RADICALI ROMA

Asso di Monnezza

Al Teatro dell’Orologio a Roma pieno successo di “Asso di Monnezza – i traffici illeciti di rifiuti”, eccellente monologo di Ulderico Pesce.

di Lucio De Angelis

Fino al 24 gennaio è in scena al Teatro dell’Orologio di Roma il nuovo spettacolo di Ulderico Pesce “Asso di Monnezza” dalla tematica esplosiva dello smaltimento dei rifiuti urbani e industriali, con un’attenzione speciale alla discarica di Malagrotta.

Lo spettacolo, coprodotto da Legambiente e dal Teatro dei Filodrammatici di Milano, racconta i traffici illeciti dei rifiuti urbani e soprattutto di quelli industriali, che attanagliano l’Italia e che fanno arricchire pochi a discapito della salute di molti e dell’ambiente, tanto da far dire che il vero asso nella manica è “quello di monnezza”.

Il monologo rientra nel filone del Teatro Civile già percorso da Ulderico Pesce con “Storie di Scorie”: il pericolo nucleare italiano. Il testo è stato scritto in base alla documentazione ufficiale della Magistratura italiana e al Rapporto ecomafie di Legambiente, molte delle indagini citate sono ancora in corso, e nello spettacolo si denunciano i Clan della Camorra, che si dedicano a quest’attività, i funzionari delle Istituzioni pubbliche coinvolti e i titolari delle “finte” ditte di compost fertilizzante per l’agricoltura che sempre più spesso scaricano rifiuti tossici sulla terra agricola.

Pesce è un artista determinato e ostinato che dal palcoscenico ha dato il via e combattuto battaglie sociali, e che ha fatto del teatro civile il suo credo; da grande affabulatore qual è, ama raccontare gli eventi che ci circondano come fossero una storia “teatrale”. Dietro alle sue parole c’è una montagna di ricerche, interviste, testimonianze raccolte dai diretti interessati.

Lo spettacolo narra la storia di Marietta e della sua famiglia. Marietta è nata nella periferia di Napoli, a Pianura. Il balcone della sua casa si affaccia su una discarica di “monnezza”, dove da 40 anni sono state sversate tonnellate di rifiuti, tra i quali 1000 tonnellate di liquidi chimici pericolosissimi provenienti dall’Acna di Cengio (Savona).

Nata in una famiglia poverissima il suo primo giocattolo la donna l’ha trovato proprio in questa discarica: una bambolina spelacchiata che ancora conserva; ma la discarica e i suoi fumi tossici le ha portato via tutta la famiglia, i genitori e una sorella stroncati da tumori.

Rimasta sola Marietta si sposa con Nicola e va ad abitare in una masseria agricola a Giugliano, alle porte di Napoli, dove presto arriverà un’altra discarica: dove arriva Marietta arrivano le discariche.

La donna è marchiata dalla “monnezza” pertanto la odia ma, dopo un viaggio fatto a casa della sorella Marisa, nel quartiere Colli Aniene di Roma, dove si fa la raccolta differenziata porta a porta, e dove i rifiuti vengono riciclati, cambia vita.

Torna a Giugliano, che come sempre è sommersa dai rifiuti e cerca, invano, di convincere le autorità a praticare gli stessi metodi scoperti nel quartiere di Roma. Nulla potendo comincia a praticare la raccolta differenziata porta a porta in assoluta autonomia e grazie all’aiuto dei figli Antonio e Vincenzo.

Se Marietta e i figli raccolgono l’immondizia il marito Nicola e l’altro figlio Cristian la “nascondono”, nel senso che sono due malavitosi che smaltiscono, in cambio di molti quattrini, rifiuti industriali pericolosissimi provenienti dal Nord che loro gettano nel mare, nei fiumi, in discariche o direttamente sulla terra agricola.

Il conflitto tra Marietta e il marito Nicola diventa il conflitto tra due modi di concepire l’ambiente la legalità e la vita in genere.

Pesce con questo spettacolo mira a far luce su due punti:

-sul sistema di smaltimento dei rifiuti urbani di cui si parla abbondantemente sulla stampa, e che vede il Sud dell’Italia “incapace di gestire la monnezza” perché nelle mani della malavita e della clientela politica, e un Nord capace ed efficiente;

-sul sistema di smaltimento illegale dei rifiuti industriali, di cui la stampa non parla mai, e che vede il ricco Nord produrre rifiuti chimici pericolosissimi dei quali, parti consistenti, vengono scaricati nel Sud Italia, sulla terra agricola, nelle fabbriche di fertilizzante per l’agricoltura, nel mare, nei fiumi ecc.

A proposito dello smaltimento di questi liquidi industriali va detto che l’anello centrale della catena è rappresentato dai Laboratori chimici, prevalentemente Toscani, che sono pronti, in cambio di quattrini, a rilasciare falsi certificati in cui si dichiara che le sostanze tossiche quali cromo, zinco, arsenico e altro, sono state lavorate e rese innocue. Con questi falsi certificati i trafficanti attraversano con tutta tranquillità mezza Italia e scaricano questi prodotti in discariche abusive, su terreni agricoli, nei laghi e nel mare. In Italia sparisce ogni anno, una montagna di rifiuti tossici alta 2.600 metri e una base di tre ettari. Dove finiscono queste montagne di porcheria? Nell’ambiente!

Ulderico Pesce in Asso di Monnezza sottolinea infine la necessità di punire penalmente i reati ambientali inserendo nel Codice Penale Italiano il reato contro l’ambiente.

Oggi, in Italia, si concretizza una vergogna: se si uccide o si ruba qualcosa si commette un reato punito penalmente, se si contamina il mare o la terra il reato non è punito penalmente ma, nella maggior parte dei casi, si risolve con un’ammenda pecuniaria.

Pesce nelle sue note di regia scrive: “Ho scritto ‘Asso di monnezza’ nel 2005 e di “monnezza” se ne parla ancora, sia di quella che produciamo nelle nostre case che di quella che producono le industrie. Entrambe dovrebbero essere smaltite attraverso metodologie rigorose ma, nel caso dell’Italia, sempre più spesso si ricorre alla malavita.

La stampa si è occupata molto della spazzatura che ha invaso le strade della Campania e della Sicilia, perché l’immondizia era sotto gli occhi di tutti. Io, in ‘Asso di monnezza’, mi occupo anche di quella “monnezza” che non si vede, assai pericolosa, prodotta dalle industrie, che viene smaltita nell’ombra. Arsenico, cobalto, fosforo vengono prelevati soprattutto nelle industrie del Nord, che ne producono il 74%, e vengono scaricati nel Centro Sud: sulla terra agricola, nel mare, nei fiumi.

Due esempi: tra il 2004 e il 2005 solo a Villa Literno, in provincia di Caserta, sono stati versati sulla terra agricola 38.000 tonnellate di veleni chimici mentre nel mare di Taranto sono state gettate 90.000 tonnellate di idrocarburi. La Magistratura ha certificato tanti di questi episodi che dovrebbero essere puniti dal codice penale, invece di essere “puniti” dal codice civile con un’ammenda pecuniaria.

Ho intervistato giudici, gente che vive nelle vicinanze di discariche, ammalati di tumore, malavitosi, ambientalisti, carabinieri ecc. e grazie al teatro, a una storia e a dei personaggi, voglio far conoscere il materiale che ho raccolto.

Quand’ero bambino vedevo mia nonna che raccoglieva gli avanzi di cibo e i resti organici in un secchio di zinco e li andava a scaricare sotto un ulivo. Quando mi dava questo incarico ero pieno di gioia e andavo a mettere questa melma nutriente sotto la pianta con la convinzione di “dare da mangiare a un affamato”.

Sono passati una trentina d’anni e a tutt’oggi mi sento di promuovere la raccolta differenziata porta a porta affinché la maggior parte dei rifiuti possa essere riciclata, invitando tutti ad una nuova modalità di vita, che è proprio quella di mia nonna; lei lo faceva per ‘necessità’, mentre noi dovremmo farlo per ‘scelta’ ”.

Teatro dell’Orologio di Roma – Sala Grande

Via de’ Filippini, 17/A

dal 12 al 24 gennaio 2010

martedì – sabato 21.00, domenica ore 17.30

Info. 06.6875550