Oggi, Primo Maggio, la delegazione della Rosa nel pugno incontrerà Romano Prodi. Ma Emma Bonino, prima ancora di parlare della richiesta del Ministero della Difesa per lei stessa che Marco Pannella e Roberto Villetti porranno al premier in pectore, dice di avere «un messaggio molto chiaro da far passare».
Quale messaggio?
«Comunque, per noi della Rosa nel pugno è preliminare, per non dire pregiudiziale, l’applicazione della lettera della legge elettorale e quindi la soluzione al problema che abbiamo posto degli 8 senatori contestati, 4 dei quali spettano alla Rnp».
Non avete già fatto un esposto alla giunta per le elezioni?
«Certo. Ma vogliamo una risposta in tempi brevi. Abbiamo composto tutto il dossier, che si è ulteriormente arricchito con la scoperta che, nel dibattito parlamentare sulla legge, l’opposizione, nella persona dell’autorevole senatore della Margherita Nicola Mancino, depositò un emendamento per introdurre il famoso sbarramento del 3% nei collegi elettorali che non avessero raggiunto subito la maggioranza prevista. Lo introduceva perché evidentemente non c’era. E l’emnendamento fu RE-SPIN-TO dall’aula. Quindi lo sbarramento NON C’E’. Punto».
In base a tutto ciò, reclamate i vostri senatori?
«I senatori contestati vanno ripartiti correttamente all’interno delle due coalizioni. Dai calcoli preliminari a sinistra 4 spettano a noi, 1-2 ai Verdi».
E voi la considerate una pregiudiziale?
«E’ preliniinare a ogni trattativa tornare ad almeno un esempio dello Stato di diritto. Non è che si predica bene e si razzola male. Dopo tutte le polemiche sulle leggi ad personam, la sinistra deve dare un segno di discontinuità. Il problema coinvolge anche i nuovi presidenti del Parlamento, e noi confidiamo che sappiano capirlo. Intanto porremo la questione a Prodi. Pannella non fa le piazzate per caso. Alla Camera non abbiamo votato Bertinotti nelle prline votazioni per questo motivo».
E se da Prodi non doveste ottenere le garanzie richieste?
«Noi non siamo usi a ricattare. Siamo usi a tentare di convincere».
Per quanto riguarda il governo la richiesta formale che avete fatto a Prodi è la sua candidatura alla Difesa. Con quali argomenti?
«Intanto, il criterio che ci è stato comunicato è che i “piccoli” – tanto per usare il loro gergo – avranno un ministero con portafoglio per uno e tra i “piccoli” noi siamo i più “grandi”. Ma la proposta si tiene anche dal punto di vista della credibilità della persona indicata».
A lei non interessava di più restare sull’Europa?
«Infatti. Proprio questo è la Difesa: tutta la discussione europea, la trasformazione Nato, il cui vertice è già previsto a settembre, la questione internazionale del peace-keeping. Oggi la Difesa non è più solo la scelta dei sistemi d’arma, che deve peraltro essere sempre più omogenea agli altri Stati, ma è tutta l’evoluzione della parte politica».
Per l’Italia una donna che passa in rassegna le forze armate non sarebbe qualcosa di esplosivo, forse anche intollerabile?
«Apparirebbe una rivoluzione perché il nostro paese è un pò fermo e quando si parla di donne al governo si pensa subito alle Pari opportunità, agli Affari sociali, alla Sanità, tutti posti ruolizzanti. Ma senza andare al Cile e ai paesi nordici, la stessa Francia ha un ministro della Difesa donna. Certo sarebbe un’indicazione molto forte quanto a responsabilità politica e anche come messaggio sarebbe importante».
C’è salo il problema che ci aspira anche Clemente Mastella.
«Immagino ci aspirino in molti. E non ci è sfuggito certo quel che è successo al Senato, il giorno dopo la nostra proposta a Prodi. Ma proprio per questo abbiamo un leader della coalizione, che si suppone saprà valutare».
Non le basterebbe il ministero delle Politiche comunitarie?
«Non si tratta di questo. Se il criterio è quello del manuale Cencelli, non si capisce perché noi, che abbiamo ottenuto più seggi, dobbiamo avere un ministero senza portafoglio».
Mastella ha dichiarato che se l’Udeur non sarà soddisfatto proporrà l’appoggio esterno al governo.
«Mastella dica quel che vuole. Noi lealmente abbiamo dato un contributo non piccolo all’Unione. Qualcuno poi ha fatto la battuta “un incontro Rumsfeld-Mastella sarebbe da filmare”».