Una lunga consultazione con Marco Pannella, poi Emma Bonino lancia un aut aut al premier Romano Prodi in procinto di presentare il pacchetto sulla previdenza. «Il presidente del Consiglio — scrive in una lettera fatta recapitare nel pomeriggio di ieri a Palazzo Chigi — decida se il mio permanere al governo è opportuno o compatibile con le ragioni per le quali lo abbiamo fino a questo momento sostenuto o se lo siano invece le posizioni conservatoci e reazionarie della sinistra comunista e di alcuni leader sindacali». Non conosco che cosa proporrà Prodi, dice. Tuttavia la preoccupazione è che le posizioni riformatrici siano ormai minoritarie nella coalizione. Per questo, aggiunge il ministro per le Politiche comunitarie e del Commercio internazionale in una conferenza stampa convocata in tutta fretta, «ho ritenuto corretto, necessario e urgente rimettere nelle sue mani il mio mandato. Chiedo a lui e a lui affido il mio permanere nel governo perché siamo in un momento cruciale per il Paese». Ma in serata Romano Prodi «le rinnova la fiducia».
Il ragionamento della Bonino parte da una premessa, parte cioè dal riconoscimento dell’attività svolta per avere messo «il risanamento dei conti pubblici al primo posto dell’agenda politica avendo ereditato l’uscita dai parametri europei, l’innalzamento della spesa pubblica e il rinvio della riforma previdenziale al 2008». Ma, osserva preoccupata, «questo sforzo rischia di essere vanificato già nel 2007 in assenza di scelte chiare per la riduzione della spesa e per la riforma del sistema previdenziale a favore dei giovani, delle donne, delle famiglie e degli esclusi socialmente». Il timore della Bonino è che sotto la pressione della sinistra comunista e di alcuni leader sindacali «il nostro Paese, unico in Europa, operi per abbassare l’età pensionabile rispetto alla media europea con conseguente aggravamento dei conti previdenziali».
Un gesto forte, quello dell’esponente radicale, da tempo a disagio per la piega presa dal dibattito sugli interventi da adottare in materia previdenziale. Una mossa che trae spunto anche «dalle univoche e convergenti prese di posizione europee, delle istituzioni internazionali, della Corte dei conti e del governatore della Banca d’Italia Mario Draghi». E che piace ad alcuni alleati come Enrico Boselli. «Se il ministro Bonino si dimetterà — annuncia il leader dello Sdi — proporrò ai socialisti di passare assieme ai radicali all’appoggio esterno».
Al momento, però, Emma Bonino esclude «le dimissioni o altro». Preferisce, invece, citare alcune osservazioni di Marco Pannella a proposito della decisione presa nel 1984 dal premier Bettino Craxi quando, con l’appoggio determinante dell’allora leader della Cisl Pierre Carniti, varò il cosiddetto decreto di San Valentino con il quale fu sterilizzata la scala mobile nonostante l’opposizione della Cgil. Quel richiamo non è affatto casuale, perché pone l’accento sul ruolo preminente del presidente del Consiglio nel decidere nei momenti cruciali. E questo, argomenta il ministro radicale, «lo è». Emma Bonino ricorda che nel marzo scorso il governo si riunì nella reggia di Caserta per mettere a punto un’agenda in dodici punti per rilanciare l’attività dell’esecutivo, e uno dei temi era appunto il riordino del sistema previdenziale «con grande attenzione alle compatibilità finanziarie privilegiando le pensioni basse e i giovani. «Ebbene — osserva — al presidente del Consiglio fu riconosciuta una posizione predominante e l’autorità di esprimere la posizione unitaria del governo in caso di contrasto». Il messaggio che il ministro rivolge a Prodi è appunto quello di scegliere tra l’anima riformatrice e quella conservatrice. «Nelle prossime ore il presidente del Consiglio ci comunicherà le sue decisioni in merito alle pensioni, per questo ho ritenuto corretto necessario e urgente rimettere nelle sue mani il mio incarico».