La prima missione americana di Emma Bonino come ministro per il commercio internazionale e per le politiche europee è cominciata ieri di primo mattino al Racquet Club di New York su Park Avenue. Un’iniziativa dell’Ice, del consolato italiano e dell’ufficio di Bankitalia ha raccolto per la prima colazione una quarantina di investitori istituzionali americani e rappresentanti del mondo bancario e dei maggiori studi legali per parlare dì investimenti in Italia e in particolare di investimenti diretti e di private equity, ovvero di un segmento che ha chiuso il 2006 con 100 diverse operazioni portate a termine. Il parterre era ben selezionato e non mancavano i nomi grossi come quelli di Tony James (presidente di Blackstone), che ha recentemente acquisito Gardaland, Sander Levy (fondatore di Vestar Capital) che ha uffici a Milano e in portafoglio gruppi come Fiorucci Seves. E poi ancora rappresentanti della Thomas Lee Putnam Ventures, di Goldman Sachs e Lehman Brothers, di Amber Capital, di Cushnian Wakefield e Tishman Speyer sul fronte immobiliare. Lo stesso ministro ha presentato il quadro di un miglioramento progressivo dell’economia italiana, promesso che verranno rispettati in pieno i parametri europei, ma ha anche descritto lo squilibrio di un interscambio che vede «il 3,9% dell’export italiano raggiungere gli Usa e solo il 2,2% di quello americano dirigersi verso l’Italia», ha ricordato la Bonino. Lo squilibrio è ancora più netto se si considera il fronte degli investimenti diretti, pari a «4,5 miliardi di euro dall’Italia agli Usa nei primi otto mesi dello scorso anno e solo a 842 milioni di euro dagli Usa al nostro paese nel lo stesso periodo». A questo enorme poten-ziale ancora da sfruttare la Bonino ha rivolto la sua attenzione, sostenendo anche che il governo sta studiando come sostenere gli investimenti esteri in Italia, ma ha anche parlato del «necessario passaggio dalla disciplina dì bilancio alle riforme economiche» e dell’agenda per la crescita del governo Prodi. Il tutto parlando del mercato del lavoro e delle riforme («si può fare di più», ha sottolineato il ministro) ma anche di un mercato azionario in buona salute.
Le domande sono state pari al livello dell’audience; gli americani hanno chiesto alla Bonino perché le riforme più serie non possono essere fatte in modo bi-partisan col sostegno anche della maggioranza o quali segnali concreti ci sono sul fronte delle privatizzazioni. Ottavio Serena di Lapigio di Lincolnshire management ha parlato di come «la mancanza di flessibilità del mercato del lavoro abbia fatto da deterrente agli investimenti esteri» e il ministro ha risposto che la riforma del welfare è un «tema del quale siamo coscienti» e si è detta contenta della collaborazione in tal senso della Comunità europea, ma ha precisato anche «che non tutti i sindacati sono a favore». Sugli investimenti nel Mezzogiorno la stessa Bonino ha precisato che la differenza rispetto al passato è quella di puntare sulla sicurezza e sulla struttura legale, oltre che sulle infrastrutture L’economista Dominick Salvatore ha chiesto che cosa farà il governo Prodi sul fronte degli investimenti in alta tecnologia. Il ministro ha ricordato che le riforme sono necessarie, «ma in Italia ci sono elezioni ogni anno» e «la maggioranza, non è un segreto, è molto risicata» e anche «il precedente governo con una maggioranza più forte non è riuscito a fare queste riforme», in ogni caso, ha concluso il ministro. Emma Bonino, «non cerco scuse, è chiaro in quale direzione dobbiamo andare e la ricerca e l’educazione sono in cima alle nostre priorità. Queste riforme vanno fatte, e se non ora quando?». Sulle privatizzazioni una domanda è stata: «Perché non si mettono sul mercato le società più appetibili come Agip? È una scelta strategica o ci sono resistenze?». «Una combinazione di quei fattori», ha risposto il ministro, «ma Alitalia è già qualcosa e non lo avrei detto tre mesi fa. E quindi non prometto che il processo (delle privatizzazioni, ndr) sarà veloce, ma qualcosa verrà fatto perché abbiamo aspettato troppo». C’è stata anche una domanda delicata sull’investimento americano per allargare la base militare di Aviano vicino a Vicenza. E la Bonino non ha mostralo dubbi: «Bisogna rispettare gli impegni presi e il governo lo confermerà venerdì prossimo. Sono semmai disturbata dal carattere ideologico del dibattito su questo tema, ma credo che ogni cambiamento offra un messaggio sbagliato, che non sia motivo di cambiare le decisioni e gli impegni presi, e che la parola data va mantenuta».