RADICALI ROMA

"Arrestate Fidel Castro in Spagna"

L’annuncio del “forfait” di Fidel Castro arriva dall’Avana quando in Spagna sono quasi le nove di sera: il líder maximo sarà l’unico grande assente al XV vertice dei capi di Stato e di governo ibero-americani che si apre questa mattina a Salamanca. Timore di possibili contestazioni dei gruppi della dissidenza, in vista di un atto pubblico al quale Fidel avrebbe partecipato sabato sera insieme al presidente venezuelano Hugo Chávez? O piuttosto il rischio che sembrava farsi sempre più concreto di un possibile arresto del comandante en jefe in territorio spagnolo? L’annuncio delle organizzazioni anti-castriste Unión Liberal Cubana e Asociación Española Cuba en Transición, che minacciavano di presentare proprio oggi all’Audiencia Nacional di Madrid una denuncia per “genocidio e gravi violazioni dei diritti umani” può aver influito parecchio sul “no” definitivo di Castro.

I gruppi dell’opposizione al regime si erano preparati al meglio per sfruttare la possibilità sia pure remota offerta da una sentenza emessa la scorsa settimana a Madrid dalla Corte Costituzionale: d’ora in poi sarà possibile giudicare in Spagna i responsabili dei crimini di genocidio e di gravi violazioni dei diritti dell’uomo commesse all’estero, anche nel caso in cui tra le vittime non ci siano cittadini spagnoli. Il possibile raggio d’azione è vastissimo, e l’Audiencia Nacional ha cominciato a discutere appena due giorni fa sul tipo di denunce che potranno essere prese in considerazione.

Ma già oggi, se Castro fosse sbarcato a Salamanca, i giudici del tribunale speciale del quale fa parte il super-magistrato Baltasar Garzón si sarebbero potuti ritrovare tra le mani una patata bollente ancora più delicata rispetto a quella del caso Pinochet.
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Castro è un capo di Stato in carica, invitato a un vertice internazionale nel quale dovrebbe godere dell’immunità finora concessa a qualunque governante. Ma secondo la Unión Liberal Cubana e l’associazione spagnola Cuba en transición, nel caso del comandante en jefe il “diritto alla giustizia avrebbe la prevalenza sul diritto all’immunità”. La denuncia, accompagnata da un ricchissimo dossier, si riferisce ai crimini attribuiti al regime castrista a partire dal 1959, e in particolare nella fase immediatamente successiva al trionfo della rivoluzione: 5634 fucilazioni, 1178 assassinii extra-giudiziali, 1190 morti in prigione e 197 desaparecidos. Il presidente di Reporters sans Frontières, Fernando Castelló, aveva annunciato in una conferenza stampa a Salamanca che l’organizzazione internazionale per la libertà di stampa si sarebbe potuta unire a questa denuncia come parte civile.