Ferraretti Anna Pia
45. Ferraro Fabrizio
46. Ferraro Raffaele
47. Finocchiaro Valeria
48. Fusilli Stefania
49. Gastaldi Carlo
50. Genazzani Andrea
51. Gianaroli Luca
52. Giorlandino Claudio
53. Giudice Giuseppe
54. Grotti Brunello
55. Guastella Gaetano
56. Guida Sergio
57. Guidetti Rita
58. Hossein Gholami
59. Iadarola Immacolata
60. Inaudi Pieraldo
61. Indaco Lara
62. Iraci Giuseppe
63. Lappi Michela
64. Levi Setti Paolo Emanuele
65. Licata Giovanni
66. Locorotondo Giancarlo
67. Lofiego Vincenzo
68. Lo Vascio Giuseppe
69. Maccario Stefano
70. Macchiavello Stefania
71. Maccolini Andrea
72. Magli Maria Cristina
73. Marino Angelo
74. Mazzone Silvia
75. Melcarne Anna
76. Mencaglia Luca
77. Mollo Antonio
78. Nadalini Marco
79. Nalli Paola
80. Nazzaro Alfredo
81. Nazzaro Carmela
82. Noto Vincenzo
83. Papale Maria Lauretana
84. Parri Cristiana
85. Pastine Stefano
86. Pattuelli Mirella
87. Peressinotto Eliana
88. Pirrotta Rosa
89. Primavera Maria Rita
90. Rapalini Erika
91. Ragni Guido
92. Raspollini Marco
93. Revelli Alberto
94. Rivano Luciana
95. Robles Francesca
96. Romano
Pietro
97. Ruberti Alessandra
98. Ruvolo Giovanni
99. Salerno Annalisa
100. Sammartano Francesca
101. Scaglione Piero
102. Schettini Sergio
103. Tabanelli Carla
104. Tanfalli Valeria
105. Terracciano Luigi
106. Traina Giuseppe
107. Traina Maria Cecilia
108. Valenti Giuseppe
109. Volpes Aldo
110. Yoon Cho