RADICALI ROMA

Boselli ai laici dell'Unione "Basta, ora via il Concordato"

  «Mettiamola così: chie­dere al Papa di tacere sarebbe im­possibile e anche ingiusto, conti­nuare a erogare 2 miliardi di euro di privilegi alla Chiesa cattolica è inaccettabile». Enrico Boselli, presidente dello Sdi, leader della Rosa nel pugno, non arretra, an­che adesso che il vincolo ai «poli­tici cattolici» contro le coppie di fatto non viene più da Camillo Ruini ma da Benedetto XVI. Il Concordato va rotto unilateral­mente dallo Stato, dice Boselli. E l’accusa al Vaticano è quella di «essere classista. I Dico sono a vantaggio di chi non ha grandi possibilità economiche. La Chiesa invece conduce una vera e pro­pria campagna di classe».
 

Comunque si è finalmente ca­pito che la Cei non si muoveva come un partito: aveva il pieno sostegno del Pon­tefice.

«È vero. Chi pensava a un cambiamento di rotta dopo l’uscita di Ruini non può che rimanere deluso. Al Papa posso so­lo dire che può rivolgersi ai  parlamentari, altro­ché. Ma essi devono ave­re in tasca un’unica bib­bia: la Costituzione repubblicana. Purtroppo, le gerarchie intendono svolgere un ruolo molto forte sulla vita pubblica italiana e mettono in discussione il princi­pio della laicità dello Stato. Ma perché la loro voce non si alza per altri paesi europei che hanno approvato leggi più avanzate dei Dico? Perché non c’è una campagna simile in Germania che è il paese natale di Ratzinger?».
 
Perché?«Forse perché si pensa che l’I­talia dev’essere un paese con una sorveglianza speciale. Ma i diritti vanno tutelati da noi come altro­ve. Vaticano o no».
 
Non sarà che le ingerenze tro­vano terreno fertile nella politica italiana?«In effetti sembra che la Chiesa consideri la politica e i politici l’anello debole dell’Italia. La società è più matura, lo dimostrano i sondaggi in cui la maggioranza dei cattolici è favorevole a una legge sulle convivenze».
 
Questa debolezza riguarda anche il centrosinistra?«Sì. La Margherita e Rutelli, dal giorno del referendum sulla fe­condazione assistita, hanno avu­to un atteggiamento proclive, di­rei inginocchiato nei confronti delle gerarchie. C’è un problema anche nel nostro schieramento, va detto. Per me la soluzione resta una: l’abolizione delConcordato. Sono venute meno le ragioni di un accordo tra lo Stato e la Chiesa».
 

Il Concordato l’ha firmato un socialista come lei, Craxi.

«Craxi modificò i Patti latera-nensi soprattutto in un punto: la fine della religione cattolica come religione di Stato».
 

Il centrosinistra sarà anche debole nei confronti della Chie­sa, come dice lei. Fatto sta che la sua posizione è isolata.

«Non penso di essere solo nel­l’opinione pubblica. Ho la pre­sunzione di credere che il Paese sia molto più sensibile di forze politiche timide, prive di coraggio, balbettanti. E di leader che voltano la testa dall’altra parte».
 
Vista la violenza dello scontro, non valeva la pena varare una legge più avanzata dei Dico?«In tutte le grandi nazioni europee la legge sulle convivenze è più moderna, vero. A maggior ragio­ne non si capisce perché in Italia non si debba approvare una legge come la Bindi-Pollastrini. La cosa più fastidiosa, nel dibattito italiano, è l’uso e l’abuso del termine “etica”. Pos­so accettarlo se si discute di staminali o eutanasia. Ma non quando si preve­dono diritti elementari come le visite in ospeda­le del convivente, la re­versibilità della pensio­ne. Che c’entra l’etica?».
 
Quanto è laico il cen­trosinistra?«Non brilla, ha una voce debo­le, non ha il coraggio di affermare i suoi valori. Anche se Prodi si è comportato da cattolico liberale andando a votare per il referen­dum sulla procreazione. E io non dimentico che l’Italia l’hanno fat­ta proprio i cattolici liberali».