RADICALI ROMA

Bonino: «La manovra è già scesa troppo Sforbiciate su sanità, pensioni e statali»

  A suo giudizio, di quale entità deve essere la Finanziaria?

 

 «Intanto, evitiamo di dare numeri. Alla cifra esatta arriverà il ministro dell’Economia, seguendo due criteri che abbiamo già stabilito; il rapporto tra deficit e Pil deve scendere aI 2,8 per cento, e dobbiamo avere un 6 per cento di investimenti. La manovra non è solo di risanamento, ma anche di investimento ed equità per 14 miliardi di euro».

 

 

 

 Deve tenere conto delle maggiori entrate tributarie e del previsto aumento dal Pil nel 2007, o essere “piena” come ci chiede l’Europa?

 

 «Una Finanziaria sui 30 miliardi di euro tiene già conto delle migliori entrate tributarie. Quanto al previsto aumento del Pil per il 2007, dobbiamo capirci: stare sotto il 3 per cento nel rapporto deficit/Pil è semplicemente un pre-requisito. Non è assolutamente sufficiente di per sé, poichè l’Italia a differenza di tutti gli altri paesi europei è al 107 per cento di debito pubblico, e in una situazione di aumento del costo del danaro».

 

 

 

 I provvedimenti possono essere “spalmati” su più anni?

 

«Non credo proprio che diluire l’azione di risanamento sia cosa rinegoziabile con Bruxelles. E, al di là di questo, non credo che ci faccia del bene. Perché il Paese ha bisogno di riforme strutturali. Il Dpef lo abbiamo approvato due mesi fa, stabilendo le linee-guida del risanamento, dello sviluppo e dell’equità. Questo bisogna fare, e bisogna farlo tutto assieme e subito. Tanto più che le nostre spese sono concentrate per l’80 per cento in quattro soli comparti della spesa pubblica: se non li si riforma subito, il rischio è l’esplosione delle spese correnti, che già si è registrato nell’ultimo periodo del governo Berlusconi».

 

 

 

 Quali comparti di spesa pubblica debbono essere oggetto di tagli, e quali invece non possono essere toccati?

 

 «I tagli vanno operati su sanità, enti locali, previdenza e pubblico impiego, che come le dicevo fanno l’80 per cento della spesa dello Stato. Vanno fatti in quei settori, già individuati nel Dpef, perché sono quelli nei quali la spesa pubblica è esplosa. Quanto al resto, il 20 per cento, non mi pare si possa toccare. Ricerca, innovazione, spesa per la politica estera e per le infrastrutture sono già al lumicino. E per i tagli alla difesa non mi pare proprio il momento».

 

 

 

 Nella Finanziaria deve essere inserita anche la riforma delle pensioni o basta che vi si faccia riferimento in un documento allegato?

 

 «In Finanziaria o per decreto purché la riforma delle pensioni ci sia. Se deve essere in un collegato, che sia un riferimento chiaro e vincolante. Questa riforma va fatta. Perché è il più grande cespite di spesa e perché non è più sostenibile. La demografia non è un’opinione: il 30 per cento della popolazione oggi ha più di sessant’anni e la speranza di vita si è allungata. Si rischia di pagare con la decurtazione delle pensioni di quelli che oggi sono giovani. Ha ragione Pannella a voler lanciare una “Lega per i diritti civili”: la pensione che è stata frutto di un importante battaglia sociale si è oggi trasformata nel divieto di lavoro per il 30 per cento della popolazione. E poi siamo proprio sicuri che le donne, che hanno un’aspettativa di vita più lunga degli uomini di 7 anni, debbano andare in pensione prima?».