RADICALI ROMA

BILANCIO, BONINO: SINDACO PARLA COME SE NON FOSSE LUI IL COMMISSARIO DA 2 ANNI

BILANCIO, BONINO:  SINDACO PARLA COME SE NON FOSSE LUI IL COMMISSARIO DA 2 ANNI

Roma, 30 apr – «Proprio perche non mi “distraggò” dalle vicende del Lazio e di Roma insisto nel sottolineare che il sindaco parla come se non fosse lui da due anni il commissario straordinario nominato dal governo per il risanamento, e cade in contraddizione quando quantifica il debito pregresso ma poi richiede la nomina di un nuovo commissario per ‘fare il bilancio esatto della situazionè. Del resto nonostante la gestione separata di quanto relativo a prima del 28 aprile 2008 sia già entrata in vigore con il regime di commissariamento, l’amministrazione ha difficoltà anche nella gestione corrente tant’è che anche il rendiconto 2009 e la previsione del 2010 sono slittati». Così in un nota Emma Bonino, vicepresidente del Senato. «Lungi da noi usare strumentalmente una vicenda grave come quella del debito della capitale che rischia di ricadere sulla vita di milioni di cittadini – aggiunge – Ma proprio per questo ci deve essere massima trasparenza e chiarezza nella responsabilità politica delle scelte. C’è il piano immediato e quotidiano relativo alla gestione corrente che rischia di ricadere sulla capacità di fornire servizi essenziali. C’è una riflessione seria da fare su un sistema di gestione dei servizi che, al di là del colore politico dell’amministrazione, ha prodotto miliardi di debito negli ultimi decenni. C’è infine la scelta di avviare una gestione di emergenza con la nomina di un sindaco-commissario che ha agito per due anni con poteri e finanziamenti straordinari da parte dello stato senza che ciò abbia migliorato la situazione e senza il controllo e la trasparenza previsti dalla legge. È su quest’ultimo punto che chiamiamo a risponderne direttamente il governo».

«Quanto a ciò che sta accadendo in Regione in merito all’assegnazione dei seggi – conclude – va notato che nel 2004 la nostra regione si è dotata di un proprio Statuto, il quale prevede che il numero dei consiglieri è fissato a 70 a cui si aggiunge un ulteriore scranno, quello del presidente. È stata superata, così, la legge 45 del 95, il cosiddetto ‘Tatarellum’ che oggi risulta per la regione Lazio, assolutamente inapplicabile»