Ci voleva Adriano Sofri per sottrarre il braccio di ferro in casa radicale tra Marco Pannella e Daniele Capezzone a quella «curva di piccolezza che mi ha ferito» (parole del medesimo Capezzone) e a «miserie, piccolezze e inquinamenti» (espressione di Angiolo Bandinelli). Ieri Sofri ha occupato un’intera pagina de “Il foglio”. Per Sofri è aperta una «partita radicale» tra il vecchio leone Marco Pannella e il giovane Daniele Capezzone. Il primo è il profeta radicale e il secondo «l’evangelista in attesa della sua morte».
Qui sarebbe il punto: uno snodo di generazioni, un’enorme eredità in gioco, un partito «per definizione a rischio di sopravvivenza», un leader storico titolare di un retaggio «soprattutto orale» e uno emergente capace di «successo mediatico». Per la prima volta esiste, dice Sofri, un Capezzone capace di contendere a Marco la proprietà del partito «non da fuori ma da dentro». Però Pannella ha riaperto i giochi. E ora c’è Capezzone che annuncia la sua astensione al governo, mentre Pannella è stretto tra un governo confermato con «condizioni non fatte per rallegrarlo» e l’affossamento della Rosa nel Pugno. Un dissidio «politico e non personale». In quanto il centrosinistra «dovrebbe riconoscere meglio la parte dei radicali, perché lo meritano».
La paginata di Sofri, ieri alle 14, ha aperto un forum in diretta su Radio Radicale, arena aperta del confronto Pannella-Capezzone. Prima intervista a Capezzone che ringrazia Sofri per aver «illuminato e riscaldato il dibattito» , riempie di complimenti proprio Pannella («l’unico, il più pronto a ragionare e costruire un’altra soluzione») ma conferma in pieno le ragioni della sua astensione al governo Prodi: «Politica estera di un’ambiguità totale, un passaggio sull’Iran da far accapponare la pelle, pietra tombale sui diritti civili.., la vicenda dei Dico ha un solo responsabile: Romano Prodi». Per Daniele Capezzone i radicali devono evitare di «farsi rinchiudere in un bunker» e porsi il problema di una strategia di lungo periodo ben lontani «da una subalternità che divenisse poi rinunciataria e non possiamo permetterci». Il tutto «nel nome della legalità, uno dei punti essenziali dell’essere e del dover essere radicali».
Diametralmente opposta l’opinione di Angiolo Bandinelli, apertamente filo-Pannella e anti-Capezzone: «Daniele tutto è tranne che un libertario nel modo di procedere, nella cultura, nelle prospettive». Anzi sarebbe «un maestro nel gioco di mettere tizio contro calo». E l’astensione di Capezzone? «Facile dire “voialtri andate avanti a sporcarvi le mani, io resto fuori resto pulito”. La differenza è che Marco ha la responsabilità delle scelte che vanno al di sopra dell’immediato e coinvolgono una traiettoria lunga, che va rispettata. Ma perché, a Pannella Prodi va bene? Ma si è scontrato l’altra sera proprio con lui a palazzo
Chigi sul modo in cui andare avanti!». In sostanza Capezzone, per Bandinelli, «pone se stesso come garante». Troppo individualismo. Il duello va avanti, e dopo lo scritto di Sofri tutto si annuncia assai più «politico».