RADICALI ROMA

Bonino: no allo scalino. Folle il tetto dei 58 anni, il mio voto sara' contro

Per risolvere il rebus delle pensioni, il presidente del Consiglio Romano Prodi dovrà tener conto non solo della sinistra estrema, ma anche dei radicali. Il ministro Emma Bonino (Politiche comunitarie) chiede di mantenere lo «scalone», cioè l’aumento dell’età pensionabile a 60 anni e annuncia voto contrario se il governo accetterà i 58 anni proposti da sindacati e Rifondazione.

La trattativa sullo scalone è in una fase di stallo. Come se ne esce?
«Tenendoci lo scalone, abbandonando cioè l’idea di un suo superamento, obiettivo sbagliato e persino “marginale” rispetto al problema di pensioni e welfare. Spendere una cifra che varia dai 5 ai 7 miliardi di euro per un problema che riguarda 120-130 mila persone è una follia».

I sindacati hanno però avanzato la proposta di 58 anni nel 2008, mantenendo gli operai a 57 anni, e hanno ricevuto l’ok di Rifondazione, che con Franco Giordano avverte: non voteremo niente che vada oltre.
«Ripeto, gli scaloni o gli scalini non mi paiono priorità. Lo è, invece, creare un sistema universale di ammortizzatori sociali che copra tutti i disoccupati e non soltanto il 28% come accade adesso. Dovrebbe interessare anche a Giordano».

Il vicepremier D’Alema ha detto: «Non ci sono i soldi per togliere lo scalone e se anche ci fossero non troverei giusto spenderli così».
«Senza alterigia, mi viene da dire che sono contenta che D’Alema sia d’accordo con noi e che molte altre voci si stiano facendo avanti. Ne discuteremo domani in un convegno con il presidente Dini, Enrico Morando, Natale D’Amico, Fiorella Kostoris, Antonio Polito e molti altri».

Anche il candidato alla guida del Partito democratico, Walter Veltroni, pensa che sia inevitabile aumentare l’età pensionabile. Perché allora le posizioni di sindacati e Rifondazione sembrano prevalere?
«I sindacati non rappresentano la generalità degli italiani, ma soprattutto i pensionati, il pubblico impiego e quella minoranza di lavoratori “garantiti” della grande industria e dei grandi servizi. Lo stesso vale per Rifondazione. Noi c’interessiamo dei milioni di lavoratori non garantiti, che sono la maggioranza».

Se passasse l’ipotesi dei 58 anni, lei che farebbe?
«Voterei contro, per tentare di impedire al governo un grave errore, in controtendenza rispetto a tutta l’Unione europea. Ma s’immagini quando, fra non più di 10 anni, dovremo prendere in considerazione l’idea che si debba lavorare fino a quasi 70 anni, quali valutazioni daremo del nostro dibattito odierno sulla “follia” di andare in pensione a 57 o 58 anni?»

Sulle pensioni, quindi, Prodi rischia di cadere anche da destra?
«Impedire di sperperare miliardi (che non abbiamo..) sullo scalone per poter creare un sistema universale di welfare è una vera politica di sinistra, a difesa dei più deboli. Rifondazione e sindacati (Bonanni della Cisl mi sembra che abbia una posizione diversa) fanno una politica “di destra”, conservatrice a tutela di privilegi».

Ha fatto bene il governo a concedere il decreto con l’aumento delle pensioni basse prima di risolvere il problema dello scalone?
«Probabilmente ha sbagliato, dal punto di vista tattico, anche se l’aumento delle pensioni minime è giusto in ogni caso. Adesso occorre solo rimediare all’errore e archiviare definitivamente il tema dello scalone».

Lei vorrebbe l’aumento dell’età pensionabile delle donne. Che possibilità ci sono?
«Se non ci penserà il governo, sarà la Corte di giustizia europea a costringerci a equiparare l’età pensionabile di donne e uomini. Come ministro per le Politiche europee mi occuperò di dare seguito legislativo a questa probabile decisione comunitaria».