Tenere aperto il dialogo con Sd: è ormai prossimo, infatti, l’arrivo di Angius e di quei suoi compagni che proprio non riescono a digerire la “Cosa rossa”. Ma, al tempo stesso, tenere aperto il rapporto anche con i radicali (finché dura). È all’insegna della questione delle alleanze il day after della manifestazione che ha sancito sabato scorso a Roma il lancio della costituente socialista. Ed è soprattutto l’eventualità di elezioni anticipate – un’ipotesi giudicata da Boselli assai probabile – che ha spinto molti ad una accelerazione. Ma andiamo con ordine.
Il primo fronte riguarda i rapporti con Sd, su cui i socialisti (soprattutto Boselli) hanno puntato molto in questi mesi. Il segretario dello Sdi, ricomposta la diaspora, vuole a tutti costi allargare su quel versante i confini della costituente. Ancora sabato ha ripetuto: «La nostra proposta a Mussi e Angius è chiara: unire subito quanti guardano al Pse come al riferimento politico più importante, poi aprire un confronto a tutto campo». Il grosso di Sd, però, si muove verso la “Cosa rossa” e anche il Prc, che ne è consapevole, accelera in questa direzione. Spiega Franco Giordano, al termine del Comitato politico nazionale del suo partito svoltosi ieri: «Abbiamo votato il documento per la costruzione di un soggetto politico unitario e plurale a larghissima maggioranza. Quasi l’80%, altro che divisioni».
Di fronte al no di Mussi, Boselli ha bisogno di incassare un risultato significativo anche sul piano simbolico: l’adesione alla costituente di Gavino Angius. E su di lui in queste ore sta aumentando il pressing per ottenere il fatidico sì. Non è un mistero infatti che Angius non apprezzi che Sd abbia scelto Rifondazione come interlocutore privilegiato in questi mesi. E che abbia mantenuto un intenso dialogo con lo Sdi. Il suo messaggio inviato sabato alla costituente è sembrato più di una promessa: «D’ora in poi volgerò il mio impegno politico per contribuire alla nascita in Italia di una forza socialista e democratica che sia parte integrante del Pse». Così come esplicita è stata la replica di Boselli: «Sono perfettamente d’accordo con Gavino. Questo è il nostro comune obiettivo». Tutto questo è noto. Ma in questi giorni potrebbero verificarsi delle novità. L’intesa sembrerebbe chiusa: se il collante europeo si chiama Pse, sul tavolo italiano Boselli ha offerto la presidenza del nuovo partito e una modifica del nome, quel Psi che alla base ex diessina non piace molto. Basterà per ottenere il sì di Angius? Il sì sembra scontato (anche sulla presidenza), ma non altrettanto i tempi. Il suo obiettivo è infatti portare con sé il maggior numero possibile di parlamentari di Sd. Ma qui si apre una partita assai delicata, che condiziona i tempi del sì: quasi tutto il gruppo rimarrà con Mussi, nella convinzione, tra l’altro, che le prospettive elettorali della “Cosa rossa” siano più vantaggiose dell’accordo con i socialisti, ma non è detto che rimanga integro. Alla Camera Sd conta su 21 parlamentari e l’uscita di Grillini e Baratella (vicini ad Angius) farebbe saltare il numero minimo per formare un gruppo (al di là di possibili deroghe). Mentre al Senato i 12 senatori potrebbero diventare 10 (il numero minimo per formare un gruppo) se Angius e Montalbano dovessero uscire. Oggi pomeriggio si svolgerà una riunione riservata, proprio al Senato, che avrà all’ordine del giorno proprio la strategia per arrivare al sì di Angius. Il quale, a questo punto, ha bisogno di un casus belli per rompere con Mussi, senza venire accusato di liquidare il gruppo.
Ma se Angius arriva (o arriverà) qualcuno potrebbe andarsene. Resta aperto infatti anche un secondo fronte, quello con i radicali. In teoria, la spaccatura del gruppo parlamentare della Rosa nel pugno non conviene a nessuno e quindi alcuni lavorano per creare le condizioni di una convivenza, sia pur da separati in casa. In pratica, però, le distanze sono tangibili: per Turci la causa di tutte le difficoltà ha un nome e un cognome: Marco Pannella. Spiega Turci: «La ragione per cui è fallita la Rosa nel pugno è che Pannella non ha mai voluto costruire un partito vero e ha sempre preferito una cosa controllabile all’interno della galassia radicale». E chiarisce: «Se i radicali capiscono che la costituente socialista non si può portare sotto il tetto della Rnp, si può delineare almeno un patto elettorale». Di tutt’altro parere la segretaria dei radicali, Rita Bernardini, che boccia l’idea di un semplice accordo per le elezioni: «Non mi convince, dopo che ci siamo sgolati a dire che la Rnp era qualcosa di più». E aggiunge: «Sabato non siamo stati nemmeno invitati né io né Pannella né la Bonino. Ad ogni modo in questa cosa socialista non vedo nulla di nuovo. E, soprattutto, lo Sdi non riesce a tenere un punto politico per più di qualche mese. Sembra sempre tutto finalizzato alle elezioni». Se non è rottura, ci manca poco.