Roma, 20 aprile 2006 – ”Se vinciamo il 28 maggio smonteremo la teca di Meier e la rimonteremo in periferia”. Il candidato sindaco di Roma per An Gianni Alemanno è caustico a proposito della teca progettata dall’architetto Richard Meier che protegge, nel cuore del centro storico di Roma, l’Ara Pacis. Il nuovo complesso museale di Meier sarà inaugurato in pompa magna proprio domani dal sindaco Walter Veltroni in occasione del Natale di Roma che si celebra ogni anno il 21 aprile.
Ma An non rinuncia alla polemica. Per Alemanno la teca di Meier “e’ uno sfregio nel cuore della citta’, un atto di arroganza intellettuale verso i cittadini, una violenza alla visuale perche’ la chiesa barocca scomparira’ inevitabilmente dietro il muro di travertino imposto dall’ opera”. Per questo, ha spiegato, va portata in periferia e prevista una nuova teca a protezione dell’Ara Pacis che dovrà comunque restare in piazza Augusto Imperatore.
Secondo il candidato sindaco Alemanno, che ha fatto presente che parteciperà al concerto all’Auditorium in occasione del Natale di Roma, e che sara’ all’ inaugurazione della Fiera di Roma, ha detto che non parteciperà venerdì prossimo all’ apertura della teca di Meier al pubblico. ”Non siamo disposti ad avallare quest’ opera – ha detto – che e’ l’esatto esempio di come l’urbanistica non deve operare nei centri storici. Va bene le opere moderne ma a patto che siano leggere e non decontestualizzate”.
Alemanno ha quindi annunciato che, sempre in caso di vittoria alle elezioni comunali del prossimo 28 maggio, ”indiremo un concorso internazionale per piazza Augusto Imperatore dove sarà compresa anche la copertura dell’ Ara Pacis. Coinvolgeremo architetti di fama internazionale e associazioni”. Alemanno, infine, si e’ domandato: ”Un’ amministrazione che ha discettato sul fatto di distruggere o meno i Fori Imperiali, che ha criticato lo sventramento avvenuto in passato nella citta’ storica, come giustifica un’ opera del genere?”.
Insieme ad Alemanno alla conferenza stampa contro la teca progettata da Meier era presente il consigliere comunale di An, Marco Marsilio, che ha usato toni forti nei confronti di Veltroni: ”E’ un sindaco ignorante e vanitoso che, per lasciare la sua firma nel centro storico della città, si mette le regole sotto i piedi. Noi non applaudiremo il sindaco perché ha restituito l’Ara Pacis a Roma ma pensiamo debba essere ‘processato’ per aver avallato una procedura ammissibile in una monarchia assoluta e non una democrazia europea. Infatti l’opera – ha spiegato Marsilio – è stata decisa da Veltroni e Rutelli e commissionata a Richard Meier; è come se un principe scegliesse un architetto di corte che realizza le opere come le vuole lui”.
Subito è arrivata la replica, piccata, ad An. “La proposta di Alemanno di smontare e trasferire la teca di Meier per l’Ara Pacis trasuda una cultura estremista che conferma la distanza da sensibilità moderate, responsabili e di governo”, ha replicato l’assessore comunale all’urbanistica, Roberto Morassut. ”La CdL – ha proseguito l’assessore – si sta affidando, come dimostra tale dichiarazione, ad un esponente politico che interpreta le posizioni più estremistiche dell’alleanza. A quando la proposta dello sventramento del Tridente e del Ghetto? Non si sa cosa dire di una dichiarazione di tale assurdita’. Soltanto che mancano da parte della Cdl e del suo candidato programmi e idee credibili per Roma”.
Pronta la contro-replica di Alemanno: “Ho letto le curiose dichiarazioni dell’assessore Morassut che paragona lo smantellamento della teca di Meyer allo sventramento del Tridente e del Ghetto. Esattamente il contrario: interventi pervasivi come la costruzione della teca di Meyer in un’area di grandissimo valore storico ed architettonico come quella in cui e’ inserita l’Ara Pacis, equivale ad una violenza nel centro storico della nostra città”. E se Italia Nostra si è schierata al fianco di Alemanno, il sindaco Veltroni, come spesso capita, ha provato a mediare e a smorzare i toni: “Le opere di architettura, in tutto il mondo, sono destinate comunque a suscitare polemiche e contestazioni basta pensare a quello che e’ successo a Parigi per la Piramide del Louvre o per il Beabourg…”.