RADICALI ROMA

Carceri allo stremo, troppi detenuti e uno su tre è tossicodipendente

ROMA – Mai sovraffollate quanto oggi: nelle 207 carceri italiane ci sono 59.523 detenuti. Dovrebbero essere, in base alle strutture e ai regolameni, al massimo 43 mila. Di questi 19.836 (il 33,3%)
sono extracomunitari, 16.185 (il 27%) tossicodipendenti e 11.800 (19,83%) affetti da patologie del sistema nervoso e da disturbi mentali. Una situazione per alcuni insostenibile: in 57, nel 2005, si sono tolti la vita in cella.

Sono dati inediti quelli che lo stesso Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) fornisce in occasione del convegno “La salute in carcere: parliamone senza censure”. Una situazione drammatica verso la quale anche il Papa ha fatto sentire la sua voce inviando un messaggio agli organizzatori del convegno auspicando che “contribuisca ad affermare il doveroso rispetto della dignità umana dell’individuo che ha violato la legge affinché continui a sentirsi parte della società e impegnato a inserirsi in essa”.

Solidarietà anche dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che ha sottolineato nel suo messaggio il “vivo apprezzamento per l’alto valore scientifico e sociale” dell’incontro e ha elogiato “l’impegno delle istituzioni, dell’associazionismo, degli operatori penitenziari nell’affrontare questi gravi problemi”.

Situazione drammatica, dunque. “Sulla base di questi dati – afferma Sebastiano Ardita, responsabile della direzione generale detenuti e trattamento del Dap – siamo consapevoli di versare in una situazione di grave, perdurante, quanto involontaria e inevitabile divergenza dalle regole”. Ardita ammette di non poter garantire, a causa del sovraffollamento, quanto previsto dalle normative vigenti e dal recente regolamento penitenziario.A cominciare dagli spazi pro-capite che dovrebbero essere pari a 9 metri quadrati.

Non solo. Le risorse per la salute dei detenuti sono sempre meno perché – sottolinea Ardita – vengono stabilite senza tener conto di una fondamentale variabile che è, appunto, il raddoppio del numero dei detenuti negli ultimi 20 anni. Dai corrispondenti 1.846 euro spesi nel 1995 per l’assistenza sanitaria di ciascun detenuto, si è passati agli attuali 1.607 euro, contro i 1.557 euro destinati attualmente a ciascun cittadino libero (mentre nel 1991 un detenuto poteva contare su risorse che erano più del doppio di quelle stanziate per il cittadino).

Il budget è ormai, parole ancora di Ardita, “sul filo dell’indispensabile”. E’ per questo che il Dap ha disegnato una mappa epidemiologica delle carceri italiane: per conoscere l’incidenza e il grado delle malattie dei detenuti e, soprattutto, per ripartire in modo adeguato le già scarse risorse.

Scontata la diagnosi: chi è in cella sta peggio. Il 13% dei detenuti (vale a dire circa 7.800) ha uno stato di salute compromesso, contro il 7% della popolazione libera. La tossicodipendenza è il problema più diffuso (riguarda il 21,54% dei detenuti, contro il 2,10% dei cittadini liberi). Circa il 20% (vale a dire un detenuto su cinque) soffre di disagi psichici: il 10,25% di depressione, il 6,04% di altre patologie mentali, il 3% di malattie neurologiche e lo 0,8% di deterioramento psicologico.

Le malattie epatobiliari e del pancreas affliggono il 10,9% dei detenuti (contro il 4,2% dei cittadini liberi), quelle dell’apparato digerente il 9,1% (contro il 10,1% della popolazione). Oltre il 20% delle 2.804
detenute soffre di patologie tipiche del genere femminile (tumori all’utero, alle ovaie, alla mammella).

Stabile nel tempo, seppure resti sempre drammatico, il fenomeno dei suicidi in carcere: nel 2005 si sono tolti la vita in 57, nel 2004 52, nel 2003 57, nel 2002 51 e 69 nel 2001.

“La salute dei detenuti – conclude Ardita – non è solo un problema ‘politico’, e neanche solo una questione tecnica o medico-legale. E’ molto di più. E’ il luogo privilegiato per valutare le politiche sociali di uno Stato. E’ una questione di politica criminale. E’ il banco di prova della pena costituzionalmente intesa”

Anche il ministro della Giustizia Roberto Castelli ha inviato un messaggio ai partecipanti sostenendo che “questo governo ha sempre avuto a cuore la salute in carcere”, e l’assistenza sanitaria “è sempre stata garantita”, rivolgendo particolare attenzione verso “i soggetti più disagiati”. C’è tuttavia un dato che – sottolinea il Guardasigilli – “va a incidere nella bilancia della salute in carcere, e cioè i ben 16 mila detenuti tossicodipendenti sul totale della popolazione carceraria”. Ma Patrizio Gonnella, Presidente nazionale di Antigone, l’associazione che si batte per il rispetto dei diritti nelle carceri, attacca il Guardasigilli. “A un mese dalle elezioni, dopo che grazie anche al ministro Castelli è stata bocciata l’amnistia, dopo che è stata approvata la ex Cirielli che farà crescere di alcune decine di migliaia i detenuti nelle carceri italiane, dopo che è stata modificata in peggio la legge sulle droghe parificando i consumatori di droghe leggere con gli spacciatori di droghe pesanti – sottolinea Gonnella – ci vengono a dire che la situazione è drammatica”.