RADICALI ROMA

Bonino: non mi piace l'uso ideologico del fisco

Ministro, una Finanziaria da 33,4 miliardi di euro, centrata su entrate fiscali e contributive, ticket e bolli, non rischia di spegnere sul nascere la ripresa economica?

«No – risponde il ministro delle Politiche europee, Emma Bonino – la manovra ha l’obiettivo di agganciare la crescita europea, fondandosi sul risanamento strutturale dei conti pubblici, su una più forte capacità di spesa della maggior parte delle famiglie, sul recupero di competitività delle imprese».

Avevate promesso che non avreste aumentato le tasse. Invece…

«La rigidità della spesa pubblica non ha permesso di attuare tutta quell’azione di razionalizzazione e di riduzione della spesa che mi auguravo. Rispetto a questo ci siamo un poco allontanati dal Dpef. Nonostante ciò la manovra realizza 20 miliardi di tagli e 13 di entrate. D’altra parte ciò era necessario, vista l’eredità lasciata dal precedente governo. Un aumento del gettito si è quindi reso necessario e ineludibile, accompagnato però da una solida politica di redistribuzione».

Quindi lei, come la sinistra, pensa che sia il fisco il cardine della politica redistributiva?

«Io non vedo ideologicamente li fisco come uno strumento redistributivo, ma quando, come in questo caso, uno è costretto a utilizzarlo, che almeno lo faccia in maniera redistributiva. Ora, però, credo sia necessario accelerare l’attuazione degli impegni presi sulle pensioni e sul pubblico impiego. E dobbiamo accelerare la modernizzazione, attuando l’agenda di Lisbona».

A proposito di redistribuzione: il fatto che i contribuenti sopra 40 mila euro dovranno pagare più tasse per consentire anche a tanti evasori che dichiarano sotto i 40 mila di pagare meno le sembra giusto?

«Facciamo chiarezza. La preoccupazione principale di questo governo è di non penalizzare i ceti produttivi né le imprese. Una cosa è la lotta all’evasione, altra cosa è la politica fiscale. Nel primo caso il governo ha attuato un forte recupero di base imponibile e conta di guadagnare circa 7 miliardi. Nel secondo caso, il governo ha proposto un’azione di redistribuzione a favore dei lavoratori e delle famiglie con redditi medio-bassi».

Che cosa c’è, se c’è qualcosa, dell’ agenda Giavazzi a voi tanto cara in questa manovra? O comunque quali sono le misure che portano il marchio della Rosa nel Pugno?

«L’agenda Giavazzi è un insieme di riforme per rendere più dinamico e produttivo il Paese, la cui costruzione e attuazione richiede uno sforzo e un coraggio diversi. Ora è tempo di farlo, vi sono le condizioni per accelerare le riforme strutturali. Il governo presenterà nelle prossime settimane i collegati sulle professioni, sulle liberalizzazioni dei mercati, sulla tutela dei consumatori. Quello sarà il marchio della Rosa del Pugno».

Epifani dice: «È la Finanziaria che avevo chiesto». La Confindustria e le associazioni imprenditoriali sono infuriate per il Tfr all’Inps. Si sente a disagio?

«La Finanziaria recepisce molte delle indicazioni delle parti sociali. Confindustria e le altre associazioni non possono dimenticare che questa manovra contiene molte misure positive per le imprese. Nel mio piccolo ho confermato tutte le risorse per l’internazionalizzazione. Sul Tfr auspico un confronto».

Rifondazione è un piccolo partito della maggioranza. Anche la Rosa nel Pugno lo è. Però sembra che Rifondazione sia riuscita a far valere molto di più le sue ragioni nella Finanziaria. Perché?

«Non ritengo sia opportuno per cultura, per sensibilità istituzionale e per le caratteristiche del mio gruppo parlamentare ricattare il governo o la maggioranza. Ho espresso nelle sedi opportune le mie opinioni al riguardo. In Parlamento, la Rosa nel Pugno lavorerà per migliorare una Finanziaria che deve intervenire un pò più sulla spesa e un pò meno sulle entrate».

I radicali rimasti nella Cdl vi accusano di piangere lacrime di coccodrillo sulla Finanziaria.

«A disagio dovrebbero sentirsi loro, che fanno parte di uno schieramento che ha lasciato i conti come stanno».