Emma Bonino, si è pentita? Rischiate, come dice Capezzone, di trovarvi in una coalizione ruiniana?
«Vogliamo mandare a casa Berlusconni, vogliamo che vinca Prodi, ma ci impegnamo anche alla quanto mai urgente riforma della sinistra in senso laico — che non vuole dire anticattolico o antireligioso liberale e socialista».
Ma intanto due esponenti di spicco della Margherita, Bobba e Binetti, scrivono una lettera aperta per far muro contro la Rosa e annunciano che non voteranno mai Bonino al Quirinale.
«Sulla laicità la stragrande maggioranza del popolo di sinistra — e non solo — è con noi. Nel centrosinistra c’è una componente cattolica vicina all’Opus Dei. Ma vedo anche che ci sono esponenti cattolici come Rosy Bindi a disagio perché vedono la religione usata a fini politici. Noi diciamo che ci vuole più laicità per garantire la libertà dei credenti, dei non credenti e dei diversamente credenti».
Emma Bonino replica alle accuse alla Rosa nel Pugno con la tenacia di sempre. Con quella sincerità che proprio in questi giorni le fa confidare la sua storia personale. Dai tentativi (falliti) di avere un figlio, con la fecondazione assistita («Lo volevo ma forse non abbastanza ma non ho rimpianti»), alla solitudine: «Non ho un fidanzato: cerco una persona con una grande passione politica, mi piace condividere i giorni più che le notti», racconta a Maria Latella su Sky. Parla persino della presunta corte che le fece Pertini: «Non è vero, mi considerava una nipotina».
Dopo le elezioni la Rosa si sente vincolata all’Unione?
«Abbiamo ripetuto un migliaio di volte che saremo leali alla leadership di Prodi».
E al programma? «Il vincolo di governo non ci impone di rinunciare a battaglie che facciamo da anni. Anche la Margherita, nella persona di Rutelli, ha depositato un ddl restrittivo della legge 40: non mi pare faccia parte del programma. Ci auguriamo che i Ds svolgano la loro funzione di contrasto».
Lo hanno fatto fin qui?
«Se quella famosa sera in cui io mi alzai dal tavolo del programma in disaccorso sui Pacs, tutti coloro che adesso dicono di volerli difendere — Bertinotti, Diliberto, Fassino — fossero venuti via con me, isolando Rutelli…».
C’è un limite oltre il quale potreste abbandonare l’Unione?
«Siamo leali, non subalterni».
Fassino dice che su Pacs e bioetica bisogna trovare ampie intese, con il muro contro muro si rischia di finire a non far nulla.
«Quello che mi preoccupa è l’arrendevolezza di alcuni leader nell’inseguimento del voto cattolico. Noi vogliamo che l’Unione vinca e, quindi, sono necessari il rinnovamento e la riforma della sinistra che non può essere solo un’Unione di comunisti, ex comunisti e post-democristiani, quando sono proprio le proposte laiche, radicali e liberal-socialiste che possono dare corpo all’eventuale Partito democratico. E’ proprio in base a quest’analisi, che molti dirigenti dei Ds sono impegnati nella Rosa».
La sua candidatura al Quirinale non decolla. Anche Massimo D’Alema ha detto no alle primarie. C’è un veto diffuso contro di lei nella coalizione?
«L’eventuale veto è contro chiunque intenda disturbare i manovratori. Non vorrei che non appena c’è un’idea nuova di partecipazione al processo democratico, come sono le primarie, si decida di limitarla ai casi in cui “conviene”. La gente non ne può più, alle primarie ci si arriverà prima o poi».
Il capo dello Stato però è una figura super partes, da eleggere con un grande accordo…
«So bene che è il Parlamento riunito che lo elegge, ma, come dice Zapatero, non bisogna aver paura della voce dei cittadini».
Ciampi o Amato?
«Come ha detto Marco Pannella, la proposta di conferma di Ciampi al Quirinale è insincera, volta unicamente a pregiudicare il dibattito sulle primarie. Ma Enrico Boselli ha già detto che il candidato della Rosa si chiama Emma Bonino. Condivido».